capitolo 54

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Il dolce e idilliaco silenzio che regna nel salotto è riempito solo dai miei respiri che si regolano su quelli di Bucky, che stringe ancora un po' le sue braccia muscolose e scolpite intorno ai miei fianchi, facendomi rabbrividire per un istante sentendo il vibranio freddo in contrasto con la mia pelle calda.

Questo momento di pace e calma, però, come dovevo aspettarmi in qualche modo, viene bruscamente interrotto da un frenetico bussare alla porta di casa. Il rumore è così violento da farmi drizzare a sedere con uno scatto poco elegante.

Lancio un'occhiata a Bucky, che ricambia immediatamente, come se sapesse già cosa mi passa per la testa, perché probabilmente sta pensando lo stesso. Con movimenti degni di un predatore, si alza guardingo e letale, mentre i muscoli della schiena si contraggono quando continuano a bussare.

Mi affretto ad afferrare la maniglia della porta, ma non prima che i miei occhi si infiammino come erba secca sotto il comando di un fiammifero. Apro la porta con forza, già sulla difensiva, ma incontrare le iridi smeraldo di mio fratello mi fa tirare un sospiro di sollievo.

Sento Bucky dietri di me sbuffare, forse per il sollievo, forse perché vorrebbe prendere Aren per il collo e strangolarlo con molto piacere. Sono pronta a riempirlo di insulti, e di botte se necessario, ma la sua voce precede la mia, con un tono talmente spaventoso da farmi drizzare i peli.

"Accendi subito la televisione, immediatamente" ordina con gli occhi serrati, mentre trafelato entra in casa, spostandomi quasi di peso. Bucky lo fissa torvo, con le iridi illuminate solo dai raggi del sole al tramonto, ma comunque afferra il telecomando della tv e pigia il bottone rosso.

Sul notiziario di un canale a caso, ecco dove si accende la televisione. "L'America si sente vulnerabile in seguito agli ultimi eventi. Ci sentiamo vulnerabili tutti i giorni." sento il cuore cominciare a battermi.

La fronte di Bucky si corruga, facendo diventare il suo volto cupo e annidato di ombre antiche. "Amiamo gli eroi della terra che mettono a rischio le loro vite. Ma serve un eroe a difesa del nostro paese" l'uomo che parla al microfono non ha idea di quello che sta dicendo, e io non sono pronta a sentirlo.

Il sangue mi ribolle nelle vene, e le mie orecchie smettono di ascoltare le sue parole per qualche istante, troppo sottopressione, troppo arrabbiata, furiosa. "Qualcuno che possa essere un simbolo per tutti noi" aggiunge, come se davvero dovesse spiegarci chi e cosa rappresentava Steve per tutte le persone.

Vedo Bucky stringere i pungi, talmente forte che le nocche della mano cambiano colore, diventando pallide. Aren si lascia andare sul divano, portandosi le mani davanti alla bocca, incredulo quasi quanto me a quello a cui stiamo assistendo.

"Quindi a nome del dipartimento della difesa, è con grande onore che vi annuncio la notizia, che oggi gli stati uniti d'America, hanno un nuovo eroe..." il mio corpo vorrebbe far esplodere tutto il potere che gli circola dentro in questo momento, girarmi e smettere di ascoltare e guardare.

"Diamo insieme il benvenuto, al nostro nuovo Capitan America" un ringhio di frustrazione e rabbia esce dalle labbra di Bucky che non distoglie lo sguardo dallo schermo, dal quale vedo scendere, nell'uniforme che una volta apparteneva a Steve, e che era stata forgiata e realizzata su misura per il suo corpo, un uomo che non è lui.

Scende la scalinata, brandendo lo scudo come se fosse suo, come se gli appartenesse di diritto, come se Award Stark lo avesse creato per lui. La folla applaude, come se non si rendesse conto di quanto questa situazione sia disastrosa.

Aren si affretta a far ritornare lo schermo nero come poco fa, appena dopo lo zoom che hanno fatto sul viso della nuova recluta. Bucky si passa una mano sul viso, silenzioso e pronto a dare sfogo a tutta quella rabbia che gli si annida nell'anima.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora