Sento la testa che pulsa come se un martello dall'interno volesse spaccare il cranio, così cerco di aprire gli occhi. Sbatto più volte le palpebre nel tentativo di mandare via quella sensazione di nausea e di mettere a fuoco il mobilio intorno a me.
La stanza è illuminata da poche fiammelle di candele, sparse qua e la per la camera, e mentre strizzo gli occhi per mandare via quel dolore alla testa, i ricordi mi ritornano alla testa come onde furiose che si schiantano contro gli scogli.
Trattengo un sospiro stringendomi nelle coperte, decisa a riprendere sonno senza svegliare Bucky, che sembra dormire accanto a me. Ma il suo respiro affannato, e lo scatto improvviso del suo corpo, mi obbligano a girarmi verso di lui.
Scuote la testa mentre una smorfia contratta gli occupa il viso leggermente sudato. "Bucky" lo richiamo sottovoce, ma non mi sente. Di scatto si mette a sedere spalancando gli occhi, e respirando a fatica, con i muscoli della schiena nuda che si contraggono e rilassano a pause alterne.
Reprime un singhiozzo, e io mi affretto a drizzarmi a sedere, sentendo la testa cominciare a girarmi come una giostra in corsa. Poggio la mia mano sulla sua schiena, sentendola calda a contatto con il mio palmo, segno che la mia temperatura corporea è tornata normale.
Si gira con uno scatto fulmineo a guardarmi, gli occhi di ghiaccio, mentre la sua mano si stringe violentemente intorno al mio polso. Sobbalzo leggermente ma cerco di nasconderlo. "Bucky sono io" sussurro di nuovo, poggiando la mia mano sul suo viso contratto e spaventato.
Serra gli occhi per qualche istante, cercando di ritornare con la mente alla realtà. "Sono io, Evanjeline.... Bucky..." la mia voce è velluto che gli accarezza le orecchie, mentre con la testa scatta da una parte all'altra.
"Buck..." lo richiamo nuovamente, e finalmente i suoi occhi incontrano i miei, le iridi blu intenso, dello stesso colore del cielo, sono adombrate dalla luce dorata delle candele. Mi guarda con un guizzo di paura che gli balena negli occhi.
Respira forte, gonfiando il petto decorato da alcune cicatrici ben in vista. "Ti ho fatto del male? Cosa è successo?" domanda con voce roca, lasciando la presa ferrea intorno al mio polso. Scuoto la testa che sembra un macigno, sorridendogli leggermente.
"Non mi hai fatto nulla Bucky. Incubi?" gli porgo la domanda poggiando anche l'altra mano sul suo viso per impedirgli di non guardarmi. Mi osserva attento, con la fronte leggermente aggrottata. "Si....." sussurra piano, abbassando lo sguardo.
Avvicino il suo viso al mio, facendo quasi toccare la punta dei nostri nasi. Sfioro le sue labbra, e il braccio in vibranio mi circonda di soppiatto la vita, facendoci un po' di pressione per avvicinarmi a lui.
Sorrido sulle sue labbra di nuovo. "Vuoi raccontarmi?" bisbiglio come impaurita che quella domanda possa risvegliare demoni incastrati in vecchi ricordi. Scuote immediatamente la testa "vorrei fare altro in questo momento" mi sussurra spostando le labbra vicino al mio orecchio, scuotendo il mio corpo a causa dei brividi.
Quando la sua lingua mi tocca docilmente il collo, come per istinto selvaggio e incontrollato, la mia testa si lascia cadere all'indietro, dando alla sua bocca la via libera di giocare con me e il mio corpo come e quanto vuole.
Mi lascia baci umidi fino alla clavicola, lasciata scoperta dalla sua larga camicia, che mi ha infilato per dormire. Ritorna con le labbra alle mie, obbligandomi a drizzare la testa e far incontrare le nostre lingue.
Le mie dita si intrufolano tra i suoi capelli corvini, tirandoli selvaggiamente mentre le sue dita fredde mi accarezzano i seni. Un gemito mi esce dalle labbra quando i suoi denti afferrano il mio labbro inferiore, tirandolo leggermente.
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Back to New York||Bucky Barnes
FanfictieLa figlia di uno dei sei originali torna a New York, in cerca di qualcosa di diverso dalla sua monotona e grigia vita, ma ciò a cui va in contro, non è di certo quello che sperava... p.s: gli avvenimenti (per la maggior parte) e il tempo sono frutto...