Capitolo 8

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Il letto si muove, e istintivamente i miei occhi si spalancano. Mi giro e Bucky è seduto, cerca di mantenere sotto controllo il respiro. I muscoli della sua schiena si contraggono ogni volta che inspira profondamente.

Appoggio la mia mano sulla sua scapola madida di sudore, si gira di scatto, nei suoi occhi leggo la paura, ma quando mi vede la sua espressione tesa e corrucciata si rilassa. "Tutto bene?" sussurro avvicinandomi a lui per accarezzargli la nuca, scuote leggermente la testa chiudendo gli occhi, mi appoggio alla testiera del letto e gli faccio segno di adagiarsi su di me. Con delicatezza poggia la testa sul mio ventre, coperto dalla sua maglia nera. Accarezzo dolcemente i suoi capelli guardando le linee perfette del suo viso.

"Mi dispiace averti svegliata" si scusa mantenendo il tono della voce basso "non ti devi scusare" accarezzo ancora la sua chioma scura "piuttosto... se ne vuoi parlare" la voce mi trema quando faccio uscire le parole dalla bocca.

Chiedere a Bucky di parlare delle sue insicurezze è rischioso, in questo momento potrebbe alzarsi di scatto e sbattermi la porta in faccia. Ed è quello che mi aspetto.

Sospira sonoramente e stringe le sue braccia intorno alla mia vita "sono incubi..." comincia facendo una breve pausa, e sorprendendomi che si stia aprendo "rivedo tutti Evah..." strizza gli occhi come per cercare di scacciare quei brutti ricordi "rivedo il dolore nei loro occhi quando stavano morendo a causa mia" aggiunge. Mi si crea un groppo alla gola sentendo lo sconforto che traspare nel suo tono di voce, e gli occhi per la milionesima volta in questa giornata cominciano a pizzicarmi. Mi abbasso per essere al suo livello e poterlo guardare negli occhi "Buck... non farti trascinare giù da questi brutti pensieri" poggio una mano sulla sua guancia e l'accarezzo delicatamente "non è stata colpa tua" aggiungo cercando di sorridere.

La sua mano si posa sulla mia e la stringe leggermente "lo so, ma non è facile..." ribatte accennando un mezzo sorriso "non lo è mai" sussurro avvicinandomi ancora a lui, che con i suoi occhi mi scruta, sembra quasi riesca ad arrivare fino all'anima e leggerla, comprenderla.

"Tu non mi guarderesti allo stesso modo sapendo ciò che ho fatto" borbotta passandomi una mano tra i capelli "non mi interessa, ti ho già detto che non giudico le persone dal loro passato, e non comincerò a farlo con te Buck" dico tutto di un fiato, senza mai staccare gli occhi dai suoi "so quanto basta per sapere che non sei uno dei cattivi" dico più lentamente facendo toccare le punte dei nostri nasi.

"Quindi, quando oggi nell'auto hai detto che tieni al nostro rapporto solo perché dobbiamo combattere insieme, mentivi?" interrompe il silenzio facendo comparire un ghigno divertito sul suo volto.

Arriccio il naso e chiudo gli occhi, mi ha scoperta "non mentivo... beh un buon rapporto comprende anche combattere serenamente fianco a fianco" mi arrampico sugli specchi sperando che abbocchi "e comprende anche il sesso" puntualizza facendomi un occhiolino furbo. Gli tiro un ceffone sulla spalla e cerco di togliermi dalla sua salda presa "stai ferma..." ride stringendomi ancora di più a se "mi hai presa in giro, e prima avevi promesso che non avresti fatto lo stronzo" piagnucolo facendo pressione sulle sue braccia per togliermele dalla vita, ma sembra tutto inutile.

Continua a ridere divertito "dai scusa, non lo faccio più, promesso" mi bacia dolcemente la guancia, e io cesso di dimenarmi come una matta "va bene, perdonato" sorrido adagiando la testa sul suo petto.

La benda sopra la ferita è tinta di rosso scuro, sembra che il sangue si sia fermato e seccato"Bcuk la ferita ti fa ancora male?" domando sfiorando il tessuto "no sta guarendo" risponde passandomi una mano tra i capelli "le ferite di un super soldato si risarciscono in fretta. Questa è la cosa migliore forse" mi spiega con soddisfazione.

Alzo il lenzuolo sopra la testa e guardo verso i suoi boxer "beh io dico che c'è qualcosa di meglio" sposto lo sguardo malizioso su di lui, che si passa la lingua sul labbro, e mi tira accanto a se. "Se non fosse che sono dannatamente stanco, e che lo abbiamo fatto già tre volte... beh avresti ancora da urlare" sibila accanto al mio orecchio, facendomi ridere.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora