capitolo 34

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In questo capitolo incontrerete un nuovo bellissimo personaggio, spero che vi piaccia quanto piace a me.

Mi sveglio di soprassalto, mettendomi a sedere sul materasso con il cuore che batte come fosse pazzo e il sudore che mi cola lungo le tempie. Ci impiego qualche secondo a rendermi conto che non sono nella mia stanza a New York.

Mi passo una mano tra i capelli disordinati e pieni di nodi. Il Sole entra diretto nella stanza, illuminandomi il viso. Mi asciugo la piccola lacrima che è riuscita a scappare e mi alzo velocemente per andare in bagno, ma la porta della camera che si apre me lo impedisce.

Gli zigomi spigolosi di Maverick sono tirati in un sorriso a trentadue denti. I suoi occhi verdi come le foglie primaverili scintillano alla luce del sole e si puntano gentilmente sulla mia figura smilza e disordinata.

Accenno un sorriso di rimando sistemandomi la spallina della canottiera che si è abbassata durante quel sonno agitato. "Buongiorno Evanjeline. Non volevo disturbarti, ma dobbiamo andare nella mensa per la colazione" mi avverte portando le braccia dietro la schiena e stiracchiandosi leggermente.

Sbadiglio distrattamente coprendomi poi il viso timidamente, e la sua risata fresca e giovanile riempie la stanza calda. "Certo mi rinfresco il viso e mi metto qualcosa addosso. Ci metto poco, promesso" Dico creando uno spazio tra le dita per permettermi di vederlo.

Annuisce passandosi una mano tra i capelli rosso mogano e va verso la porta. "Ti aspetto fuori" dice semplicemente uscendo e chiudendo la porta alle sue spalle. Prendo un respiro profondo cercando di tenere calma la mente e non far tremare il corpo.

Mi infilo un paio di pantaloni morbidi color pesca e una canottiera crema e senza esitare esco dalla mia nuova camera. Appoggiato al muro di pietra, Maverick si controlla i palmi delle mani. "Oh eccoti, andiamo" si rimetti in piedi rivolgendomi un piccolo sorriso per poi incamminarsi lungo il corridoio.

Tanti stregoni girovagano per le sale di Kamar Taj impegnati a leggere libri o contornati da strane magie arancioni. Ogni tanto Maverick si gira a guardare le mie espressioni curiose e attente. Sono convinta di non avere un aspetto raggiante, ma i suoi occhi mi guardano come se non fossero abituati ad un certo tipo di bellezza, e la cosa mi mette stranamente a disagio.

Il fatto è che forse vorrei che quegli occhi non fossero di quel verde liquido e brillante, ma di quell'azzurro screziato che sembra il cielo estivo di prima mattina. Il cuore smette di battermi nel petto nel momento in cui il viso perfetto e armonioso di Bucky mi balena nella testa.

Sospiro sonoramente attirando l'attenzione del bel ragazzo davanti a me. Si acciglia facendo nascere delle graziose rughe sulla fronte. "Tutto bene?" domanda con tono calmo mentre entra nella grande stanza in cui vi è la mensa.

Non c'è praticamente nessuno a parte noi due, che ci siamo inchiodati all'entrata come due stoccafissi. Scuoto la testa facendo oscillare i capelli spenti e opachi davanti agli occhi. "Solo che sono davvero...!davvero così a pezzi che non so da dove cominciare a rimetterli a posto. Sono tutti infondo e nascosti e non riesco a trovarli per rimetterli insieme" spiego appoggiandomi con un grande sospiro alla parete.

Non stacca il suo sguardo attento da me "Ma tu non sei una macchina Evanjeline, non hai bisogno di essere rimessa a posto. Hai solo bisogno di tempo per te stessa, per riuscire a capire come tornare a stare bene." il suo tono è cosi dolce e melodioso che sento i nervi rilassarsi immediatamente al suono di quelle parole.

"Ma se vuoi trovare il primo pezzo, penso che tu debba metterti a sedere e mangiare" indica con un gesto della mano le panche e i tavoli rotondi sparsi per la stanza. Mi mordo l'interno guancia sentendo già il mio organismo rifiutare qualsiasi cosa entri nel mio stomaco.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora