capitolo 33

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scusate  so che avete già letto la prima parte di questo capitolo, ma vi invito a leggerlo  di nuovo dato che l'ultima parte non era stata salvata e quindi
non avete avuto la possibilità di leggerla


3 mesi dopo

Steve's pov

Rientro silenziosamente nella base, in cui regna una strana tranquillità. Provare a fare una passeggiata a New York è peggio di inoltrarsi in una città dopo un'apocalisse zombie.

Le strade sono vuote, completamente deserte, e vi è un silenzio quasi assordante, insopportabile oserei dire. Se riesci a vedere una persona che passeggia fuori, non ti guarda nemmeno in faccia, non si accorge nemmeno che ci sei.

Tiro un sospiro di sollievo accorgendomi che sia Natasha che Evah stanno già dormendo e che posso bermi una birra ed essere triste senza preoccuparmi che qualcuno mi guardi.

Il tappo di latta cade con un leggero ticchettio sul bancone della cucina, e mi metto a sedere sullo sgabello pesantemente tirando un leggero sospiro mentre mi porto alla bocca il vetro freddo della bottiglia.

Fisso le tre foto incorniciate che stanno su una delle mensole accanto alla finestra, e mi nasce un involontario sorriso osservando la foto fatta da Evanjeline dopo che avevamo sconfitto Loki ed eravamo andati ad uno strano ristorante scelto da Tony.

Tutti con le facce sporche, insanguinate e con ancora le tute addosso. Penso che l'unica ad aver trovato divertente quella battaglia sia stata proprio Evah, così piccola e così ribelle, rideva ogni volta che mi mettevano a terra.

Scuoto la testa cercando una giustificazione a ciò che è successo, a capire come Thanos sia riuscito a sconfiggere i vendicatori, disintegrandoci completamente. Mi passo una mano tra i capelli che si scompigliano tutti.

Un urlo straziante mi riscuote da quei pensieri, obbligandomi a lasciare la bottiglia sul bancone. Prendo un respiro profondo, ormai pronto ad affrontare un' altra crisi di Evanjeline.

Dalle vetrate del corridoio vedo il cielo cominciare a schiarirsi e un piccolissimo spicchio di sole fare capolino. Apro frettolosamente la porta della camera, vedendola rannicchiata su se stessa in preda a degli spasmi violenti.

Mi siedo accanto a lei afferrandole il corpo troppo magro e debole, e portandolo vicino al mio. "Evah" le stringo le dita intorno al braccio, cercando di risvegliarla da quell'incubo tremendo che la tormenta ormai da mesi.

Si sveglia di soprassalto fissandomi con quei suoi occhi cupi e tristi, in cui ormai quel verde vivido sembra essere scomparso. Si aggrappa al mio bicipite con le unghie scoppiando a piangere come una bambina che è stata appena svegliata.

Le accarezzo i capelli dolcemente cercando di strigare tutti i nodi che vi si sono creati. "Tranquillizzati, era solo un brutto sogno, niente di reale" le sussurro gentilmente all'orecchio sentendo i suoi singhiozzi diminuire gradualmente.

"Ma era così vero, e vivido" singhiozza stringendo la presa intorno al mio braccio, con una forza sorprendente. "Lo so tesoro, ma è solo la tua testa. Dai alzati, devi rinfrescarti la faccia" le alzo il mento per guardare quegli occhi lucidi pieni di lacrime.

Evah's pov

Mi aggrappo saldamente al braccio di Steve, che come di consuetudine, mi sta aiutando ad alzarmi dal letto. Cammino a fatica, sentendo le gambe cedermi sotto il poco peso del mio corpo, denutrito e bianco.

Passiamo davanti allo specchio a figura intera, e mi inchiodo al pavimento quando vedo il mio corpo. Un brivido mi riscuote fino ai piedi quando vedo l'enorme spazio che divide le mie cosce quasi inesistenti. Si vedono le ossa delle spalle che sporgono come coltelli affilati dalla carne.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora