Sento il respiro affannato di Maverick nonostante lui stia cercando di mascherarlo. Entro in camera, alzo il braccio a mezz'aria e con un gesto fluido del polso tutti i cerini delle candele che stanno dentro le lanterne prendono fuoco.
Si guarda intorno come se fosse la prima volta che varca la soglia della mia camera. "Quindi? perché questa formale convocazione?" domanda gonfiando il petto e poi lasciandolo sprofondare in un rumoroso respiro, mentre cerca di fare dell'ironia per nascondere quel nervosismo che lo sta torturando.
Lo guardo in silenzio per un solo istante prima di girarmi e tirare fuori dal cassetto della toeletta lo scrigno di legno lucido, i cui diamanti quasi mi accecano illuminati dalle fiamme ondeggianti delle candele.
Lo stringo tra le mani prima di girarmi, e sento il cuore cominciare a battermi nel petto forte e incessante. Prendo un grande respiro e mi giro mettendo sotto le sue iridi scintillanti la scatola.
Guarda prima l'oggetto tra le mie mani e poi me, poi di nuovo in basso e in fine i suoi occhi si fissano sui miei, sgranati e scioccati. Mi indica con un dito tremante come per incolparmi di un crimine irrisolvibile.
"Tu... oggi... nella mia camera" sussurra a tratti come se il suo cervello stesse collegando e mettendo insieme tutti i tasselli. Cerca di allungare la mano per riprendersi l'oggetto in mio possesso, ma lo allontano con uno scatto veloce.
Scuoto la testa mettendo una mano sul suo petto che si alza e abbassa a una velocità irragionevole. "Voglio soltanto delle risposte" spiego con tono basso, cercando di non scoppiare e urlargli contro.
Si acciglia mantenendo la sua espressione indecifrabile, tra il triste e lo scioccato. "Questo... questo oggetto proviene da Asgard, e solo il proprietario può aprirlo. Viene usato per costudire i tesori più preziosi" lo dico a voce alta, ma so perfettamente che lui è già al corrente di queste informazioni.
"Solo un potente detentore di magia può forgiare l'incantesimo di sangue che lo sigilla" continuo mentre i nostri occhi non vogliono saperne di perdere questa sfida. E' come se all'interno di essi ci fossero tutte le risposte che a Maverick addolora darmi.
Le sue palpebre tremano e le schiude più volte. "Ti prego Evanjeline" mi supplica con la voce che sta cercando di non spezzarsi. E' come se il suo stesso dolore mi penetrasse e si spargesse in tutto il mio corpo, così intenso e nero.
"Chi sei tu?" domando cercando di mantenere il tono impostato, ma un tremolio mi tradisce, e le mie dita si stringono intorno al tessuto della sua liscia camicia di lino. Mi afferra amorevolmente il polso stringendolo.
Strizza gli occhi come se sperasse che quando li riaprirà capirà di aver sognato è che ciò che sta accadendo sia solo un' immaginazione. Lo strattono leggermente per spronarlo a rispondere. "Chi diavolo sei tu?" grido lanciando lo scrigno sul mio letto.
Sobbalza leggermente afferrandomi entrambi i polsi e tirandomi verso di lui. "io..." comincia ma gli si mozza il fiato, incapace di parlare. "Non posso" geme guardandomi negli occhi, pregandomi di non continuare.
"Non puoi cosa Maverick? Pensi che non abbia sentito che tutto ciò che provo io lo provi anche tu e viceversa? Credi davvero che non abbia percepito quello strano legame che ci lega? Che non abbia sentito che le nostre anime appartengono allo stesso posto e provengono dallo stesso spazio?" urlo sentendo la gola bruciarmi e le lacrime bagnarmi il viso.
Lo strattono cercando di liberarmi da quella presa ferrea che mi imprigiona i polsi. "Mi sono denudata dei miei sentimenti più intimi con te, delle mie fragilità più paurose e dei mie incubi peggiori" sibilo velenosa tra i denti "e tu non puoi dirmi chi sei?" urlo di nuovo spingendolo verso uno dei muri che divide le finestre tra loro.
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Back to New York||Bucky Barnes
FanfictionLa figlia di uno dei sei originali torna a New York, in cerca di qualcosa di diverso dalla sua monotona e grigia vita, ma ciò a cui va in contro, non è di certo quello che sperava... p.s: gli avvenimenti (per la maggior parte) e il tempo sono frutto...