5 anni dopo
"Come hai detto scusa?" dico passandomi l'asciugamano bianco sotto i capelli per asciugare il collo bagnato. "Stavo dicendo che forse è ora di andare a cena. Sto morendo di fame" grida con la sua voce squillante dalla terrazza che da sull'enorme distesa del mare azzurro.
Scuoto la testa cercando di non ridere "è incredibile che tu abbia sempre fame" lo schernisco uscendo dal bagno, le cui piastrelle azzurre sono illuminate dai raggi caldi del sole che sta tramontando.
Si gira a guardarmi con la coda degli occhi. E' appoggiato con i gomiti alla pietra bianca del parapetto, con la camicia di flanella che ondeggia al comando del vento caldo dei primi di Giugno. "E tu devi sempre rompere i coglioni" sorride ironicamente mostrandomi i denti scintillanti.
"Quando ti ho conosciuto non eri così maleducato. Avevi un vocabolario forbito e maniere regali" dico arricciolandomi attorno al dito una ciocca umida di capelli. Lo guardo di sottecchi mentre sospira esasperato per l'ironia.
"Non è ben definito il periodo in cui ci siamo conosciuti, dato che a entrambi hanno cancellato la memora per buona parte della nostra vita" non mi da più le spalle, girandosi per guardarmi attraverso le lenti scure dei suoi occhiali.
Alzo gli occhi al cielo dandogli una leggera frustata con l'asciugamano sull'addome. "E' la scusa che usi da cinque anni tutte le volte. Sei patetico" sbuffo facendo ondeggiare i capelli nella direzione del sole. "Dovresti farli allungare, stai così bene quando sono lunghi" mi dice cambiando del tutto discorso mentre sistema qualche nodo formatosi tra le punte.
Scuoto la testa in segno negativo trattenendo un sorriso triste. "Non mi va. Stanno bene anche corti così, almeno soffrono meno" dico arricciando il naso per il profumo di cibo che arriva dal piano sottostante, mentre sistemo i capelli che ormai arrivano appena sotto la clavicola.
"va bene. Adesso possiamo andare a mangiare per favore? Sai che divento insopportabile quando sono affamato" mi supplica dandosi una spinta con la schiena per rimettersi in piedi del tutto. Sospiro ormai consapevole che non posso dare una risposta negativa.
"Aren tu sei sempre insopportabile, fame o no" gli dico dandogli una spintarella nel tentativo di entrare in camera e prendere la borsa con dentro le mie cose.
Fa spallucce sorpassandomi per raggiungere la porta della camera. "Sarà... ma comunque adesso stiamo andando a mangiare" mi rivolge di nuovo quel suo sorrisetto ironico mentre mi apre la porta sempre con quel suo fare galante. "Almeno sei sempre un gentiluomo" dico in un sussurro facendogli la linguaccia.
"Faccio pratica per qualche preda per stanotte" dice arrivando al mio fianco mentre si infila le mani in tasca. Lo guardo aggrottando le sopracciglia con espressione di rimprovero. Solo il cielo sa quante povere ragazze e ragazzi Aren ha ammaliato in questi anni.
Quando applica le sue tecniche di corteggiamento è come vedere un elegante felino braccare la sua preda fino alla morte, e puoi stare sicuro che nessuno potrà portargliela via. E' affascinante, divertente e immensamente intelligente, nessuno riesce mai a dirgli di no. Con i suoi pettorali dorati, gli occhi smeraldo che scintillano sotto ogni punto di vista e i capelli rame che gli incorniciano il viso è proprio un dio in tutto e per tutto.
"Sei incredibile. Non capisco come tu ci riesca" scuoto la testa mentre il rumore delle poche persone rimaste nel ristorante dell'hotel mi giunge alle orecchie. "Ma se tu ne hai più di me ai piedi!" esclama voltandosi per guardarmi sbalordito dalla mia frase.
Inclino la testa leggermente indietro per guardarlo accigliata, ignara di ciò a cui si riferisce. "Ma che stai dicendo?" gli do un colpetto di gomito sulle costole mentre entriamo a passi silenziosi nel ristorante.
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Back to New York||Bucky Barnes
FanficLa figlia di uno dei sei originali torna a New York, in cerca di qualcosa di diverso dalla sua monotona e grigia vita, ma ciò a cui va in contro, non è di certo quello che sperava... p.s: gli avvenimenti (per la maggior parte) e il tempo sono frutto...