Capitolo 19

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Il campanello suona, facendo drizzare sull'attenti tutti, che mi rivolgono uno sguardo interrogativo.

"È Peter, qualcuno vada ad aprire" indico la porta di casa, mentre con cautela poggio sul tavolo il pollo appena uscito dal forno.

Yelena senza un briciolo di voglia e grazia, si alza dalla sedia sbuffando, e dirigendosi verso la porta.

"Ora a Peter prende un colpo vedendo la bionda assassina" bisbiglia Sam dandomi una leggera gomitata nelle costole. "Si, magari lo fa anche scappare, così non fa la mosca che ronza" alza gli occhi al cielo Bucky, sprofondando sulla sedia.

Punto il dito contro di lui "giuro che se lo tratti male ci saranno gravi conseguenze" borbotto sottovoce nell'intento di non farmi sentire da nessuno. Alza le mani in segno di resa, facendo ciondolare la testa.

"Oh- ehm ciao a tutti" balbetta impacciato Peter entrando in cucina, con un sacco di buste in mano. Mi acciglio concentrata sui pacchetti sgargianti che fa ondeggiare tra le dita.

Gli vado in contro, zoppicando leggermente, e prendo le buste in mano. "Non dirmi che sono regali" faccio una smorfia di finto rimprovero "sono cose piccole" dice in un soffio abbassando lo sguardo.

Natasha mi affianca prendendo qualche busta, "meglio cosi, almeno spero che ti piaccia il mio regalo Peter Parker" dice facendo nascere sul suo volto liscio un sorriso a trentadue denti.

Peter la guarda sorpreso "mi hai fatto un regalo?" le sue guance si tingono di un rosso acceso, quando la vedova gli lascia un buffetto sulla testa "certamente, porti allegria nelle giornate di Evah, è una cosa per cui io ti sono molto riconoscente" afferma per poi scomparire e mettere i regali sotto l'albero.

"Possiamo mangiare? O avete ancora molto?" sbuffa acida Yelena, lasciandosi cadere sulla sedia. "Certo. Non vedo l'ora di mangiare insieme alla mia quasi assassina" le sorrido ironicamente, mettendomi accanto a Bucky.

Ricambia il sorriso, più falso che mai. "Tu sei una dea, come potevo ucciderti?" borbotta mettendosi nel piatto una buona porzione di patate.

"Esatto Evah, sei una dea, nessun mortale può ucciderti" si accoda Bucky, rivolgendomi uno sguardo di sfida, nascosto da un sorrisetto sfacciato.

Gli tiro un colpo sullo sterno, cercando di non farmi vedere dagli altri, che hanno cominciato a parlare e mangiare.

La mano di Bucky si poggia sulla mia coscia, che a contatto con le sue dita di vibranio ghiacciate, ha una scarica di brividi.

"Insomma Evah, come è andata da Tony?" la voce di Steve fa calare uno strano silenzio, e Peter, mi lancia un' occhiata, attento a non far notare il suo atteggiamento leggermente sospettoso.

la mano di Bucky sale, fino ad essere nascosta dal tessuto della gonna. Deglutisco la poca saliva che mi è rimasta in bocca, alla ricerca delle parole giuste da dire a Steve.

"Beh, niente d-di importante, solo che..." mi si mozza il respiro quando i polpastrelli in vibranio mi accarezzano l'intimità attraverso il pizzo delle mutandine.

"Solo che?" Sam riprende le mie parole trasformandole in una domanda impaziente. "Solo che deve stare più attenta" mi precede Peter, che ringrazio con uno sguardo, a cui risponde corrugando il sopracciglio ferito.

Sam manda giù un sorso di vino, stringendosi nelle spalle "pensavo qualcosa di più tenebroso e fico" si lagna riempiendosi la bocca con le patate.

Bucky prende dell'altro pollo, sempre con la sua mano tra le mie gambe, che sta alimentando l'eccitazione. Mi sento avvampare quando sposta le dita al confine tra la pelle del linguine e il tessuto.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora