Un odore troppo forte di stantio, marcio e polvere mi riempie le narici. La testa mi martella talmente forte che a stento riesco a mettere insieme i pensieri. Cerco di aprire gli occhi, sbattendo le palpebre innumerevoli volte nel tentativo di mettere a fuoco le sagome intorno a me.
Colonne di ferro arrugginito e macchinari spenti, lasciati a prendere la polvere e a corrodersi. Ecco da cosa sono circondata. Faccio una smorfia di dolore quando cerco di girarmi per vedere se c'è qualcuno. Mi sento come svuotata, come se il peso dei miei poteri che di solito mi infesta le ossa, si fosse assopito. Addormentato.
Ho qualche flash, ma non riesco a capire se siano reali o creati dalla mia mente. Respiro forte, e cerco di muovere le mani verso il viso, nel tentativo di scostarmi le ciocche di capelli da davanti agli occhi, ma due manette di ferro massiccio ricoprono i polsi, incatenandoli a una di quelle colonne traforate di ferro.
Respiro ancora, cercando di concentrarmi, di affinare l'udito alla ricerca di qualche suono, respiro o movimento. Un battito cardiaco, ecco cosa riesco a captare in quello stato di confusione e dolore che mi attanaglia la testa, le ossa e le membra.
Una figura alta e piazzata comincia a camminare verso di me. Stringo i pugni obbligati dalle manette, alla disperata ricerca di qualche tizzone di fuoco che possa venirmi in aiuto. Di una goccia di acqua o di un sospiro di vento per creare una scudo. Ma niente, come se al mio potere avessero rifilato un potente sonnifero.
Reprimo un singulto quando gli occhi vuoti e feroci di Jhon mi si posano addosso. Mi dimeno, ferendomi i polsi e strusciando in modo anomalo la tuta sul pavimento sporco e ruvido. "Non devi agitarti principessa, non ti farò più niente" mi si rivolge con un tono spaventosamente mellifluo e calmo.
Strizzo gli occhi, sforzando la mia mente di ricordare, di fare un resoconto di quello che è successo, del perché io sia finita qui, perché sento un dolore atroce alla base del collo e un fastidio tra le gambe. Respiro forte come se la mia cassa toracica fosse schiacciata da qualche peso invisibile.
"Che hai fatto?" domando in un rantolo strozzato, la gola dolorante che graffia a ogni lettera. Jhon osserva lo scudo sudicio di sangue, in contemplazione. "Oh niente di che. Ti ho solo rifilato un antidoto temporaneo per metterti fuori gioco per qualche ora. E qualcos'altro che non ricorderai" mi spiega con tono piatto, ghignando digerito quasi.
Sento il battito del suo cuore aumentare e diminuire in modo innaturale, come se stesse meditando, come se il piano che ha in mente fosse quasi compiuto alla perfezione.
Strattono ancora, con forza, sentendo il sangue colarmi dai polsi, in preda a un' improvvisa ansia che mi scalfisce le ossa e mi rigira lo stomaco. "Perché? dov'è Bucky?" domando con la voce spezzata.
Jhon finalmente mi guarda, con un lieve sorriso diabolico sulle labbra. "Spero proprio che stia venendo qui. Almeno posso ammazzarlo davanti ai tuoi occhi." mi spiega mantenendo quel tono estremamente calmo, troppo calmo per un uomo che ha visto morire il suo migliore amico senza poter fare niente, e che ha successivamente ucciso una persona con una ferocia e crudeltà inumane.
Batto la testa nella colonna dietro di me strizzando gli occhi "perché?" domando con tono implorante "perché non avete voluto unirvi a noi, e per questo motivo Hoskins è morto. E' tutta colpa vostra, quindi ne pagherete le conseguenze" mi spiega stringendo lo scudo nel braccio.
Richiamo la terra, flettendo le dita, cercando una qualche risposta, ma niente, niente di niente. Un mugolio di fastidio mi esce dalle labbra, preda di una furia che m i scuote le viscere fino a farmi tremare i denti.
"Zitta. I tuoi poteri non torneranno prima di almeno cinque ore" sbotta sciogliendo le spalle "non è colpa nostra se Hoskins è morto. Noi-..." prima che io possa continuare il suo corpo enorme mi si scagli addosso afferrandomi i capelli con tale violenza da farmi vedere le stelle.
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Back to New York||Bucky Barnes
FanfictionLa figlia di uno dei sei originali torna a New York, in cerca di qualcosa di diverso dalla sua monotona e grigia vita, ma ciò a cui va in contro, non è di certo quello che sperava... p.s: gli avvenimenti (per la maggior parte) e il tempo sono frutto...