capitolo 61

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Bucky's pov

Ho il fiato corto, ma una forza che non sentivo da tempo mi ruggisce dentro le ossa, si riverbera in tutto il corpo, inafferrabile, mentre mantengo salda la presa intorno al collo di quest'uomo. Mi rendo conto solo ora dei corpi che stramazzano doloranti intorno a me, causa di questa forza.

Mi giro di scatto, immobilizzandomi quando un calore troppo familiare mi avvolge il viso, mollando la presa sull'uomo solo dopo il comando di Zemo, che mi poggia una mano sulla spalla.

Un cerchio di fiamme si innalza a neanche un metro da me, tracciando un confine netto, invalicabile. Il pubblico sussulta, allontanandosi spaventato, intimorito.

Mi giro di scatto. Evanjeline troneggia al centro, mentre zampillanti fiamme rosse e dorate le vorticano intorno, come se fossero un'estensione del suo incredibile corpo, fasciato da quel vestito pieno di perline e diamanti, che risplendono ancora di più illuminati dalla luce del suo fuoco.

I suoi occhi sono due tizzoni ardenti, che hanno lo stesso colore dei rubini grezzi, così languidi e luminosi da poter illuminare una stanza completamente buia. Due stelle colore del sangue che si illuminano di fuoco.

Ma la cosa che fa calare un silenzio glaciale nella stanza è la dirompente corona che si innalza sulla nuca della dea. Una corona di fiamme ardenti, selvagge e indomabili si intreccia ai boccoli d'oro che fluttuano intorno alle spalle fini di Evanjeline.

Una creatura incombente, maestosa, che passa il suo sguardo da predatrice su ogni persona intorno a noi, minacciando chiunque osi avvicinarsi ancora di un passo a me. Li guarda in silenzio, emanando una potenza che sarebbe in grado di annientare il mondo se volesse, con un solo schiocco delle dita.

La fisso, ipnotizzato. Impossibile distogliere lo sguardo da una tale e preziosa creatura del mondo. Inesorabile fonte di vita e luce per me. Un sorriso diabolico occupa il suo viso affilato, perfetto, come quello di un angelo. Un angelo della morte però.

Zemo si guarda attorno compiaciuto, mentre io cerco ancora di rimettere insieme i miei pensieri, ritornare in me, uscire da questa pelle, da questa maschera, che credevo di aver ormai buttato via tempo fa.

Evanjeline, fa qualche passo indietro, rimettendosi in linea con noi senza mai staccare i suoi occhi infernali da coloro che hanno tentato invano di tirare fuori le armi. Il barista ci viene incontro, con il viso contratto in un'espressione di puro terrore.

"Silby vi può ricevere" sussurra fissando gli occhi scintillanti della ragazza alle mie spalle, che ancora ricoperta dalle fiamme, gli rivolge un gesto di riverenza con la nuca. La testa mi pulsa, e l'orrore che ho appena disseminato in questo locale mi colpisce come le onde fanno contro gli scogli.

Il solo pensiero che Evanjeline abbia dovuto assistere a questo, al massacro che ho inscenato poco fa, mi fa attorcigliare le budella per il disgusto di me stesso. Pensare che abbia visto questa parte di me, così fredda, vuota e buia mi manda in tilt il cervello, e mi fa dimenticare per qualche istante anche il mio nome.

Zemo annuisce impercettibilmente, stringendosi nella giacca di pelle adornata dalla pelliccia chiara. "Bene" dice soltanto, cominciando a farsi spazio tra le persone, che si scansano impaurite dalla striscia di fiamme che ci circonda.

"Bucky" la sua voce mi si insinua nelle orecchie come velluto. Mi trattengo dal dover girare la mia faccia per guardare i suoi occhi, che ancora del colore del fuoco, mi scrutano attentamente. "Stai bene?" la domanda giunge da Sam però, che con sguardo contrariato continua a camminare.

Annuisco bruscamente lasciando uscire uno sbuffo dal naso e stringendo le dita in un pungo duro, ignorando le iridi ora tornate del colore degli smeraldi di Jeline, perché so che se dovessi permettermi anche solo un rapido sguardo, potrei crollarle ai piedi, e lei lo capisce, per questo torna a guardare davanti a se, silenziosa, ritirando lentamente le fiamme.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora