capitolo 44

174 10 2
                                    

Sui display compaiono, una ad una, le immagini delle gemme dell'infinito, con una didascalia che mi risparmio di leggere perché mi farebbe venire la nausea anche solo pronunciare i loro nomi. "Bene, il come funziona. Ora dobbiamo risolvere il quando e il dove" ci spiega con tono limpido Steve, stretto in una maglietta bianca che fa risaltare il suo fisico scultoreo.

"Quasi tutti in questa stanza hanno avuto un incontro con almeno una gemma dell'infinito" continua facendo passare in rassegna lo sguardo su tutti noi, seduti intorno al tavolo o in piedi. Mi porto la tazza alle labbra mandando giù un sorso di caffè.

Tony cammina davanti ai display "sostituisci la parola incontro con quasi stati uccisi da una gemma dell'infinito" armeggia con il suo cappuccino, dicendo con ironia. Fletto le sopracciglia ripensando a tutto quel potere.

"Bhe io no. Non ho idea di cosa stiate parlando" borbotta Scott agitandosi sulla sedia, mentre Rocket gli rivolge uno sguardo scostante e pieno di odio, che mi fa quasi scoppiare a ridere, se non fosse che Bruce prende subito la parola. "A parte questo. Abbiamo particelle Pim solo per un viaggio di andata e ritorno a testa, e queste gemme sono state in molti posti diversi nella storia" spiega girando intorno alle sedie e al tavolo.

Tony erge il bicchiere verso di lui "nella nostra storia per cui in molti posti non è il caso di fare una capatina" conclude. "Dobbiamo decidere i nostri bersagli allora" afferma Clint, con le braccia incrociate al petto, fermo nell'angolo infondo alla stanza.

Tony gli punta momentaneamente il dito addosso "esattamente" conferma a bassa voce... "Bene, cominciamo con l'Hiter. Evah, cosa ne sai?" Steve mi coglie alla sprovvista, obbligandomi a risputare nella tazza tutto il caffè che stavo per ingoiare. Mi guardo intorno, cercando di accertarmi se stia davvero parlando con me.

"Oh Evanjeline, non sei all'interrogazione di matematica" mi incalza Tony sporgendosi verso di me. "Io- io ma che ne devo sapere io scusate? mica ero su Asgard quando l'Hiter si è impossessato di Jane, c'era papà. Io ero sulla terra con voi" sbraito ricollegando le sinapsi del cervello per fare mente locale su quale universo mi trovassi.

Mio padre scatta sull'attenti, drizzando la schiena sulla sedia e guardando tutti. "Come dite?" chiede spaesato fissando Steve e Tony, che si scambiano un'occhiata di sguincio, cercando di non farsi vedere, mentre pensano a quanto sia stata una pessima idea rimettere tutti insieme.

"Papà... l'hiter" mormora passandosi barbaramente una mano sul viso Aren, che non si muove dalla sua posa adagiata al muro di pietra. "Oh certo" squittisce il dio, mettendosi in piedi e piantandosi davanti al display dove compare l'immagine in movimento della gemma.

Si passa una mano tra i capelli che ha lasciato allungare di nuovo, ormai fino sotto le spalle. "Da dove posso cominciare beh l'hiter, prima di tutto non è una gemma, qualcuno ha deciso di chiamarla gemma" borbotta più tra se che a noi.

Lancio un'occhiata ad Aren che ricambia, tra il divertito e l'imbarazzato. "Beh, la tua non gemma, mi ha quasi fracassato la cassa toracica, quindi qualsiasi cosa sia, illuminaci ti prego" spiego cercando di non incurvare le labbra in una risata nervosa al pensiero di quella disastrosa giornata in Wakanda.

"E' più una specie di poltiglia furiosa, roba così" balbetta con tono spasmodico, mentre si toglie qualcosa dall'occhio con il polpastrello di un dito. "Dovremmo fare una rettifica e non chiamarla più così" aggiunge afferrando il collirio e facendone cadere più gocce del necessario nelle iridi.

Lascio cadere con cautela la testa sul piano di legno del tavolo, convinta che se continuiamo di questo passo, e se mio padre non la finisce di bersi tutte queste birre, non riusciremo mai a fare quello che dobbiamo.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora