Apro gli occhi, infastiditi dalla luce bianca che proviene dalla finestra. Maledico Bucky con la mente per essersi dimenticato di chiudere le persiane ieri sera prima di dormire.
Sbuffo piano, cercando di non svegliarlo dal suo sonno tranquillo. Lo osservo ripensando a gli ultimi giorni passati insieme. Siamo usciti dalla camera solo per procurarci del cibo, festeggiare l'ultimo dell'anno e farci la doccia. Non sono riuscita a parlare con nessuno degli altri.
Mi passo una mano sul viso, ormai rassegnata all'idea di riuscire a riaddormentarmi, nonostante il sole stia cominciando solo adesso a sorgere. Metto i piedi fuori dal letto, rabbrividendo per lo sbalzo di temperatura.
Mi stiracchio, avendo tutta la schiena dolorante dopo la nottata. Mi infilo un cardigan ripescato dal vecchio armadio di mio padre, e senza fare rumore, riesco ad uscire dalla stanza, lasciando Bucky dentro a dormire come un bambino.
Le luci della cucina sono già accese, sento strani rumori venire da quella direzione, e istintivamente due fiammelle ardenti mi nascono sui palmi delle mani, pronta già a difendermi. Respiro lentamente appoggiandomi con la schiena alla parete.
Entro nella cucina con un balzo felino, in posizione di attacco. Natasha mi punta ferocemente la pistola alla testa. I muscoli di entrambe si rilassano all'istante quando ci accorgiamo l'una dell'altra.
"Dannazione Evah, mi hai fatta spaventare" ammette riponendo sotto il tavolo la pistola, che ho messo li in caso di emergenza. "Non meno di quanto abbia fatto tu con me" l'accuso facendo sparire con un gesto delle dita le fiamme rosse.
Si siede su una delle sedie del tavolo, prendendo tra le mani la sua tazza fumante. "Come mai sei già sveglia?" mi domanda soffiando sul liquido bollente.
"Buck non ha chiuso le persiane, e io con la luce no-..." "non riesci a dormire" mi anticipa sorridendo. Annuisco imitando il suo sorriso.
Mi sollevo sulle braccia mettendomi a sedere sul top della cucina. Afferro una tazza e ci verso dentro la stessa tisana di Natasha. "E' stato impossibile parlarti in questi giorni" rompe il silenzio poggiando rumorosamente la tazza sul tavolino.
Sorrido inconsciamente, ripensando a me e Bucky, ai nostri corpi che si intrecciano, la stanza che si riempie dei nostri gemiti, la carne che si sfiora e gli sguardi pieni di parole.
"Mi stai ancora ascoltando?" Natasha mi sventola una mano davanti al viso, riscuotendomi dai miei pensieri. "Si certo" mento balbettando e nascondendomi dietro la tazza.
"Avevi qualcosa da dirmi Tasha?" domando ripensando alla sua affermazione. Si stringe nelle spalle "volevo sapere come stavi dopo la lettera" inclina di lato la testa. Corrugo la fronte, chiedendomi come sia venuta a saperlo.
"Me lo ha detto Steve" risponde alla mia domanda senza prima averla sentita uscire dalle mie labbra. "e chi-..." comincio a parlare, ma per la seconda volta mi precede "Bucky lo ha detto a Steve. Una di queste mattine" mi spiega stringendosi nel maglioncino nero.
Annuisco piano pensando a come strozzare Bucky. "Non puoi biasimarlo Evah, e non puoi pretendere che lui porti questo carico da solo. Anche tu mi hai raccontato cose di lui che magari preferiva rimanessero tra voi due" Natasha mi rimprovera con sguardo duro.
Non so come ribattere, perché ha pienamente ragione, ma non capisco perché me lo stia dicendo. "Scusa Nat, ma perché adesso mi dici questa cosa?" domando, davvero ignara di dove voglia andare a parare.
"Te lo dico perché non voglio vederti soffrire come negli ultimi mesi a causa sua." indica il piano di sopra, facendomi intendere a chi si riferisce. "Quando si ama una persona, se ne accettano anche i difetti Natasha" ribatto sentendo i battiti del cuore accelerare.
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Back to New York||Bucky Barnes
Hayran KurguLa figlia di uno dei sei originali torna a New York, in cerca di qualcosa di diverso dalla sua monotona e grigia vita, ma ciò a cui va in contro, non è di certo quello che sperava... p.s: gli avvenimenti (per la maggior parte) e il tempo sono frutto...