capitolo 3

969 44 1
                                    

"Evah" la voce di mio padre è qualcosa di flebile e lontano, mi giro più volte, e poi lo vedo. ha il volto pieno di sangue, e qualcosa gli copre la bocca, i suoi occhi sono lucidi, colmi di lacrime, non può muoversi a causa di un congegno che lo tiene fermo, intorno a lui ci sono corpi, immobili, morti.

Ma ciò che lui sta guardando è un corpo preciso. Cerco di capire di chi sia, ma il caos e la distruzione sono troppo incombenti, e non riesco ad identificare la persona per la quale mio padre si sta struggendo di dolore. Il cuore dentro al petto mi fa male, talmente tanto da togliermi il respiro, ma poi mi sveglio.

Mi alzo di scatto, mettendomi a sedere nel letto. Il battito del mio cuore è irregolare e la mia fronte è completamente sudata. Cerco di tenere sotto controllo il respiro. Mi passo una mano tra i capelli, cercando di togliermeli da davanti agli occhi.

Mi guardo attorno cercando di assicurarmi che non mi trovo più all'interno di quel sogno orribile, ma sono nella mia vecchia stanza, alla Stark Tower, con i miei vestiti e i miei libri. Tiro un sospiro di sollievo lasciando che i muscoli si rilassino.

"Perché devo svegliarla io?" una voce proveniente da fuori la porta distoglie la mia attenzione dal sogno che ho appena fatto. "Perché stiamo tutti facendo qualcosa, e tu sei l'unico con le mani in mano" la voce di Nat è impaziente, e sento dei passi allontanarsi.

Sbuffo avendo capito di chi era la seconda voce, così scostandomi le coperte da dosso, mi alzo. Apro la porta, ritrovandomi faccia a faccia con Bucky, che rimane a fissarmi con gli occhi di ghiaccio. Gli rivolgo un'occhiata scocciata, mentre tutto intorno a noi regna il silenzio più assoluto.

"Muoviti, dobbiamo andarcene entro 10 minuti" sbraita incrociando le braccia al petto, mettendo in mostra i suoi bicipiti, degni del corpo statuario di una scultura di Michelangelo. Sento il corpo irrigidirsi sotto il suo sguardo duro e penetrante.

Cerco di distrarmi dai suoi occhi e gli rivolgo un sorrisetto ironico "buongiorno anche a te James". Mi giro ed entro dentro il bagno. tolgo la maglietta e indosso un paio di pantaloni neri e una canottiera. Questa roba è vecchia di almeno 4 anni, fortunatamente l'avevo lasciata qua, dopo essermene andata.

Quando riemergo dal bagno lui è ancora sulla soglia della porta, appoggiato in modo troppo provocante e sexy allo stipite della porta per non poterlo guardare. "Già fatto?" domanda, e io mi sorprendo a deglutire quando la sua voce roca esce dalle sue labbra.

"e tu sei ancora qui ad aspettarmi?" ribatto, risvegliando tutto il mio buonsenso e mettendomi a infilare tutta la mia roba dentro un borsone, che avevo tenuto sotto il letto, in caso di emergenza.

Lo sento sbuffare e venire verso di me. Rivolgo il mio sguardo su di lui, i suoi occhi color ghiaccio mi scrutano attentamente, finendo sul decolté. Mi mordo un labbro imponendomi di non fare cose avventate, per tutti gli dei, neanche lo conosco!

Aggrotto le sopracciglia e prendo dalle sue mani una delle mie magliette, che non so per quale motivo stava facendo penzolare svogliatamente. "C'è qualcosa che ti piace Barnes?" lo schernisco riferendomi al suo veloce sguardo verso la curva del mio seno.

Dalle sue labbra esce un grugnito infastidito, ma io lo ignoro, aprendo il baule che sta ai piedi del letto. Mi ero dimenticata quanto fosse bella la luce argentea emanata dalla lama della mia spada, e di quanto mi faccia impazzire il rubino rosso incastonato nel pomolo liscio.

L'afferro con solennità, guardandola come si guarda il bottino più luccicante dell'universo. "Tu usi una spada quando hai le fiamme che ti escono dalle mani?" mi domanda leggermente sconcertato Bucky, guardandomi come se fossi pazza. Ripongo l'arma dentro la borsa e con un gesto veloce tiro la zip e mi metto la borsa sulla spalla "non posso combattere contro dei civili lanciandogli fiamme addosso" spiego a Bucky uscendo dalla porta.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora