La porta di camera si apre lentamente, lasciando le parole di Peter volare via come foglie al vento. "Papà?" lo osservo divertita mentre sta fermo sulla soglia, con indosso la sua armatura e il martello in mano.
"Ti posso parlare un momento? se non hai altro da fare..." si mette dietro l'orecchio un ciuffo di capelli. Lancio uno sguardo stranito a Peter, che in risposta si stringe nelle spalle, e con passo svelto va verso la porta.
"Grazie ragazzo" gli sussurra mio padre, dandogli una pacca sulla spalla. "Nessun... problema" Peter alza un angolo della bocca accennando un sorriso.
"Hai una faccia da schifo" mi prende in giro mio padre, mettendosi a sedere accanto a me nel letto, facendo cigolare le doghe di legno.
Gli do un leggero schiaffo sulla spalla, cercando di trattenere un sorriso. "Si, ho fatto del mio meglio" mi stringo nelle spalle. "Beh in fin dei conti, lui è messo molto peggio di te" ride con il suo tono profondo.
Lo guardo quasi stupita. "Davvero? non ci ho fatto molto caso quando sono uscita dalla palestra" dico portando lo sguardo sui capelli arrotolati intorno al mio dito indice. "Già... ma adesso non è questo ciò di cui ti voglio parlare" sussurra prendendomi improvvisamente la mano e stringendola tra le sue.
Porto gli occhi sui suoi, azzurri e limpidi come i fulmini che riesce a scagliare nel cielo. Aggrotto le sopracciglia "si, immaginavo,dato che hai l'armatura. Perché hai l'armatura?" lancio un gridolino facendo la domanda.
Sospira, cercando di fare un sorriso il più sincero possibile. "Beh... ci siamo fermati davvero troppo qui, quasi due settimane, e invece dovremmo essere a cercare Odino" fa una pausa per cercare di leggere le mie espressioni.
"Asgard non ha nessuno al comando in questo momento e vorrei che tu-..." metto una mano in mezzo a noi, per fermarlo "nessun tu papà, io non torno su Asgard" la mia voce è calma. Sto cercando di mantenere sotto controllo le emozioni, non ci tengo a perdere nuovamente il controllo.
"Evah... per favore" "no, ho già detto che non voglio tornarci su Asgard, e non intendo cambiare idea." gli spiego mantenendo il tono pacato, mentre mi alzo dal letto e esco dalla porta.
Mi segue, il suo passo è deciso e perentorio, so quanto sarà difficile convincerlo questa volta.
"Mi spieghi dove diavolo stai andando? sto parlando con te signorina" alza il tono della voce, afferrandomi un braccio quando siamo entrambi in fondo alle scale.
Mi volto di scatto nella sua direzione "si l'ho capito che stai parlando con me. Sto andando a prendere da mangiare" borbotto infastidita.
"Devi mangiare proprio mentre io ti sto parlando?" urla infuriato fissandomi. Mi dimeno riuscendo a farmi lasciare il braccio.
Vado svelta verso la credenza, tirandone fuori un pacchetto di patatine. Si avvicina e me le toglie di mano, lanciandole sul tavolo.
Sgrano gli occhi, e senza esitare faccio nascere una fiammella dal palmo della mano. Gliela scaglio addosso, ma l'ho sottovalutato, come sempre, dato che con espressione impassibile riesce a pararsi con il suo martello.
Fa ruotare gli occhi infastidito. "Hai finito o ne hai ancora per molto?" sbuffa, appoggiandosi con la spalla contro la parete. Incrocio le braccia al petto nervosa e spazientita, lanciandogli uno sguardo di incitamento a continuare la sua paternale.
"Senti... so che non ti piacciono le cose burocratiche e tutto il resto ma tu hai il DOVERE di tornare a casa e governare. Fine della discussione." spiega indicando prima me e poi un punto indefinito dietro di lui, come per farmi capire che si riferisce ad Asgard.
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Back to New York||Bucky Barnes
FanfictionLa figlia di uno dei sei originali torna a New York, in cerca di qualcosa di diverso dalla sua monotona e grigia vita, ma ciò a cui va in contro, non è di certo quello che sperava... p.s: gli avvenimenti (per la maggior parte) e il tempo sono frutto...