capitolo 21

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Attenzione: eccessiva dolcezza. Se siete deboli di cuore preparatevi.

"Quindi tu le hai prese a causa di quel moccioso?" domanda minacciosamente afferrandomi il braccio, e costringendomi a fermarmi tra uno scalino e l'altro.

Bucky ha questa orrenda capacità di riuscire a mandarmi fuori di testa in meno di 5 secondi, e al momento sta mettendo a durissima prova il mio autocontrollo.

Riesco a liberarmi dalla presa e ricomincio a salire. "Ti ho già spiegato che la colpa non è di Peter, lo avrei fatto anche per uno sconosciuto" alzo il tono della voce, scandendo bene le parole. Magari in questo modo riesce a capire.

"Per uno sconosciuto? Seriamente?" domanda leggermente scioccato dalla mia affermazione. "Certo che si. È ciò che fanno le persone come noi" mi giro verso di lui gesticolando con le braccia.

Mi guarda in modo interrogativo, con le sopracciglia increspate. "Se ho la possibilità di aiutare qualcuno che non riesce a farlo da solo, lo faccio" continuo muovendo distrattamente le mani in aria.

"Hai capito adesso?" domando poggiandomi le mani sui fianchi e guardandolo attentamente. "Ho capito si, ma permetti che mi dia fastidio vederti con la faccia mezza viola a causa di un deficiente" dice scocciato guardando il livido viola e poi spostando velocemente lo sguardo altrove.

Alzo gli occhi al cielo, e mi avvicino a lui, facendo intrecciare le dita delle nostre mani. "So che ti può dare fastidio, ma per quello che facciamo, è inevitabile uscirne un po' acciaccati" sorrido teneramente cercando i suoi occhi d'acciaio.

Non risponde, continuando a guardare altrove. "Buck" richiamo la sua attenzione facendo una leggera pressione sulla sua mano. "Mmm" mugugna qualcosa, portando finalmente le sue iridi azzurre sulle mie.

"Vorrei che quello che facciamo noi non ci mettesse sempre a rischio di vita" sospira mollando la presa dalla mia mano e stringendomi al suo petto.

Il suo profumo dolce con delle note acquatiche mi riempie le mie narici, riuscendo a calmarmi in meno tempo di quanto sia riuscito a farmi arrabbiare.

"Anche io vorrei questo, Buck" ammetto stringendomi ancora di più al suo petto caldo e profumato. "Ma il peggio deve ancora arrivare" sussurro involontariamente, senza rendermi conto delle mie parole.

Scatta con gli occhi su di me, osservandomi interrogativo, con le sue sopracciglia scure increspate. "Cosa intendi?" domanda sottovoce allontanandomi dal suo petto per scrutare meglio i mie occhi.

Non so nemmeno io cosa intendo, per questo il cuore comincia a battermi forte nel petto, a corto di scuse. Forse dovrei optare per la verità una volta tanto.

Mi allontano definitivamente incrociando le braccia al petto, e guardandomi le punte dei piedi. "Ho una brutta sensazione" gli confesso dondolandomi sui talloni.

"Ma riguardo a cosa?" domanda accigliandosi ancora di più. "Da quando ho avuto quella visione..." mi gratto la testa, cercando di ricordare le sensazioni e l'enorme mano che schiocca le dita.

"Vuoi dire quella volta che stavamo per fare sesso e ti sono diventati gli occhi bianchi, e mi hai fatto perdere circa 10 anni di vita?" domanda quasi ridacchiando, e facendo ridere anche me.

Annuisco sorridendo "esattamente quella volta". "E perché una brutta sensazione Evah?" continua a domandare, sistemandosi con la schiena poggiata al muro.

"Non c'è una spiegazione. So solo che qualcosa di orribile sta per accadere, e non andrà a finire bene" gli spiego appoggiandomi alla parete opposta.

Ride divertito avvicinandosi a me e afferrandomi per le spalle. "Siamo gli Avengers piccola. È difficile abbattere una come te o come tuo padre" lo dice con un tono talmente sicuro, da far cessare l'ansia che mi logora lo stomaco.

Back to New York||Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora