5.

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|Chapter five|
"Heaven's out of sight
She'll want the devil on her team"

Tre colpi forti, una porta tremante e un forte urlo furono sufficienti per svegliare Angel.

Si alzò di scatto, realizzando di essere stesa sulle gambe di Draco che dormiva appoggiato con la schiena alla testiera del letto.

“Fanculo, Angel!”

Ade.

“Draco!” sussurrò, scuotendolo. Aprì lentamente gli occhi, visibilmente rossi e gonfi.

“Angel, giuro su Merlino che sto prendendo la bacchetta” urlò ancora Ade.

Cazzo.

Si alzò velocemente, catalogando mentalmente ciò che avrebbe dovuto fare. Aveva bisogno di vestiti, libri, la bacchetta.

Dov’è la fottuta bacchetta?

"Rilassati” mormorò Draco, seppellendo la testa nel cuscino.

Angel scosse la testa, saltellando nella stanza mentre cercava di mettersi le scarpe.

“Alohomora.” La porta si aprì, rivelando la figura di Ade con la mascella serrata e i pugni chiusi.

“Siamo nervosi, oggi?” chiese sarcastica Angel.

Ade si guardò intorno, soffermando lo sguardo sul corpo di Draco. “È per lui che ho aspettato tre fottute ore a Hogsmeade?”

“Certo che no” rispose Angel, camminando nella stanza con una spazzola in mano. “Come sei entrato?”

“Dalla porta” rispose sarcastico. “Ho frequentato anche io Hogwarts, ho semplicemente detto che dovevi tornare a casa per il weekend.”

Angel annuì, prendendo la sua borsa. “Possiamo andare” lanciò una veloce occhiata a Draco, che sembrava essersi addormentato, e uscì dalla porta seguita dal ragazzo.

Appena fuori i confini di Hogwarts, si smaterializzarono.

Il Malfoy Manor li accolse nella sua famigliare freddezza.

“È già arrivato?” chiese Angel.

“All’alba” rispose Ade.

Il viottolo era delimitato a sinistra da rovi bassi e selvatici, a destra da un'alta siepe molto curata. I lunghi mantelli dei due svolazzavano attorno alle loro caviglie.

“Lo hai già incontrato?” chiese ancora Angel.

“No.” Ade sembrava timoroso. “È stato nella sua stanza tutto il tempo.”

Voltarono a destra, in un ampio viale. Udirono un fruscio sulla destra: Ade sfoderò la bacchetta, puntandola sulla fonte del rumore che poi si rivelò un pavone che passeggiava maestoso sulla cima della siepe.

“Si è sempre trattato bene, Lucius. Pavoni...” Ade sbuffò e ripose la bacchetta sotto il mantello.

Una bella dimora emerse dall'oscurità alla fine del viale; luci scintillavano dalle vetrate del piano terra. La ghiaia scricchiolava mentre i due si affrettavano verso la porta d'ingresso, che si spalancò davanti a loro. L'atrio era vasto, poco illuminato, arredato con sfarzo; uno splendido tappeto ricopriva gran parte del pavimento di pietra.

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