15.

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|Chapter fifteen|
"I saw hell when I was just a child"

Angel gemette aprendo gli occhi, spostando dal suo corpo le lenzuola, e si sedette sul bordo del letto.

Si guardò intorno, vedendo il letto di Pansy vuoto; forse aveva dormito da Blaise.

Si stiracchiò lentamente, per poi portarsi la testa tra le mani. Era confusa, tanto.

Ma per un attimo tutto era andato via.

Per un attimo, non si sentiva male.

A causa sua.

"Torna a letto" gemette una voce e Angel sussultò quando sentì le sue dita sfiorarle il corpo.

"Perché sei ancora qui?" chiese, senza preoccuparsi di nascondere il disgusto nella voce.

Sentì il materasso spostarsi dietro di lei e la sua voce roca rompere il silenzio. "Cosa?"

"Vattene" mormorò chiudendo gli occhi, le faceva male la testa.

"Sembrava che tu mi volessi qui cinque minuti fa quando il mio caz-"

"Credimi, non volevo essere scortese" si alzò e afferrò la maglietta dal pavimento, indossandola. Andò verso la porta e l'aprì, guardandolo negli occhi.

Non ricordava neanche il suo nome o come fossero finiti nella sua stanza, ma non aveva importanza. Il giorno dopo non voleva neanche vederli, erano solo facce vuote.

Tranne lui.

Appoggiò la schiena al muro, mantenendo la porta aperta e uno sguardo freddo. "Esci" disse con voce calma.

"Sei una stronza" gridò lui incredulo.

"Dille qualcosa che non sa" mormorò sarcastica Pansy, entrando come se nulla fosse. "Buongiorno, Angel, dormito bene?"

"Si, tu ti sei divertita con Zabini?" chiese lei con un sorrisetto perverso sul volto.

"Abbastanza, tu con questo?"

"Questo ha un nome!" esclamò il ragazzo, vestendosi nervosamente.

"Ma del tuo nome, e di te ovviamente, non me ne frega nulla" constatò Angel, come se fosse un fatto ovvio.

"Sei una stronza" sbottò, camminando nella stanza per raggiungere l'uscita.

"Osservazione brillante, chiudi la porta quando esci" sorrise lei, andando verso il bagno.

"E torna a trovarci!" urlò Pansy, ma la porta era già stata sbattuta.

Angel aprì l'acqua e riempì la vasca da bagno, iniziando a svestirsi.

Che cosa le stava succedendo? Non riusciva a togliersi quegli occhi grigi dalla mente, non importa quanto cercasse di tenersi occupata, della gente con cui provava a dimenticare il suo viso, finiva comunque per immaginare lui.

Draco.

Che schifo.

Riusciva a vedere nei suoi occhi che voleva aiutarla, quel luccichio di speranza che splendeva, credendo che prima o poi si sarebbe arresa a lui.

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