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|Chapter Fifty Five|
"She's got a book for every situation"

Draco era stato ad aspettare seduto alla fine del letto per due ore.

Era stato dimesso alle cinque del pomeriggio del giorno successivo, il 5 maggio.

Stephen e Ivan avevano fatto del loro meglio per consolarlo, ma sfortunatamente l'unica persona che avrebbe potuto farlo, non c'era.

Aveva pianto per tutto il giorno, cercando di elaborare cosa fosse successo, liberandosi dal dolore.

E in quel momento, era solo arrabbiato.

L'apertura della porta attirò la sua attenzione e vide Ade entrare per primo, seguito da Angel.

"Te l'avevo detto, ma come al solito, non ascolti" sbraitò Ade.

Draco non disse una parola, li guardò e basta.

Ade lo notò per primo, e gli rivolse un sorriso, ma si spense quando vide quanto sembrasse distrutto, e si voltò per colpire Angel dietro la testa.

"La smetti di picchiarmi, cazzo!" si lamentò Angel, lo sguardo fisso sul pavimento.

"No" esclamò Ade, incrociando le braccia al petto. Quando Angel alzò il viso per guardarlo, Draco notò il segno rosso sulla sua guancia che stava già iniziando a formare un livido. "Sei fortunata che tuo nonno ti abbia dato solo un schiaffo! Perché la prossima volta, se non ti uccide lui, lo faccio io."

Angel sbuffò, guardando accidentalmente
nella direzione di Draco, e si paralizzò quando incontrò i suoi occhi. "Perché lui è qui?"

Draco scrollò le spalle, mantenendo un'espressione passiva. "Questa è casa mia."

"Diglielo, Malfoy" disse Ade, lanciandogli uno sguardo incoraggiante.

"Dovevi tornare a Hogwarts" disse Angel, sembrava essere stata colta alla sprovvista.

"Tornaci tu a Hogwarts."

"Draco... ascolta." Angel tentò di parlare, ma lui si alzò, interrompendola.

"No, per una volta mi ascolti tu, cazzo!" esclamò Draco.

"Va bene, questo è il mio segnale per andarmene." Ade prese Moira in braccio, lanciando uno sguardo ad Angel. "Non fa bene ai bambini ascoltare i genitori litigare" concluse, uscendo frettolosamente e chiudendosi la porta dietro di sé come se stesse scappando da una bomba sul punto di esplodere.

Draco camminò verso Angel e lei si limitò a guardarlo, gli occhi rossi di pianto.

Alzò le mani e la spinse indietro, facendola inciampare. "Come ti è venuto in mente!"

Angel aggrottò le sopracciglia, colta alla sprovvista. "Cosa-"

"Si, non avrei dovuto farlo, ma adesso parlo io!" scattò. "Non puoi fare questo schifo, Angel. Non puoi farmi questo!" esclamò arrabbiato, avvicinandosi di più a lei. "Questa è casa mia, tu sei casa mia. Non puoi andartene perché hai paura, anche io ho il diritto di scegliere."

Le parole sembravano farle male mentre le pronunciava. "No, Draco, non posso-"

"No!" gridò lui. "Non farmi mai più una cosa del genere! Io non lo avrei mai fatto! Ma se provi a dire di nuovo una cosa del genere, sarò io a lasciarti. Mi capisci?"

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