89.

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|Chapter Eighty nine|
"There may be lovers who hold out their hands
But they'll never love you like I can, can, can"

Sangue.

Questo è tutto ciò che vedeva Draco appena chiudeva gli occhi.

C'era così tanto sangue.

Il viso di Ivan continuava a lampeggiare nella sua mente. Due sguardi, in particolare: quello con cui lo guardava, cercando di rassicurarlo, e quello spaventato, quando sembrava aver capito che fosse la fine.

Continuava a ricordare quanto fosse caldo il sangue, quando erano arrivati gli Auror, quando credeva che sarebbe morto.

E poi Stephen.

Vederlo scoprire di Ivan fu un dolore che non pensava esistesse.

Guardare qualcuno che ami in preda all'agonia, perché un'altra persona che ami è vicina alla morte... è, beh, è un altro tipo di tortura.

Una parte di lui si sentiva anche in colpa, perché Ivan stava male, mentre lui ne era uscito illeso.

Le ore che passarono ad aspettare, sembrarono infinite; continuavano a chiedere in giro e a contare i secondi che scorrevano.

Stephen sembrava essere completamente un'altra persona. Il ragazzo sciocco e rumoroso a cui aveva imparato a voler bene, era silenzioso, abbracciato ad Angel come se fosse l'unica certezza rimasta.

Quell' Auror, Jude, era passato un paio di volte, chiedendo se avesse bisogno di mangiare o qualcosa da bere, ma Stephen parlava a malapena.

Non avrei mai pensato che il silenzio di qualcuno potesse essere così rumoroso.

Angel sembrava che non stesse sopportando neanche la sua stessa pelle. Faceva continuamente rimbalzare la gamba o attorcigliava gli anelli intorno alle dita.

La sorprendeva a guardare la sua camicia, poi vedeva la sua mascella serrarsi e i suoi occhi chiudersi.

Quando il medimago alla fine tornò, Stephen si alzò velocemente dal letto, seguito da Angel.

"Beh, la notizia positiva è che Ivan sta meglio" disse l'uomo, e subito Stephen lo indicò.

"Vedi, cosa cazzo ti ho detto? Mio marito è forte e tu mi hai detto quella bugia-"

Il medimago alzò le mani per fermarlo. "Capisco quanto sia difficile, e capisco come ti senti, ma ho bisogno che mi lasci finire, per favore."

"Sbrigati." Stephen incrociò le braccia sul petto e Angel lo guardò preoccupata.

Era stato ferito quella notte, ma fingeva di star bene. Non sapeva quanto fossero gravi le sue lesioni, non le aveva permesso di vederle, ma probabilmente aveva qualche costola rotta.

"Tuo marito sta meglio di quanto ci aspettassimo", affermò il medimago, e poi fece una pausa. "Ma è ancora in condizioni critiche, le prossime dodici ore saranno molto fragili. Devo essere realistico con te su ciò che potrebbe accadere."

"Oh, vaffanculo, l'hai già detto prima, e sta bene" disse Stephen, e il medimago gli rivolse uno sguardo comprensivo, "dimmi solo quando possiamo vederlo."

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