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|Chapter Ninety two|
"For the last time"

Silenzio. Assenza di suoni.

Il silenzio è terrificante.

Per alcune persone, la mancanza di stimoli è una vera e propria tortura. Per altri, il silenzio è una necessità.

È l'esplosione del pensiero che si espande in un grido penetrante nella mente di chi vuole ascoltare. Un'intera sinfonia di idealizzazioni. Un bellissimo capolavoro del nulla.

Per molto tempo, il silenzio fu il suono più forte che Angel riusciva a percepire.

Lo prediligeva. Lo preferiva alle urla che dominavano la sua casa dell'infanzia.

Ma in quel momento, il silenzio era così forte da essere assordante.

E mai, mai, aveva desiderato metterlo a tacere più di quel momento.

Era davanti ad un enorme porta di ferro, con l'ansia di sapere cosa avrebbe trovato dall'altra parte.

Sbatté il pugno contro la superficie e gridò: "Sono qui, facciamola finita!"

Era terrorizzata, eppure cercava di mantenersi composta, di mostrarsi grande, per nascondere quanto, in realtà, si sentisse piccola in quel momento.

Dopo qualche istante, sentì il suono della porta che si apriva dall'interno.

La spalancò immediatamente, guardandosi intorno, e vide subito Draco a terra vicino a Victor. Era completamente bagnato ed incosciente; Moira era accanto a lui, accoccolata sul suo stomaco.

Appena lei la vide, iniziò a piagnucolare, ma non si mosse, come a voler proteggere Draco.

"Draco..." mormorò Angel, facendo un passo avanti. Voleva abbracciarlo, confortarlo, portarlo via da tutto quel buio.

"Fermati lì e chiudi la porta dietro di te" disse Victor, facendola fermare.

Angel serrò la mascella e si fermò sui suoi passi, afferrò la porta e la chiuse.

"Sono qui. Non ho armi. Quindi hai quello che vuoi: lascia andare Draco." I suoi occhi erano fissi in quegli di Victor, e nonostante sapesse che non l'avrebbe ascoltata, le venne naturale pronunciare quelle parole.

"Angel, figliola, sei più intelligente di così. Ho appena iniziato." Victor poi indicò con un gesto un ragazzo che Angel non aveva neanche notato. "Vai, Angel, siediti."

Angel espirò nervosamente, e abbassò lo sguardo su Draco. "Posso almeno vedere se sta bene?"

Victor sembrò divertito dalle sue parole, e scosse la testa. "Pensi davvero che te lo lascerei fare? Siediti."

Esitò un istante, poi raggiunse la sedia al centro della stanza e si sedette.

"Legale le mani" ordinò Victor, e il ragazzo obbedì.

"Ho sempre voluto legarti" sussurrò lui, e Angel alzò lo sguardo per guardarlo in volto, pensando di poterlo riconoscere.

"È imbarazzante" rispose, distogliendo lo sguardo.

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