quattro

241 35 60
                                    

La testa ti scoppia. Le gambe ti tremano. Per l'ennesima volta hai forzato il tuo corpo a oltrepassare una linea di resistenza troppo lontana, prima di dargli tempo per il meritato ristoro. Sei a pezzi, sei spazzatura da quando hanno posizionato alle tue spalle la plastica nera. E continui ad esserlo, nonostante Dwight si stia prendendo cura di te il più possibile.
Ti osserva, lui, con la coda dell'occhio. Finge di non interessarsi, non vuole farti avvertire la pressione del suo sguardo addosso... eppure, fa di peggio quando le sue iridi ballano tra te e l'ambiente circostante. Solo dopo ti accorgi che forse il motivo per cui ti guarda di nascosto è un altro. Ha... paura? Paura di intavolare un discorso pesante come quello del vostro accordo in uno dei rari momenti di tranquillità. Probabilmente è quello, sì.
Tu non dici nulla, non rimproveri la sua indecisione, ma piuttosto attendi e, mentre lo fai, decidi di rompere quel maledetto silenzio con una domanda che ti poni fin dal tuo risveglio.

"Come te le sei fatte?" Indichi le cicatrici su mani e avambracci, ora di nuovo scoperti. Siete seduti al tavolo di uno strip club, uno di quelli in cui i poliziotti non possono entrare perché il suo proprietario non ne gradisce la vista. Tu e Dwight bevete una birra... o meglio, tu hai bevuto la tua mentre lui si rigira il bicchierone tra le mani. E, nel tavolo più nascosto del locale, indossi una parrucca mora e una felpa marroncina per non farti riconoscere. Molly; così dice di chiamarsi la ballerina che ti ha regalato il temporaneo travestimento dietro le quinte. È un'amica di Dwight, a quanto hai capito. Forse persino qualcosa di più, il che spiegherebbe perché lo aiuta se non è in simpatia con la famiglia Kray.
"Mi preoccuperei di più del tuo occhio. È iniettato di sangue." risponde lui, ma nemmeno al di fuori della camera del motel hai intenzione di arrenderti ai suoi testardi tentativi di cambiare argomento. Sarebbe stato più difficile senza pistola, considerando che se l'è ripresa una volta giunti al parcheggio - ti erano rimasti giusto giusto due colpi. Eppure a testardaggine sei abbastanza certa di poterlo battere. Così insisti, imperterrita, e quella che segue tra voi è una conversazione che ha dell'assurdo. Sembra di osservare due bambini, ognuno parla di una cosa diversa ma lo fa schernendo l'altro con un classico specchio riflesso.
"Quelle sugli avambracci sembrano profonde." Cominci tu.
"Sei uno straccio, non ti reggi in piedi."
"Ne hai altre?"
"La lingua però vedo che funziona ancora bene." Si sporge verso di te, trasformando gli occhi in due fessure.
"Scommetto sulla schiena."
"Sembri un cazzo di dalmata."
"Ho capito. Non vuoi parlarne." Sollevi le mani con finta arrendevolezza, rallentando per qualche istante il ritmo del vostro dibattito su chi sia più mammoletta. Ciò però non significa che tu stia lasciando andare la presa. E mentre lui si adagia rilassato sul divanetto, tu ti tendi sul tavolo con occhi vispi e riprendi a mitragliare. "Ma io sì. Dobbiamo conoscerci, no?! È il miglior modo per mandare avanti il nostro accordo e fidarci l'uno dell'altra. Non credi anche tu?"

No, non lo crede e glielo leggi in faccia. Non ci vuole un indovino per comprenderlo. È annoiato, dalle tue domande, dalla tua inarrestabile curiosità e forse persino spaventato, perché sa per certo che prima o poi vincerai tu... o almeno è ciò che ti piace pensare. Per Dwight quel che conta è il patto che intercorre tra voi. Lo dimostra ben presto, approfittando del fatto che tu gliel'abbia servito su un piatto d'argento e aprendo finalmente quella conversazione. Ha avuto bisogno della tua spinta però. A quanto pare - pensi tra te e te - ho vinto: è lui la mammoletta.

"L'accordo. Definiamo i termini nei dettagli. Ti va?" Te lo chiede persino, puntandoti un dito contro con aria tutt'altro che minacciosa. Lo trovi adorabile. Grande e grosso ma in attesa del consenso. E cosa si aspetta che tu faccia? Che dica di no? Non potresti mai, non con quel che avete messo in palio. Gli fai cenno di cominciare e scrolli le spalle in attesa di parole che puoi già prevedere. Non sei stupida, seppur in cuor tuo tu sia convinta che lui lo creda. "Mio padre a quest'ora saprà già del mio coinvolgimento. Quindi non possiamo rischiare, non potremo fare il doppio gioco. Di sicuro avrà mandato anche qualcuno a seguire le tracce. Non uno sbirro."
"Un sicario." Concludi tu.
"Uno di quelli bravi." Prosegue lui.
"Anche io sono una di quelli bravi."
"L'ho visto. Ma non è detto sia sufficiente." Non lo è, non ha torto. Sei incosciente, sì, ma non tanto da sottovalutare il nemico. "Il patto è questo. Io ti porto da Roger. Vi lascerò soli nella stessa stanza, non avrete difese, né interferenze esterne, e sarà uno scontro alla pari. Tu in cambio fai fuori lui e il sindaco. Caduti i due pilastri della corruzione, questa città potrà tornare a vivere normalmente."
A lui cosa ne viene? Lo sai già. Tra le due voci che hai sentito su di lui, le più quotate almeno, è proprio quella del figlio rivoluzionario a star dimostrando di avere un riscontro. Eppure, ti chiedi da quando il suo obiettivo sia quello di prender il comando della nave. È assetato di potere? Perché non credi proprio che lui lo faccia esclusivamente per il bene del popolo. Vuol darsi alla politica, se hai compreso bene il suo scopo... e dunque da che mondo è mondo, ai politici non frega poi molto di ciò che non è denaro. E se Dwight fosse diverso, be', non funzionerebbe e basta, il vostro piano avrebbe un problema alla base. La giustizia non vince, te l'hanno detto talmente tante volte che ormai ne sei sicura.
"E vuoi tu le redini?" Chiedi conferma, aprendo l'argomento politica.
"Solo se la democrazia lo vorrà."
La democrazia. "Che tenerezza." Il commento ti sfugge basso tra le labbra, ma Dwight riesce comunque a sentirlo. In tutta risposta scuote la testa e guarda altrove, verso il palcoscenico su cui si sta esibendo la sua amica Molly. È proprio un'amica, sì. Da come la guarda puoi giurare lui conosca tutto ciò che ha da mostrare al pubblico. "Credi davvero che Dustville ti voterebbe?" Richiami Dwight sul pianeta, sporgendoti maggiormente sul tavolo e richiamando sua attenzione. "Metà di loro pensa che, essendo tu un Kray, la musica non cambi perché ce l'hai nel sangue. L'altra metà invece vuole la corruzione. E sapere che tu prometti ordine e legge... be', non andrebbe a genio a tutti. C'è chi ci sguazza, chi ci ha fatto i soldi, c'è persino a chi piace incontrare la morte ad ogni angolo. L'unica tua speranza è il quartiere a luci rosse. Punta su quello: se nella tua campagna elettorale prometti di riprendere il controllo della zona, forse hai qualche speranza. Le ragazze hanno molto potere, sono pericolose, se la polizia non interferisce quelle si fanno giustizia da sole e andare a prostitute diventa una roulette russa. A molti degli uomini che cercano piacere a pagamento, qui a Dustville, non piace esser tenuti per le palle da una donna. Quanti ne hanno macellati nell'ultimo mese? Una decina? Dieci poveri stronzi che hanno perso gli arti per non aver rispettato le regole. Insomma, io non disprezzo la loro legge ma se tu facessi qualcosa potresti raccattare molti voti."
"Non toccherò il quartiere a luci rosse."
Un perentorio dissenso che ti porta ad aggrottare la fronte per la confusione. Il quartiere a luci rosse gli va bene così, la vecchia zona di Dustville rimarrebbe dunque com'è? Per quale motivo? Che sia "amico" anche delle prostitute? In fin dei conti è ciò che loro stesse vogliono, il totale controllo del perimetro e di tutto ciò che vi abita all'interno, in cambio della tregua con Kray ed i suoi sbirri corrotti.
"Perché no?!"domandi senza giri di parole. E la sua risposta risuona sublime nelle tue orecchie. "Perché è l'unica zona in cui la giustizia è giusta, seppur crudele."

Giustizia giusta, ma crudele. È così come l'hai sempre desiderata. Ti piace il modo in cui ragiona Dwight, ti piace al punto che ancora non ne ha sbagliata una. Non puoi che esprimere il tuo apprezzamento, ma lo fai con quel velo d'ironia che mette il dubbio, come tuo solito. "Lodevole." E con ironia ricambia. "Ho già il tuo voto, no?!"
Le lunghe dita sbucciate e incerottate raggiungono il boccale di birra del futuro sindaco. Lo trascini a te, lo sollevi e prima di porre fine allo spreco inghiottendone il contenuto, neghi decorando il tuo volto di un sorriso.
"Non voterei mai un Kray."

Il Filo BiancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora