Le palpebre si aprono piano, abituando l'occhio chiaro e l'occhio ancora malato alla luce del sole. I raggi disegnano i bordi della finestra sul tuo corpo, mentre esso comincia a muoversi con cautela. Il cotone che ti avvolge sembra innocuo, la stanza in cui ti svegli sembra spoglia di minacce... ma puoi davvero fidarti?
"Non puoi fidarti di nessuno. Io non ti sto salvando, ti sto usando per attirare Dwight nella trappola."
La voce di Colin risuona tra le tempie ricordandoti l'ultima volta che sei stata cosciente. Colui che ha cercato di ucciderti, che si era preso l'incarico di darti la caccia, in epilogo alla guerra nella tenuta Kray e dinanzi alla morte del suo stesso padre, si era preso cura di te, ti aveva trascinata fuori dall'inferno cullandoti tra le sue braccia e donandoti la possibilità di far ciò che non facevi da troppo tempo a questa parte: riposare col fine di tornare in forze, persino di concederti un buon sogno e bearti di un ambiente pulito.
Quando sedendoti sul morbido materasso avverti il calore del giorno sulla pelle, ti sembra di respirare per la prima volta. Hai mai sentito aria così buona? Hai mai visto un sole così luminoso?I tuoi piedi nudi, ora miracolosamente lindi e rosati, si posano sul tappeto al fianco del letto. Solo portando le mani sul ventre alla ricerca del sangue appiccicoso di Roger, capisci di aver cambiato vestiti: una camicia di cotone blu copre il tuo busto, le gambe sono coperte da un grosso pantalone di tuta annodato a vita alta con una corda. I capelli biondi sono stati lavati d'ogni fluido corporeo, d'ogni traccia di polvere. Le ferite medicate.
Non ricordavi più come ci si sentisse ad esser trattati da esseri umani.Ti fiondi alla porta, muovi i passi più in fretta che puoi alla ricerca di un bagno e, dinanzi allo specchio, ti incanti con lo sguardo curioso d'una bambina. La lente rossa di uno dei tuoi occhi rende ancora le immagini confuse, macchiate, ma... la parete verde, la saponetta rosa, gli asciugamani di un marroncino chiaro elegante. Quando il mondo ha preso colore?
Perdi un'infinità di tempo in quella stanza. Seduta sulla tazza del wc contempli un flacone di detersivo dal nome "color+" con un logo a forma d'arcobaleno, comprendente tonalità accese, vive, che mai avevi visto così intense.
Ma se ti avessero avvisata della bellezza che avresti trovato al di fuori di quel rifugio, non avresti esitato a uscire da lì. Lo realizzi quando apri la porta della stanza e scendi la breve rampa di scale in fondo al corridoio.Il salone che si apre dinanzi ai tuoi occhi ha sfumature di cui non conosci nemmeno il nome. Una rivista scientifica sul tavolino attira la tua attenzione: i colori sgargianti d'api e miele sono meravigliosi. Ti vien da piangere dinanzi alla consapevolezza che acquisisci, dinanzi alla condanna che tua madre ti ha dovuto far subire pur di esser convinta che la Yakuza non ti trovasse fino al suo ritorno. Non sei arrabbiata con lei, piuttosto sei affranta al sol pensiero di quanto le sia costato saperti lì. Ed è merito di Eden se la vedi così, delle belle parole spese per lei. Non neghi, però, di esser terrorizzata all'idea di incontrare la tua eroina, di scoprire di averla mitizzata al punto di rimanere delusa dalla realtà. D'un tratto, lontana dai problemi di Dustville, nel tuo microcosmo paradisiaco, ti domandi se tu voglia davvero conoscerla. Dinanzi a oggetti che hai sempre visto privi di vita, spenti e corrotti dal nero intenso della città, quel pensiero non ti ha mai sfiorata.
Silenzioso e osservatore come suo solito, Colin non fa sentire la sua presenza neanche per un istante. Ti accorgi di lui solo voltando lo sguardo verso l'ennesima porta, lì dove – a giudicare dall'odore che ne esce – deduci si trovi la cucina. Il Kray è in piedi, sbarra l'entrata, illuminato dalla finestra alle sue spalle, con le mani in tasca e abiti che non pensavi nemmeno sapesse di poter indossare. Non vi è ombra della cravatta, né della giacca nera o del borsalino. Niente scarpe nere laccate o la sigaretta che ormai immagini usi come antistress. I pantaloni eleganti... quelli non mancano, ma sono marroni; e al posto della camicia – probabilmente quella che indossi tu – una maglietta bianca aderisce al suo busto, lasciando intravvedere la fasciatura attorno all'addome.
Non sai dire con esattezza quanto tempo passi prima che uno dei due rompa il silenzio, ma sai che i suoi occhi ora non appaiono più così neri e cattivi.
"Quanto ho dormito?" È la domanda che decidi di porre prima di tutte. Colin risponde calmo, con un tono che le tue orecchie addormentate possono accettare.
"Un giorno, forse poco più."
Un giorno è molto tempo, ma non quanto ne fosse passato in presenza di Dwight. Sapere il motivo per cui stesse attendendo il tuo risveglio, però, rende quel semplice giorno d'attesa più valido di qualunque altro lasso di tempo.
La domanda seguente sorge spontanea; te la poni da quando hai scoperto di non esser più ricoperta di sangue, avvolta da vestiti comodi e caldi, profumati come non ne sentivi da tempo.
"Mi hai cambiata tu?"
"E lavata." È la risposta piatta e incurante del moro. Non sei solita tener conto di cosa si veda del tuo corpo e cosa no, non ti è mai davvero interessato, vedendo nelle tue gambe le gambe di chiunque, nel tuo seno il seno di una qualunque donna, così come ogni tuo lembo di pelle. Per te l'intimità è ben altro, le fragilità e il pudore sono richieste altrove. Ma sentirgli pronunciare quell'affermazione manda improvvisamente a fuoco la tua faccia e spalanca le tue palpebre. Non dura a lungo quell'effetto, riesci a occultare la prova del tuo imbarazzo in quello che a te pare essere un secondo. Se chiedessi a lui, chissà quanti ne indicherebbe di secondi.
Con il tuo "Ok." distruggi quel tentativo di camuffamento, dando a un disinteressato Colin la conferma dei suoi dubbi: in quel campo la maturità non è carente, ma non è mai stata di casa."I vestiti puliti sono nell'armadio. Quelli che indossavi li ho buttati, spero non ti dispiaccia." È lui stesso a cambiare discorso, ad andare oltre quel dettaglio non facendotelo pesare. Ma a te dei vestiti delle stripper poco importa.
"Dove sono le mie armi?" È quella la domanda più importante tra tutte. Ora sì che Colin ti riconosce. Lo noti dalla sua espressione, d'un tratto sorridente e sveglia, come se ti avesse vista in questo esatto momento.
"Al sicuro. "ti rassicura, per poi muovere qualche passo verso di te e tirar fuori una mano dalla tasca. Ti si affianca e posa delicatamente il palmo sull'inarcatura della tua schiena. "Non vuoi sapere prima dove siamo noi?"
In effetti, non sarebbe male identificare la vostra posizione nella cartina di Dustville. Con un sorriso sottile e paterno attende che tu lo assecondi. E così fai. "Dove siamo?" Domandi con fanciullesca curiosità.
"Vieni con me. Te lo mostro."Ti conduce verso l'ingresso. A vederlo ora sembra quello di una fortezza. Ti trasmette angoscia, come se ci fosse necessità di temere qualcosa. E difatti è così, la guerra non si è conclusa con la morte di Roger, la città non è ancora libera anche se sembra aver riacquistato i suoi colori, perdendo il senso di quel soprannome che l'ha condannata per decenni accostandola alla polvere.
Giunta dinanzi alla grossa entrata a prova di proiettili, le mani di Colin si accingono a spalancare le porte e il tuo corpo viene investito di luce. Ti chiedi se sia un sogno, se tu stia ancora dormendo o, peggio ancora, morta. Ma se questo è il paradiso... insomma, sei sicura di esser nel luogo giusto?
Colin è consapevole di sparire davanti alla vastità verde che scopri circondarvi. Così si fa da parte, di nuovo silenzioso, di nuovo con le mani in tasca. Cammina alle tue spalle mentre tu percorri scalza il porticato. Ma questo non risponde alla domanda."Quindi... dov'è che siamo?"
Colin finalmente ti raggiunge, torna al tuo fianco e ti guarda. Sembra non volersi perdere quella reazione. È un déjà-vu. Poi la confessione.
"Siamo al confine, oltre West Town."
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Il Filo Bianco
Action𝘈 𝘋𝘶𝘴𝘵𝘷𝘪𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘢. È questa la violenta certezza che muove i fili della città. Chi la abita si è da tempo arreso al dominio di Roger Kray e alla corruzione che striscia tra pistole e distintivi. Dustvill...