Dwight si era procurato diversi vestiti femminili. O meglio, Molly e alcune delle altre ragazze dell'Amnesia gli avevano regalato una busta di abiti destinati a te: gonne con talmente poca stoffa da non coprire nemmeno le cosce, biancheria intima striminzita di materiali che irritano la pelle, persino un pantalone in latex di qualche taglia più grande e dunque inutile. E in fondo, un po' come degli scarti trovati all'ultimo minuto, c'erano un paio di jeans, una gonna a portafoglio e delle canottiere normodotate di stoffa. Senza dubbio la tua scelta è ricaduta lì, negli ultimi due giorni.
Allacciando i bottoni della gonna e rassegnandoti all'ennesima notte da fuggitiva in cui a malapena avresti chiuso occhio, ti sforzi di pensare a come l'indomani avreste portato avanti il vostro piano. Sembra buono, più di quanto lo siano stati i tuoi fino ad ora. Sebbene risulti difficile ammetterlo, Dwight ti è stato di grande aiuto e ancora adesso fatichi a credere a quel che è accaduto dopo aver sfiorato la morte in casa di suo padre. Sulle prime eri diffidente - in verità lo sei tutt'oggi - ed era colpa degli anni in cui hai dovuto badare a te stessa e ai tuoi problemi, senza che nessuno ti tendesse la mano. Tua madre, per quanto fosse disposta a lottare per te con unghie e denti, si è ritrovata colpita dal potente rinculo di un fucile con cui ha sparato per tutta la vita. Come si suol dire: raccogli ciò che semini. E lei, la volpe bianca, ne è la perfetta rappresentazione. Lei ha fatto i conti con tutti i suoi nemici, nessuno escluso.
Eppure, il ricordo della leggenda di tua madre e del suo atroce destino non sono sufficienti a farti concentrare. In particolare, non sono sufficienti a farti dimenticare la stanza 120 e chi vi dorme al suo interno. Un brivido ripercorre la tua spina dorsale solo a inquadrare nella tua mente il volto del giovane moro. Avresti dovuto dirlo a Dwight, fargli presente di aver avvertito in quella persona qualcosa di ambiguo, di minaccioso e del consiglio che egli ti aveva dato in merito alla scelta delle stanze. La vista di cui tanto parlava era la zona nord della città, lì dove sulla collina ergeva la villa dei Kray in lontananza. Quando l'hai notata affacciandoti alla finestra hai sentito un forte desiderio di rigettare la tua misera cena sul pavimento dell'hotel. In cuor tuo sai che l'uomo che giace nella camera di fronte alla vostra è il sicario mandato da Roger. Eppure, non vuoi dar retta alla ragione, vuoi illuderti di aver torto e di non esserti infilata nella sua trappola di tua spontanea volontà.Davanti al moro che ti scruta l'anima guardandoti nello specchio del bagno, ti rendi conto di esser sopraffatta da uno stato di disagio non trascurabile. È come se lui fosse realmente con te, presente nell'aria circostante e si diffondesse attorno al tuo corpo. Si fa pesante come una cappa di vetro di cui non puoi liberarti e che ti porti appresso per tutto il bagno. E se pensi che sia colpa dell'umidità post-doccia, ti sbagli di grosso. Nemmeno una volta aperta la porta ti abbandona, anzi, si fa insostenibile. Ma allora cos'è che ti rende nervosa? Perché il tuo corpo reagisce così? A pensarci bene è da quando hai decapitato quel poliziotto che senti un brivido ghiacciato scivolarti lungo la schiena. E dunque qual è la fonte? Che tu stia cominciando ad avvertire del senso di colpa?
Nah... è impossibile.La risposta alle tue domande giunge inaspettata e a procurartela è la semplice fiamma di un accendino. Illumina un volto nell'angolo della stanza, è giovane e - merda! - ora che lo guardi di nuovo cominci a sospettare sulla sua identità. Non c'è bisogno che quel debole ciuffo di fuoco si protragga nel tempo, anche perché dopo la notizia della morte di Molly non ti è difficile comprendere chi sia il vostro sicario, l'uomo incaricato ad eseguire la tua condanna. Ed è furbo, è una scelta maledettamente geniale perché sembra aver pensato proprio a tutto. Quando infatti la tua mano raggiunge l'interruttore, scopri che questo non funziona e realizzi di esser completamente e irrimediabilmente fottuta. Il tuo occhio sano si ritrova costretto a lavorare anche per quello malato, non distingui bene le forme, ogni oggetto è stato privato dei suoi bordi a causa della pochissima luce che filtra dall'esterno, attraverso le serrande chiuse. L'uomo che siede sulla poltrona e fuma lo sa. Chissà da quando vi segue, chissà quanti passi è avanti a voi.
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Il Filo Bianco
Action𝘈 𝘋𝘶𝘴𝘵𝘷𝘪𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘢. È questa la violenta certezza che muove i fili della città. Chi la abita si è da tempo arreso al dominio di Roger Kray e alla corruzione che striscia tra pistole e distintivi. Dustvill...