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Una vera e propria carneficina. La notizia al telegiornale riporta una strage degna di un film d'azione. Quattro poliziotti e un civile sono stati ritrovati lungo la quinta strada, in direzione del confine est. Nessun testimone, ma la certezza di chi sia il colpevole grazie alle registrazioni della polizia.
Roger sbuffa fumo dalle narici, ma non è sufficiente a sbollire la rabbia che prova e il telecomando non sfugge alla distruzione, scaraventato contro lo schermo della maxitelevisione del salotto. La furia è tale da mandare di traverso alla signora Kray il tè che sta bevendo e far piombare il silenzio su tutta la tenuta.
Nessuno osa interrompere i pensieri del boss, né tanto meno sua moglie ha intenzione di dargli modo di lamentarsi con lei. La signora Martha Kray ha altro per la testa, il suo tè e le sue delicate vie respiratorie hanno la priorità.

"L'avevo ammazzata quella troia." Piagnucola tra sé e sé, nella speranza che qualcuno osi fiatare. Ma tra i presenti non c'è chi sia così masochista anche solo da guardarlo negli occhi. Si sa, quando Roger Kray cerca attenzioni in momenti come questi, in realtà vuol solo una vittima da sacrificare per calmarsi. "Cosa cazzo c'è nel sangue delle Yoshima? Acqua benedetta? Come può esser così difficile farle fuori?"
"Nove code."

Oh no, povero Travis. Il ragazzo entra in sala nel momento sbagliato. Lui è nuovo, non sa cosa fa. E quando apre bocca, non c'è una sola persona in sala a ignorarne la presenza. Martha porta una mano sul volto e sospira, lei che può, le guardie ferme di fianco alle entrate puntano gli occhi su Travis senza muovere nessun muscolo, rigidi come statue di marmo. E lui... lui neanche se ne accorge finché Roger non gli punta il dito contro.

"Che cazzo hai detto?" Travis deglutisce. Sembra così smarrito, povero cucciolo. "Cosa cazzo hai appena detto, moscerino?" Ripete Roger.
"No-nove code." Risponde, non potendo fare altrimenti, con tono nervoso. E dunque spiega ciò di cui tutti in quella stanza hanno sentito parlare almeno una volta. "La leggenda della kitsune, signore. La volpe dalle nove code. Ognuna corrisponde a una vita."
Lo sguardo di Kray è truce, crudele, furioso, sta per strappargli il cuore dal petto. "Credi a queste puttanate, moccioso?"
"No, signore." Mente. Si era ripromesso, Travis, che non avrebbe mai detto bugie al lavoro, che sarebbe stato un bravo ragazzo e avrebbe reso fieri i genitori. Certo, avrebbero potuto prevedere che sarebbe andata diversamente lavorando per il ricco e potente proprietario della città, ma la delusione brucia comunque nella coscienza del novellino.
"Allora perché cazzo parli?"
"Chiedo venia, signore."
"Chiedo venia... figlio di buona donna! Chiedi venia?" Scimmiottante, Roger si fa beffe di lui cercando approvazione sul volto della sua Martha, ma lei non ne vuole sapere. Osserva la tazza di tè mezza vuota dissociandosi dal mondo intero. Ecco che quindi il vecchio, sconsiderato, torna ad inveire contro Travis. "Certe merdate non me le devi neanche nominare. Pensi che quella stronza di sua madre sia viva? È stato faticoso? Sì. Ma ti assicuro che non hanno dovuto ammazzarla nove volte."

A Roger ancora dà ai nervi. Non ha potuto nemmeno guardarla negli occhi mentre agonizzava. Non è stato lui ad ucciderla, non ha avuto alcun ruolo in quello scontro. Si è limitato ad apprender la notizia, incapace com'è stato di far fuori una killer preziosa come lei. La Yoshima, quella adulta, ha sempre riso dei suoi miseri tentativi, tanto di quelli di farla fuori quanto di quelli di averla al proprio fianco. Ma Vasilisa ha sempre avuto altro a cui pensare, ha avuto altre croci da portare e una in particolare, di nome Yokumura. Quella famiglia per lei aveva entrambi i ruoli: sia alleata che nemica. Roger ha odiato anche lei, perché per Vasilisa non esisteva nient'altro al di fuori di essa, né da temere né da servire.

"Papà?" È Colin a salvare il ragazzino tremante a pochi passi dalla porta principale. Il figlio minore del boss attira la sua attenzione con un tablet in mano. "Prestami cinque minuti. È importante, fidati."
Stizzito e confuso, Kray segue suo figlio nel proprio ufficio. Quel giovane uomo ha solo ventiquattro anni, ma è cresciuto così bene da guadagnarsi il rispetto e l'amore del padre più di chiunque tra le mura di casa. D'altronde lo si nota: gli basta aprir bocca o lanciare un'occhiata per farsi ascoltare, persino dal temuto padre. Si era guadagnato la fiducia, fin da piccolo, poco alla volta.

Chiusa la porta, Colin deposita il tablet sulla grossa scrivania di mogano e infila le mani nelle tasche con calma piatta. Gambe appena divaricate, spalle dritte, completo nero e capelli tirati indietro. Non vi è un solo ciuffo fuori posto. È il ritratto di ciò che Roger voleva da Dwight. È il figlio furbo e letale che sentiva di meritare. "Le videocamere di sorveglianza hanno catturato l'uomo assieme a Nana. Lo sospettavamo tutti, ma ora ne hai la prova."
Ed eccolo lì, il figlio più deludente. Dwight, seduto vicino a te, pericolosamente sorridente, come di rado Roger lo aveva visto in vita sua. Spererebbe sia per sesso o persino per amore che t'aiuta, come se la sua eterosessualità potesse renderlo un uomo migliore, ma in cuor suo sa che se sorride così è perché ha trovato un'ottima alleata per la sua vendetta.
Roger si siede sulla poltrona, posa i gomiti sul mobile, poi lascia cadere la testa tra i palmi aperti. Incredulo, seppur se l'aspettasse, avverte una fitta tremenda nell'orgoglio. Consapevole di ciò che stia pensando, Colin prosegue nella spiegazione senza attendere oltre. "Ho già provveduto a cancellare tutto. Non si verrà a sapere." E questo lo consola. Sospira, Roger. Solo infine risolleva la testa. "Cosa dovrei fare, figlio mio? Cosa mi consigli con tuo fratello?"

Tra Colin e Dwight non c'è mai stato buon sangue. Se Roger dovesse basarsi sul consiglio del figlio minore, la famiglia si ridurrebbe di numero. Ma oggi, Colin decide di non lasciar vincere le sue emozioni negative. Rimane impassibile, lucido, razionale come una macchina da guerra. "Tu non devi far nulla." Risponde a testa alta. Ha in mente un piano. Sa esattamente come render felice suo padre. "Se mi dai il permesso, penserò a tutto io."

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