quarantasei

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Ferma davanti alla porta, la donna punta gli occhi blu su di te ignorando ciò che la circonda. È un uomo castano, persino più alto di Colin e con completo elegante di quelli che è solito usare il piccolo Kray a oltrepassare la testa mozzata per fare il suo ingresso. I suoi occhi verdi analizzano la figura del moro, giocherellando distratto con la tipica sigaretta appesa tra le labbra. Gli sorride infine, fa un cenno di saluto con il capo e s'inoltra nel salotto come se fosse casa sua. Colin ne è irritato, ma maschera bene quel sentimento in attesa che tu o la tua fotocopia vi schiodiate dal pavimento.
Stai quasi per farlo, finché un secondo uomo non si rivela dietro la bionda. Anche lui è ben vestito, ormai sembra la prerogativa di chiunque tu incontri. Ha i capelli neri come quelli di Colin, ma non gli assomiglia affatto. Sembra meno delicato e anche i muscoli più evidenti affermano ciò. Li vedi senza fatica anche a metri di distanza.

"Fatti coraggio." Mormora alla donna. Con una mano sull'arco della spina dorsale spinge la bionda in avanti, convincendola a muovere i primi passi assieme a lui. Colin può finalmente portar dentro ciò che resta del cadavere e richiudere la porta. Reinserisce il codice riattivando l'allarme e ti rende il tempo di comprendere a pieno cosa sta accadendo e chi hai di fronte.

"Ciao." Sussurra impacciata la donna di mezza età. Come può, dall'alto dei suoi anni, sembrare una bambina innocente? Hai preso davvero da lei quella caratteristica? È davvero innata? Dunque Colin non ha torto quando ti prende in giro? È così che ti muovi e sorridi?
"Sei..." tenti di cominciare la conversazione. Ti stupisci di riuscire a parlare. Difatti all'istante vieni interrotta dall'uomo castano, ora seduto comodamente sul divano mentre scarta una caramella rubata dal contenitore al centro del tavolino. "Vasilisa." Afferma rivolgendoti i suoi grandi occhi verde smeraldo e indicando la bionda. "E tu sei Nana. Sua figlia. Direi che è intuibile da almeno un paio di dettagli."
"Ciao." Ripete Vasilisa, ampliando il suo sorriso. È imbambolata e lo sei anche tu. Che si fa ora? Dovresti abbracciarla? Be', almeno posare la katana... a pensarci potrebbe essere un buon inizio. Dunque ti affretti a rimetterla nel fodero e posarla sul primo mobile a tua disposizione.

Deglutisci. Ti sistemi appena gonna e maglietta sgualciti, poi ti prendi le mani dinanzi al grembo dondolando appena. Vasilisa fa praticamente lo stesso, quasi fosse uno specchio. E mentre l'uomo alle sue spalle ti guarda a malapena, Colin ti giudica dal suo angolino osservando la scena come si osserva un documentario.

"Potrà volerci un po'." Prosegue il bruno, rivolgendosi al Kray. "Tu devi essere il figlio di Roger."
"Colin Kray." Risponde lui presentandosi.
"Io sono Joshua Fitzgerald. L'omone arrossito là in fondo è Matthew Winston. E lei è Vasilisa Yoshima... sì, l'abbiamo appurato. Siamo qui per Nana, per riportarla a casa. Non so quali siano i tuoi piani, ma temo non riguardino lei perché non serve più che rimanga in questo schifo di città, né che si accompagni a te o alla tua discutibile famiglia. Dovrai farne a meno, ora si fa a modo nostro."

Colin nemmeno replica a tanta provocazione. Sicuro di averti dalla sua parte, poiché – tra le altre cose – unico a detenere il passe-partout per farvi uscire da lì, si versa un bicchiere di vino necessario alla sopportazione di quell'ospite arrogante e se la ride sotto i baffi. Il sorriso impertinente di Josh emana una sicurezza che irrita non poco il tuo coinquilino. Non hai la concentrazione necessaria a comprendere cosa stia accadendo, ma è quasi come se tua madre avesse portato in casa non solo la tua copia... anche quella di Colin.

"Come mi hai trovata?" interrompi dunque le loro chiacchiere da maschio alpha domandando direttamente a Vasilisa qualcosa a cui necessiti risposta prima di addentrarti in discorsi strategici.
Finalmente lei trova la forza di avanzare, diminuire le distanze e spiegare la sua versione. Decisamente poetica, aggiungeresti. "C'è come un filo tra noi... ci lega, ci ha tenute vicine pur stando lontane chilometri. È lui ad avermi guidata a te."
"Stronzate, ti ha seguita"

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