cinquanta

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Colin cammina avanti e indietro, riportando nervosismo nella stanza. Matthew lo osserva appoggiato allo stipite della porta della cucina. Se solo potessi vedere quella scena. Sì, perché ti sei allontanata momentaneamente per occupare il bagno; cinque sono i minuti che impieghi e cinque ne sono sufficienti per avviare una conversazione di intensi sguardi tra i due uomini del gruppo. C'è qualcosa di strano in Colin, Matt lo può percepire senza sforzo.

"Mai conosciuto uno Yokumura?" domanda con sospetto al giovane Kray. Egli si ferma, infila in tasca le sue grosse mani e scuote la testa solerte. "No, troppo semplice, è chiaro che tu non li abbia conosciuti visto che spesso mandano loro intermediari. Hai mai incontrato qualche giapponese, qui a Dustville?"
"È un po' generico." Replica placido, controllato.
"Rispondi."
Con le iridi fisse in quelle di Winston, Colin fiata a malapena. Si sente braccato, indagato, interrogato. Lo trova lecito, ma indegno. "Qualche giapponese l'ho incrociato."

A Winston non interessa la risposta della sua bocca, quanto quella dei suoi occhi. Analizza meticoloso e in silenzio ciò che riesce a decodificare dal suo volto, da ogni piccola ruga d'espressione e in seguito da quel sorriso sottile che gli rivolge con aria di sfida. Chissà cos'è che non lo rassicura.

Mentre tu torni a graziarli della tua neutrale compagnia, i suoni all'interno dell'appartamento cominciano a farsi assordanti, a partir dalle lancette che ora tamburellano sulle vostre tempie ad ogni secondo che avanza. I passi al piano di sopra, la musica dall'edificio di fronte, le urla fuori dalla finestra e quasi sentite le sirene della polizia al di là del confine. È Colin ad abbassare il vetro della finestra, tagliando con l'aria anche quanto più frastuono possibile. Ed è proprio allora che vi accorgete di una presenza oltre la porta d'ingresso.

Da quant'è lì? Che sta facendo? È di passaggio o ha intenzione di entrare? Tre di voi, tutti e tre, tesi verso lo sconosciuto nella speranza che Uvula si palesi al vostro cospetto. Winston tiene prudentemente la destra sul pericoloso ferro incastrato sotto la cintura. Kray non fa una piega, ma è in attesa come lo sono i suoi alleati, con occhi puntati però altrove, lì dove la sua attenzione viene rapita all'istante: l'orlo della gonna da te appena sollevato per scoprire il cinturino di kunai. Quel gesto non passerà mai inosservato, pensa Colin godendo della vista d'una ingenua assassina. È Winston a far due passi verso la maniglia, il più vicino tra voi, prendendosi l'onere di portar la mano libera su di essa e facendovi cenno di rimanere in guardia.

Tre... due... Boom!
Abbassata la maniglia, il corpo stanco e sfibrato di Uvula crolla ai piedi del cinquantenne, spingendoti ad abbandonare i kunai per correre in soccorso alla donna. La trascini nell'abitacolo lasciando lo spazio necessario alla porta di chiudersi. "Datemi una mano. Mettiamola sul divano." Affermi in cerca d'aiuto. Si precipita Colin e, afferrandola dalle gambe, la solleva assieme a te per portarla su una superficie più comoda. Non sembra avere lesioni importanti al di là del braccio, ma ora che lo vedete di persona capite che non fosse tanto il sangue a preoccupare quanto la distorsione. È in una posa in cui sei quasi certa che non dovrebbe trovarsi.

"Lascia fare a me." Si propone Winston, dandovi istruzioni su cosa procurarvi e come darle assistenza. D'un tratto pensi a Colin e alla ferita che avete ricucito; se fosse stato quello il danno al braccio, a quest'ora nel dubbio gliel'avresti già amputato. In fin dei conti, gli è andata bene... e lui che si lamentava! Chissà se a guardare l'arto storto in quel modo innaturale stia pensando la tua stessa cosa.

Uvula si è completamente lasciata andare nel momento in cui ha visto i vostri familiari volti ed è lì che ha perso conoscenza. È come se si fosse sforzata il più a lungo possibile a non cedere, fino a quando non sarebbe stata al sicuro. E il fatto che reputi la vostra visione sicura, ammetti che un po' ti renda orgogliosa. Ora dormiente sul divano, vi ha abbandonati nuovamente al silenzio. È un caro amico, ormai, sempre costante e colmo di sospetto. Solo qualche sussurro striscia di tanto in tanto nella stanza.

"Qualcuno l'ha perquisita?" ha chiesto Colin.
"Non ha addosso nemmeno il telefono, sta tranquillo." Ha risposto poi Winston, coprendole la fronte con un panno umido. E ancora silenzio. È Uvula a interromperlo dopo ben dodici ore di sonno, quando Joshua e Vasilisa hanno ormai fatto ritorno all'appartamento a seguito della chiamata di Matthew. E guarda caso, ha riaperto gli occhi proprio nel momento in cui tua madre ha cominciato a battere le pentole in cucina per "preparare da mangiare". Sebbene lei sostenga di non farlo per l'impazienza di svegliarla e riempirla di domande, nessuno di voi quattro crede al suo tentativo di cucinare. Men che meno lo fa Matthew, ombra costante della donna, pronto a riparare ai danni che commette ai fornelli per non lasciarle distruggere casa.

"Oh, che brava! È cosciente!" afferma Vasilisa con entusiasmo, camminando verso di lei e indicandola con un sorriso a trentadue denti. "Tutto ok? Riesci a parlare?"
"Io..."
"Ottimo!" Neanche a darle il tempo di cominciare una qualche risposta, la bionda si lancia in conclusioni affrettate, dichiarate al sol sentire della sua voce, per quanto sottile e fragile. "Ora dicci dove sei stata, con chi hai parlato, cosa ti hanno fatto. Ma parti pure da dove gradisci, eh."
"Vasilisa..." la rimprovera Matthew, richiamandola all'ordine.
"Cosa?" replica lei onestamente confusa. Proprio non si rende conto d'essere inopportuna.
"No. Va bene." Afferma Uvula con un fil di voce, sollevando a malapena a sedere. Josh si precipita ad aiutarla, le mette un grosso cuscino dietro la schiena e, una volta sufficientemente comoda, fa la sua unica richiesta comprendendo la fretta della sua investigatrice. "Solo... posso avere un bicchiere d'acqua?"

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