La scritta "Edizione straordinaria" riempie lo schermo quaranta pollici del televisore. Una giornalista prende il suo posto poco dopo, con espressione fintamente affranta e occhi spenti. Quel display ha più l'aspetto di una finestra su Dustville, per te: i colori lì sono ancora assenti, sembra di guardare un vecchio film noir e il tono di voce teatrale della donna lo rende solo più lampante.
"Roger Kray ci ha lasciati. Chiedo scusa in anticipo ai telespettatori per il clima drammatico che si respira in questo studio, ma spero ci potrete comprendere. La perdita del più grande pilastro della città provoca in noi un profondo rammarico... e rabbia."
Oh-oh, ci siamo, pensi tra te e te. Percepisci l'inizio di una propaganda d'odio nei tuoi confronti, montata ad hoc per darti la caccia. E la giornalista non esita a darti ragione, anzi, si rivolge direttamente a te, come se ti stesse vedendo su quel divano, con le gambe incrociate a dondolare avanti e indietro come una poppante, con uno stuzzicadenti che gira e rigira tra le tue labbra e i grandi occhioni blu che la puntano con scetticismo e curiosità. Colin se ne sta seduto di fianco a te, sulla sua comoda poltrona; gambe aperte e rilassate, schiena ben appoggiata e l'unico segnale di tensione è sulle dita della mano sinistra che si appoggiano al mento. Solo ora noti la mascella contratta. Probabilmente la pensa come te, prevede il tuo stesso epilogo in quel servizio.
"Il corpo di Kray è stato ritrovato questa mattina all'alba. L'intera tenuta è stata messa a soqquadro, si contano cinquantasette morti e un solo ferito. Noi abbiamo parlato con lui. Linea al servizio."
L'inquadratura cambia, i colori no. La stanza dell'ospedale sembra completamente nera, quasi non esistesse. Risaltano solo la porta bianca e lontana, la flebo e un lettino su cui giace un uomo che nei sottotitoli viene nominato T. White. Sarà sulla trentina, nonostante la testa sia quasi completamente fasciata e somigli più a una mummia che a un essere umano, riesci a dargli una forma ben precisa sotto quelle bende.
Scosso e balbettante T. comincia a raccontare la sua esperienza. Poi una frase – palesemente imparata a memoria – ringhia tra i denti con forza."Quella lurida troia deve morire com'è morto Roger. Era un padre per me! Mi hai sentito, mocciosa?! So che mi stai guardando! Brucia all'inferno!"
"Se vuoi spengo."
Non capirai mai Colin. La preoccupazione che mette nelle piccole cose ti sconvolge, ti confonde. E poi, quando sembra che tenga a te e alla tua salute, ti guarda dentro come se volesse strapparti l'anima e giocarci a biliardo. Ti ha portata al sicuro, ti ha curata come se valessi davvero qualcosa, ti ha infilata in una fortezza al confine di West Town e ora, davanti a quelle puerili minacce, si premura di preservare la tua sensibilità. Come se poi ti importasse delle parole di un tale babbeo, di un burattino a cui sono stati tagliati i fili.
"So che mente." È ciò che rispondi a Colin, con un sorriso fanciullesco a gonfiarti le gote. "E lo sa anche lui; sa d'esser libero, sa d'essermi grato."
Una visione che sembrerebbe illusoria, ma a cui tu credi fermamente poiché consapevole di quanta strada debba fare Dustville per liberarsi dell'ombra di Roger. E di certo tu fungi da ottimo capro espiatorio: quando morirai o sparirai, comincerà il vero cambiamento. Eppure, Colin sembra concordare solo in parte. Fissa gli occhi su di te, ma non dice nulla; attende sia il servizio a svelarti la realtà dei fatti.
"Anch'io sono certa che ci stia guardando." Prosegue la giornalista quando l'inquadratura torna sullo studio. "Non potrai nasconderti per sempre. E non sono solo io a dirlo, ma è Dwight Kray ad aver pronunciato le medesime parole."
Lo stuzzicadenti ferma la sua nervosa corsa, appeso tra le labbra e a un passo dal cadere a terra. Colin non ha smesso di guardarti, in cerca della solita reazione. Ormai non fai nemmeno più caso al modo in cui ti studia, cominci a pensare lo faccia per registrare ogni microespressione sul tuo volto e leggerti meglio in futuro. Che lo facesse! Hai la sensazione non cambierebbe molto, tu e lui siete molto simili in fin dei conti e non rappresenteresti un rebus in ogni caso.
Dwight Kray, ancor vestito com'era di notte in quell'ufficio, si presenta alle telecamere con occhi lucidi e postura dignitosa. Quel bastardo è bravo a far pena, pensi immediatamente. Difatti si prende qualche secondo prima di aprir bocca; fatica dinanzi alla morte del padre che tanto desiderava. Ben fatto, Dwight. Ora manca solo il sindaco all'appello.
"Quel ch'è successo a casa nostra è indescrivibile. Non ho mai visto una tale carneficina. Nana Yoshima si è intrufolata all'interno della tenuta con l'aiuto del mio stesso fratello... Colin." L'appena citato ragazzo accenna a malapena un sorriso dinanzi a quell'accusa, ma non è realmente interessato a ciò che dice l'erede di Roger. Dwight al contrario ne sembra scosso, si ferma qualche istante, deglutisce e frena le lacrime sollevando il mento. Recitazione, voto dieci. Poi riprende. "Non so se c'entrino loro con la sparizione di mia madre, ma non mi darò per vinto finché non la rivedrò, sana e salva. Lei non ha niente a che vedere con tutto questo. Nana." Si rivolge finalmente a te, guarda dritto in camera e tu guardi lui. Un ghigno crudele e vendicativo decora il tuo volto mentre ti sporgi in avanti, in attesa del suo serio messaggio. "So che ti ha fatto del male, so che non era un santo. E hai ottenuto la tua vendetta. Quel che io desidero e tu lo sai – ne abbiamo parlato quando ti sono stato vicino in questi giorni – è che la mia città sia fuori pericolo. Roger ha dato la caccia anche a me, mi sono schierato dalla tua parte per trovare un accordo che non mietesse vittime, ma non hai voluto darmi ascolto. Ora quel che ti chiedo è solo di lasciarti aiutare. Ti farò uscire da qui, andrai dove più desideri, ma rivoglio mia madre indietro. Rivoglio la pace. Riflettici: non potrai nasconderti per sempre. Ti troveremo e, se non sarò io, ti troverà qualcun altro non disposto a negoziare."
"Che schifo d'uomo."
Questo è ciò che hai da dire, incredula, a conclusione di quel discorso. Ha rigirato ogni cosa e la città non esiterà a credere al figlio di Roger Kray. Ti chiedi a questo punto se le ragazze di West Town stiano bene, cosa ne abbia fatto, se le abbia tradite o se sapessero del suo piano fin dall'inizio, se a loro andasse bene così.
"Che fine ha fatto Martha?" Lo domandi a Colin, incrociando finalmente i suoi occhi placidi. Ma lui non ha molto da dire, solleva le spalle rispondendo alla domanda con una certa indifferenza. Non erano alleati? Di nuovo confusa, preda di mille domande, le ricacci in gola mantenendo il contatto visivo.
Perché diamine vi state guardando di nuovo? Perché non ti stacca gli occhi di dosso? E perché non gliel'hai ancora chiesto? Forse è ciò che sta attendendo: che tu gli ponga un qualunque quesito di quelli che sbattono contro le pareti della tua mente, causando un gran frastuono. Ma non lo fai... ancora una volta preferisci fronteggiarlo in silenzio.
Sarà dura collaborare con lui. Nonostante t'abbia dato prova di capirti perfettamente e di lavorare al tuo fianco come il perfetto alleato, senti che quella comunicazione a sguardi non porterà a nulla di buono. Ti nasconde qualcosa. È questa l'unica certezza che hai.
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Il Filo Bianco
Action𝘈 𝘋𝘶𝘴𝘵𝘷𝘪𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘢. È questa la violenta certezza che muove i fili della città. Chi la abita si è da tempo arreso al dominio di Roger Kray e alla corruzione che striscia tra pistole e distintivi. Dustvill...