undici

135 20 6
                                    

Non sai cosa si siano detti Dwight e l'uomo baffuto, ma il modo in cui quest'ultimo è uscito affranto dallo stanzino ti fa cominciare a pensare che forse Kray abbia la stoffa del sindaco. Convincente, l'avrà corrotto, chissà forse persino minacciato. Non ti è dato saperlo, ma si guadagna un'occhiata d'ammirazione quando il receptionist allunga la mano in direzione delle chiavi.

"La 101."lo interrompi tu. Entrambi i presenti s'accigliano e tu ricambi lo sguardo con l'espressione fanciullesca dell'innocenza. Non si pongono troppi quesiti, si limitano ad accontentarti e con un rapido saluto tu e Dwight calpestate i gradini con gran stanchezza.
Il lungo corridoio ha un che di spettrale, quando voltate l'angolo ti torna in mente Shining, un grande classico, quasi un cliché dei romanzi d'orrore. Sarebbe iconico incontrare due gemelle o un bambino sul triciclo, non lo dimenticheresti mai più. Nonostante il ruolo che le sorelline avrebbero ricoperto però, non ti avrebbero dato alcun pensiero, alcun timore... al contrario dello scenario che ti si apre davanti agli occhi.
Dwight non può saperlo e un po' ti senti in colpa, sia per la scelta della camera che per l'omissione che stai commettendo, il forte e consapevole rischio a cui lo stai portando. Ma decisamente intuisce ci sia qualcosa che non va in te nel momento in cui ti blocchi dando le spalle alla stanza 101.
"Che hai?" Domanda con la chiave inserita nella serratura. Il tuo mento sollevato indica il numero della porta di fronte: 120.
Ti sarebbe venuto a cercare? Avevi realmente morso la mela del peccato condannando te stessa e Adamo? Magari non sarebbe accaduto nulla, magari il mostro cattivo con la sigaretta e la pelle perfetta voleva solo spaventarti. O magari no. Magari erano tue paranoie.
"Niente." Rispondi tornando a guardare la porta della vostra tana. Stanza 101. Una parte di te spera che il mostro cattivo te l'abbia suggerita con un pensiero a George Orwell. Perché? È la famosa stanza delle torture, perché mai dovresti augurartela?
Dwight attende con galanteria che tu lo preceda all'interno del caldo abitacolo, ma quando vede che non accenni un passo si decide ad entrare, dandoti il tuo tempo. E tu di tempo te ne prendi. Ti guardi indietro, poi in avanti, poi la soglia della 101 e infine di nuovo quel numerino alle tue spalle. Dwight ti osserva incuriosito, ormai ai piedi del letto, eppur non fiata. Come non approfittare? Ai tuoi piedi non serve nemmeno il comando; si girano, ti riportano con la faccia rivolta verso la 120, i tuoi occhi sullo spioncino. Se guardi bene, di tanto in tanto emette un puntino di luce.

"Nana." Sobbalzi. È la voce di Dwight. Ti richiama all'ordine come un generale, muovendo qualche passo verso di te ma fermandosi prima di avvicinarsi troppo, quasi rischiassi di esplodere. Niente da fare. I tuoi occhi sono incollati sul puntino di vetro, ora di nuovo buio. Nemmeno badi a Kray. "Nana ti scopriranno. Ho promesso che non avresti dato nell'occhio." Ma ancora niente.
Azzeri le distanze con la porta 120, porti così l'orecchio sul legno e attendi un qualsiasi rumore, un qualsiasi cenno di vita, una risposta alla tua presenza così vicina. Non sai come, ma sai che è lì, puoi quasi sentirne l'odore. "Non combinare guai." Un rimprovero ringhiato tra i denti di Dwight, soffocato in un sussurro per non richiamare l'attenzione degli altri clienti. Poi la sua mano afferra il tuo braccio e ti tira via da lì, spingendoti nella vostra stanza con ben poca delicatezza. Ti è stato utile a tornare coi piedi per terra? Sì. Ma glielo avresti rinfacciato senz'altro.

Il Filo BiancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora