cinque

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Scarpe eleganti, nere laccate, calpestano il parquet rovinato dell'Amnesia. A Molly la terra sembra tremare ancor prima che i suoi occhi inquadrino la fonte di quel silenzioso e letale trambusto. Colin Kray ha degnato il locale di una pericolosa visita di cui la ballerina conosce il motivo. Ora che il più giovane degli eredi è ufficialmente sul caso, Molly può affermare che la faccenda si stia mettendo male per chiunque entri in contatto con te e Dwight. Se solo qualcuno ti avesse avvertita, se solo ti avessero detto che Colin sarebbe stato sguinzagliato contro chiunque ti passi dinanzi, ti saresti trasformata in un'innocua ombra. Molly era stata cortese con te. Molly aveva reso le cose più semplici dandovi una tregua dalla caccia, camuffando il tuo aspetto e dandoti riparo. E tu l'hai ripagata lasciandola sola, abbandonandola ad un pericolo più grande di lei.

La ballerina dalle labbra rosso fragola culla i fianchi raggiungendo Colin con felina sensualità, fingendo di non notarlo neanche e parlando con un cliente abituale del più e del meno, in attesa che il sicario cada nella sua trappola. Ed eccolo che abbocca. Cercava proprio lei, perché conosce suo fratello come il palmo d'una mano, perché sa che la sua tregua sarebbe stata Molly e la tana che la ospita da anni.
Si piazza così dietro di lei, imitando la sua posa sul bancone del bar e appoggiandosi ad esso con un gomito ed un avambraccio a penzoloni. Lei avverte la presenza dell'uomo a pochi centimetri dalla sua nuca, come una tigre affamata che attenta alle spalle della preda. E dunque si volta, con finta meraviglia.
"Colin! Come stai, caro?" Domanda falsa come Giuda, ricevendo in tutta risposta un sorriso sornione che fa ben comprendere quanto lui poco creda alla recita della donna. "Ti vedo bene."
"Parliamo un po'?" Chiede, interrompendola, come se fosse una decisione che Molly potrebbe prendere. La richiesta dell'uomo è meschina, crudele; costringe la ballerina ad appartarsi con lui in una delle piccole stanze del locale, al piano di sopra. Molly si sentirebbe sicura per via delle videocamere di sorveglianza, se solo non si trattasse di un Kray. Colin potrebbe banchettare col suo cuore pulsante e farla comunque franca. Possiede la città ben più di quanto faccia Roger, seppur sia ancora piccolo e su carta le cose stiano diversamente. È furbo e ha sempre saputo il fatto suo, come manipolare la gente e ottenere ciò che desidera.

Ad ogni passo che compie verso la ghigliottina, Molly avverte una morsa allo stomaco. Chi me l'ha fatto fare? Si domanda con giusto terrore negli occhi verdi. Poche cose emanano i colori di cui è illuminata Molly. Che gran peccato sarebbe spegnerli.
La porta della stanza si chiude dietro le esili spalle della donna, mentre quelle cesellate di Colin si poggiano sullo schienale del divano grigio. Tra i due si forma un velo di tensione talmente sottile da tagliarsi col coltello. Nessuno dei due pronuncia una sillaba, ma le iridi sono incastonate così bene che il corpo di Molly si paralizza sul posto, teso come una trave d'acciaio. Colin la studia, ne osserva le microespressioni, attende predatore il cedimento di una donna che sa esser forte fin dalla nascita, fin da quando era bambina e badava alla madre tossica che trovava stesa in bagno, in una pozza di vomito e lacrime.
"Niente balletto?" Con fare calmo e misurato, Colin le indica il palo sul piccolo piedistallo posizionato poco più in là dei suoi piedi. Molly interrompe il contatto visivo sbattendo le ciglia e tornando in sé, sintonizzando il suo udito sulla musica che solo ora riempie lo stanzino. Prima di quella domanda, a Molly è sembrato di star sott'acqua.
Ancheggiante e seducente come quando camminava tra i clienti, la bionda dà il meglio di sé. Sorridente, accontenta il volere del suo promesso aguzzino, nella speranza che non usi l'arma che salta fuori dal taschino interno della giacca. L'estremità della corda appare ad ogni giro di palo sempre più fluida e in movimento, come la testa d'un serpente. Colin la usa per soffocare le sue vittime. È piccola e letale, proprio come lui era sempre stato. Il primo a subire l'asfissia e il seguente decesso era stato un coniglio. Il collo sottile del batuffolino bianco si era spezzato in un attimo, causando curiosità e una reazione simile all'eccitamento nel bambino di appena cinque anni. In poche parole, per Molly è chiaro cosa significhi vederla. La donna avverte le campane della morte ormai tutte attorno a sé.

"Hai visto mio fratello, non è vero?!"La donna si ferma. La musica no, ma il silenzio ritorna. Esplode nei timpani della donna come dinamite, confondendola fino a quando Colin non le muove il dito davanti disegnando dei cerchi perfetti nell'aria. "Continua a girare." Dice lui, ma Molly non può sentirlo. Esegue e basta. Non aveva calcolato quanto fosse difficile stare sola nella stessa stanza del piccolo Kray, eppure avrebbe dovuto. Ne era conscia, lo aveva già sperimentato, riusciva a farsi dire qualunque cosa. Letale, piccolo Kray... ha sempre saputo dosare la ragione e la pazienza, chi l'ha visto nero di rabbia non l'ha raccontato poi a nessuno.
"Sì." Risponde dunque Molly, deglutendo e danzando in cerca di una distrazione. "Viene spesso qui da noi, lo sai."
"Anche oggi?"
"Sì." Confessa Molly. Anche oggi. Colin ne è felice, lo ammette annuendo con un cenno impercettibile del capo e irrigidendo per un secondo la mascella.
"Le hai dato ristoro?"
Esita, consapevole del fatto che il soggetto sia cambiato, trasformandosi in un'atletica biondina dagli enormi occhi azzurri. "Sì."
Tremante, Molly spiffera tutto. Se Colin le pone queste domande prima di qualunque altra, è perché ne conosce le risposte. La sta mettendo alla prova, ne sta testando la lealtà.
"Quanto tempo fa se ne sono andati?" Prosegue lui. Molly ci pensa, ci riflette attentamente, si avvicina a lui e si piega per controllare il suo orologio da polso. Colin è imperturbabile alla sua disarmante bellezza, la guarda solo per capire quando mente e quando dice il vero. Non prova emozioni, sentimenti, né attrazione nei suoi confronti. Questo offende tremendamente Molly, anche se attrarre Colin è l'ultima cosa che desidera. "Venti minuti fa, più o meno."
"Hanno detto dove andavano?"
"No. Ma mi sembra che parlassero della vecchia zona industriale. Il quartiere a luci rosse."
Si solleva, l'omone, s'alza sulle sue gambe, mostrando tutta la statura e guardando la bionda dall'alto. Poi pone quella che suona come l'ultima domanda dell'interrogatorio. "Qualcuno oltre te ha riconosciuto la ragazza?"
"Non saprei, ma se l'hanno fatto non erano interessati alla ricompensa."
Un'intuizione che pare logica, che Colin avrebbe potuto far da sé.

"Sei una brava ragazza, Molly."
Suona tremendamente male, fa accapponare la pelle quel mormorio, quella calma e quel debole sorriso gentile. Ora a pochi centimetri dal viso del sicario, la ballerina ne può sentire l'odore, ne può sentire persino i pensieri. E la sola idea che possa aver sentito bene le fa ritorcere le budella. Ha fatto tutto ciò che voleva, gli ha detto tutto ciò che chiedeva. Come può esser questa la ricompensa?
"Dovresti sapere, però, che detesto esser preso in giro."
"Cosa?" Scossa dal panico richiede ansimanti spiegazioni, ma Colin non gliene dà mezza. È la corda a parlar per lui. Striscia fuori e si arrotola attorno alla gola bianca, ricordando al ventenne l'esile coniglietto della sua infanzia. La guarda negli occhi mentre stringe la preda, la priva d'aria portandola ad inginocchiarsi. Lo fa tanto per fuggire alla corda quanto per l'affiancamento. Crolla, spalancando le labbra per riprendere aria, come se tornasse sul pelo dell'acqua per non affogare. E sul volto di Colin vede la spaventosa serietà di un tormentato serial killer.
"Giuro. Ti pre... ti prego. Lo giuro." La patetica supplica sfugge tra le labbra per miracolo, mentre il giovane Kray perde i contorni. Le mani della donna si stringono attorno agli avambracci, ricercando aiuto dallo stesso omicida. Eppure, non chiedetele come... funziona.

Colin lascia andare Molly all'improvviso. Lei cade all'indietro, con una mano a massaggiare lì dove sa che rimarrà il segno e riprendendo violentemente fiato. Il fischio alle orecchie finisce, ma nessun oggetto nella stanza accenna a riprendere una forma definita. Ci è mancato poco, altri due o tre secondi e avrebbe perso conoscenza.
Colin ripone l'arma nella tasca, la nasconde ben bene e nemmeno degna Molly d'uno sguardo. Si dirige verso la porta. Poco prima di aprirla si ferma, non si gira di un millimetro e conclude la sua visita con un inquietante saluto.
Una promessa che echeggia nella mente della bionda, un ricordo che causa un terremoto

"Cosa credi che sia, quello scalpitante rumore di lancette?"

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