cinquantaquattro

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"Quasi finito. Quasi finito. Ho quasi..."
"Finito. Sì, lo so. Sta' tranquillo, mi metti agitazione. Fai ciò che devi fare, so bene che richiede tempo."

Henry guarda Colin con espressione incredula. Davvero lo sta rassicurando sulle tempistiche? Con Winston aveva perso l'abitudine, anzi, forse nella sua vita non era mai stato trattato con riguardo, seppur così minimo. Che questo provenga proprio dal diavolo di Dustville è ancor più sconvolgente.

"Sì, però non perderlo a fissarmi!" Quel rimprovero è sufficiente a Henry per rimettersi a lavoro. Poi Colin mormora tra sé e sé un "Ci mancava lui... che cazzo ha la mia faccia?" motivo di dubbio. È una domanda che precede la mano che scivola sul volto in cerca di un'anomalia. Capiva che fossi tu a tenerlo d'occhio e nemmeno gli dispiaceva ad essere onesti, ma quel ragazzino... è un po' troppo, no? Prima di allearsi con te la gente a malapena si azzardava a incrociare il suo sguardo. Quella stronzetta bionda, non vedo l'ora che se ne vada, riflette Colin mentendo a sé stesso. Sì, perché è consapevole, in fondo, di aver fatto l'abitudine a quell'irritante cambio di programma. I piani erano altri, prevedevano la tua morte, su questo non ha mai avuto dubbi e tutt'ora spera di metterti le mani attorno al collo. Solo che... è confuso l'obiettivo.

Nemmeno si accorge di allentare il colletto della camicia, sciogliere il primo bottone e accumulare aria nei polmoni. Fortunatamente non ci fa caso nemmeno Henry, o almeno così sembra, ma l'innalzamento della temperatura corporea causa in Colin maggior disagio. "Bastarda." Sussurra tra le labbra, strozzando la parola con la stessa intensità con cui strozzerebbe te.

"Hai detto qualcosa?" domanda incerto Henry, sollevando timidamente lo sguardo. Colin scuote la testa e torna a sorvegliare il corridoio. Si è distratto... non è da lui. Non l'avesse mai fatto. Tempo di girarsi verso la porta socchiusa, che essa si apre del tutto. Uno spilungone incravattato si palesa sulla soglia. Dietro di lui due uomini di media statura, uno col volto sfigurato da una lunga cicatrice sull'occhio, l'altro dalle sembianze da novellino. Due antipodi capitanati da un sorpreso e divertito predatore che Colin non fatica ad associare a Sōsuke. Il primo pensiero va a te: se lui è qui, allora chi c'è con voi?

"Guarda, guarda. Un Kray dritto nella tana del lupo. Ti facevo più furbo... più vigliacco, come tuo fratello. Quando vi ho visti dalle telecamere di sorveglianza," una frase che i due non si aspettavano di sentire, credevano di averle disattivate preventivamente, "quasi ho temuto di soffrire di allucinazioni. Ritenevo questa visita impossibile... e invece, siete proprio qui, in carne e ossa. Sorprendente! Lasciate che mi congratuli per il vostro fegato."

Con una mano sul cuore e un inchino del capo, il sarcasmo del moro si fa ancor più chiaro... come se ci fossero dubbi. Colin non accenna a indietreggiare, fa da scudo a Henry, creando una barriera con il proprio corpo. E dunque Sōsuke non esita a testare la sua solidità, scagliandogli contro – senza troppe cerimonie e con un solo gesto della mano – i due uomini in piedi alle sue spalle.

Scarface si fionda con impeto, non calcola la distanza né le conseguenze e sottovaluta la rapidità di movimento che possiede Colin. Grosso e alto com'è forse reputa improbabile si accovacci con tanta facilità. Ma è ciò che accade: Colin si abbassa dinanzi al pungo, colpisce con la spalla l'addome dell'avversario costringendolo a piegarsi in avanti. Il novellino attacca sul lato sinistro, ma il Kray lo prevede e, fluido, torna a farsi grosso con un gancio che gli colpisce la mascella. Può sentire i denti stridere, forse persino rompersi con quella cannonata, ma il ragazzo non si lascia intimidire.

In tutto ciò, le mani di Henry tremano ma non frenano il loro operato, anzi, intensificano il rumore dei tasti. Sōsuke non sembra curarsene, forse non lo vede come tu e Colin non l'avevate visto nell'appartamento di Uvula. Ciò rincuora il suo alleato che, coinvolto nel combattimento, non ha modo di impegnarsi ad aiutarlo ulteriormente.

Gli arriva un calcio, un altro, un terzo e poi vede il scintillio di una lama uscire dalla tasca di Scarface al quarto della serie; l'attacco è quasi sincronizzato, giunge spietato ma tagliandogli appena la camicia e nulla di più. Approfittando di quella sincronia, afferra il torace del ragazzino e lo ribalta di schiena, stringendolo a sé e facendosi da parte per schivare l'ennesimo attentato; è un attimo che il braccio strisci attorno alla sua gola, tenendolo immobile in una morsa letale. I piedi dell'avversario strisciano sul pavimento. Il Kray sfila dalla cintura del novellino la pistola di piccolo calibro, puntandola contro la fronte di Scarface e sparando un colpo dritto in mezzo agli occhi. Il silenziatore rende quello sparo appena un fischio. Il novellino sobbalza, si divincola, ma ormai è troppo tardi. E mentre il corpo del collega crolla a terra, il suo mento si solleva irrimediabilmente, costretto dalla pinza formata da bicipite e muscolo brachioradiale. Il collo si spezza quasi subito con un profondo crack, ricordando il guscio di una noce.

Anche il secondo corpo cade. Ma Sōsuke non sembra subirne il lutto, anzi, ne sembra soddisfatto. Colin non mostra confusione sul volto, si aspettava tanto cinismo e di certo è l'ultimo a potersi scandalizzare. Appare più... scocciato. Se quello era un test, quand'è che si fa sul serio e si chiude la faccenda?

"Ha scelto un ottimo alleato a proteggerla." Conclude Sōsuke battendo le mani tre volte, in un ritmo lento e inquietante. Il suo accento giapponese marcato catapulta Colin in un film horror orientale. Non ha brividi di terrore, però; prova solo un forte senso di disgusto, una nausea indomabile nel sentirgli pronunciare certe parole.

"Non ha bisogno di protezione. Puoi starne certo." 

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