cinquantuno

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Vi ha dato molto più di quanto tu, Colin e Vasilisa vi aspettaste. Nonostante l'iniziale scetticismo, Uvula vi ha dimostrato ampiamente di meritare quantomeno parte della vostra fiducia. "Ho incontrato Sōsuke Yokumura." Ha cominciato così, per poi concludere con "Vuole un incontro con le due Yoshima, nessun altro deve interferire." Infine vi ha spiegato il perché della ferita, dicendovi che gliel'avesse procurata per darvi qualcosa a cui credere, convinto che avrebbe mentito e vi avrebbe detto di esser riuscita a scappare dai suoi uomini durante il rapimento.
"Difficile crederlo." Ha contestato Vasilisa, soffocando una spavalda risata.
"Ha previsto questa tua risposta. Solo che pensava l'avresti detto di lui e che avresti sottovalutato i suoi uomini."
"Un classico di Sōsuke, crede di avere il pene più grande di Tokyo. Be', per me è pulita, mi sembra tutto torni."

Al contrario, in Colin non hai notato la stessa convinzione. È da quando avete lasciato l'appartamento di Uvula che gli lanci delle occhiate sospettose, indaghi sul suo umore quasi potessi estrapolare i pensieri dal cranio con delle pinze.
"Comincio a pensare che Fitzgerald ci abbia visto lungo. Mi fisserai ancora per molto?"
La domanda che ti pone ti schiaffa in faccia un'espressione ebete e colpevole, una bambina colta con le mani in pasto al barattolo di marmellata. Se non avesse riso della tua reazione, non ti saresti mai sbloccata da lì.
"Che schifo." Mormori accertandoti che possa sentirlo.
La sua risata vibra appena più forte, giungendo alle tue orecchie come un'irritante melodia. "Non farmi una colpa del tuo pessimo gusto."
"Che ne sai del mio gusto?"
"Dwight mi è più che sufficiente."
Ancora? Non puoi credere che l'abbia ribadito. "Allora è proprio un vizio!" affermi contrariata, alzando il tono della voce. Fortuna vuole che siate soli, in una delle stanze del vostro rifugio. Avete lasciato gli altri tre da Uvula, a farle da guardia in caso la Yakuza tornasse a farle visita. La maggioranza – lei compresa – ha concordato sul fatto che non fosse furbo portarla a casa di Colin. Così, ora è come esser tornati indietro di un giorno. Nessuno vi disturba, siete soli coi vostri cambi d'umore repentini e i soliti sospetti che avete l'uno dell'altra. Ma stavolta il suo sospetto non è direzionato a te.

"Qualcosa non quadra." Riprende Colin, guardando dinanzi a sé perplesso, prima di ripuntare gli occhi scuri su di te. È seduto ai piedi del letto, mentre tu cambi la benda medica al suo braccio. Ti sei stranamente offerta di aiutarlo, di ritentare ad essere cordiale e materna con lui. Ti vengono i brividi a non esser insultata sui tuoi metodi per più di cinque minuti, ti aveva abituata diversamente. "Uvula è troppo turbata, sta nascondendo delle informazioni."
"Credi sia una trappola?" ci avresti scommesso. Penseresti sia classico di Colin sospettare di tutti, ma in quel caso specifico non hai nulla da ridire: la conosce bene e finché siete dalla stessa parte ti fidi di lui.
"Credo sia rischioso assecondare Sōsuke. Volete andare dritte in bocca allo squalo."
"Se quel che dice mia madre è vero, non ci farà mai del male."
"E se non lo fosse?"
Accigliata e divertita, chini il volto di lato con un sorrisetto beffardo. "Ti preoccupi per me?"
Questa te l'ha servita su un piatto d'argento. Ricordi bene il momento in cui, trascinandolo fuori dal Red Time e riservandogli un minimo di premura, ha osato rinfacciarti la preoccupazione che stavi dimostrando. Ora finalmente puoi rigirare la sua stessa domanda come faresti con un'arma, impugnandola per il manico e ferendolo nell'esatto istante in cui hai letto nei suoi occhi il riconoscimento di quella battuta. Il sorriso che vi scambiate è tra i più pacifici del vostro repertorio.
"Ah sì, be', molto maturo da dire in questo frangente." Ti rimprovera lui, amichevolmente.
Ma tu non gli lasci la soddisfazione di una confessione verbale delle tue intenzioni. "Che c'è? Sembri preoccupato, è una domanda lecita."
"Non con quello sguardo."
"Quale sguardo?"

Sai benissimo quale, non c'è bisogno che risponda e difatti non lo fa. Rimane a guardarti, curioso chissà di cosa, ripiazzando tra voi quel silenzio che ormai sembra legarvi senza possibilità di scampo. Non senti più alcuna briciola di pazienza, di calma. Non ne puoi più di quei silenzi pesanti e carichi di tensione. Con un sospiro oggi ti fai indietro tu, non attendendo l'ennesimo salvataggio esterno e riportando l'attenzione sul braccio che riprendi a bendare. Anche Colin torna sui binari, noti persino una leggera fatica in quell'azione, riprendendo l'argomento da dove lo avevate interrotto per quell'inutile siparietto. "Se va storto qualcosa e ti perdo, ho perso la città per sempre. Dwight non lo schioderà più nessuno dal trono, se non la morte. E sarà tutto finito."
"L'alternativa è rimanere fermi allo stesso punto." Ribatti tu. E forse l'hai convinto... o forse no. Ma la sua conclusione desta non pochi dubbi, sorprendendoti e facendoti accennare una risata che sei certa non sia passata inosservata.
"Farò un'eccezione e mi fiderò." Dice. Ma mente. È folle se crede che tu non lo capisca. 

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