trentadue

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State per incontrare "l'amico in comune", colui che avrebbe avuto il compito di far arrivare il messaggio a tua madre. Il solo scenario continua a terrorizzarti, a renderti inquieta, ma vuoi andare fino in fondo ora che sei in pista con entrambe le scarpe. Così avete lasciato il vostro colorato rifugio per tornare nel pieno della metropoli, laddove grigio e nero continuano a regnare, dove il caos e il pericolo si annidano in ogni angolo, ma non nella Dustville in cui hai sempre vissuto. La vostra destinazione può rivelarsi più sicura o più insidiosa, a seconda della vostra fortuna e della vostra accortezza: West Town, la vecchia zona industriale in cui Eden t'aveva portata da poppante e poi da ragazzina. Lei aveva subito stretto amicizia con le donne a capo di quella zona, con la madre di Ophelia in particolar modo. E tu, fin da quand'eri una marmocchietta, ti sei avvicinata a uno specifico gruppo in cui avevi conosciuto Polly, Ginger, Tiffany, Ellen e tante altre, crescendoci assieme. Ti piaceva quel posto, ti piaceva il matriarcato che vigeva, il potere che quelle donne meravigliose dimostravano di avere. Eden te l'ha detto più volte: tua madre avrebbe voluto che le conoscessi.

Eppure, oggi non avresti dovuto incontrarle. Non erano contemplati atteggiamenti amichevoli, ammiccanti o gesti che attirassero l'attenzione su di voi. È rischioso stare lì, estremamente rischioso tanto per l'alleanza di Dwight con le prostitute – sempre che sia ancora in atto – quanto per la presenza silenziosa della Yakuza.

Con una parrucca nera sul capo, un paio d'occhiali da sole per nascondere le luminose iridi e la katana ben nascosta nella custodia d'un lungo sassofono, accompagni un incappucciato e occhialuto Colin fino al luogo dell'incontro. Giunti dinanzi all'appartamento, le nocche sinistre del ragazzo bussano una volta, poi due e poi ancora una contro il legno della porta. Sul campanello leggi un nome: "Golden Uvula", ugola d'oro.

Ed eccola, una donna in una setosa vestaglia nera che le fascia il corpo fino a metà coscia, armata di un decolleté a "V" vertiginoso e decisamente non utile al fine di nascondere la piramidale forma dei suoi seni. Il caschetto nero che porta le inquadra il viso in modo delizioso. E ai piedi il tocco di classe di due ciabatte dotate di pelo bianco. Ti chiedi se provenga da un coniglio scuoiato, perché sembra sofficissimo.

Golden Uvula vi fa cenno d'entrare e mettervi comodi, poi si porta il lungo bocchino equipaggiato di sigaretta alla bocca, aspirando più fumo di quanto credevi entrasse in quei polmoni. Colin attende che tu lo preceda e dunque fai come dicono, sedendoti al tavolo che indica la donna in religioso silenzio. Il tuo alleato ti segue, prende posto sulla seconda sedia, attorno al tavolo rotondo e in metallo nero laccato. È così freddo al tatto... già lo detesti, eviti di toccarlo più del necessario.

"Tu ti fidi?" Sussurri quella domanda all'orecchio di Colin, mentre la donna chiude a chiave la porta, inserisce la catenina e poi si dilegua nel cucinino per prendere la caraffa col caffè pronto. È lei a risponderti, sebbene tu non sappia come possa averti sentita.

"Lui non si fida di nessuno. Ragiona come una donna, è furbo: non ci avrei fatto sesso fosse stato uguale agli altri." La sua confessione ti dovrebbe sorprendere, ma hai smesso già da un pezzo di ragionare in un'ottica che vada oltre la letale schiettezza del tuo ormai coinquilino. Così non ti destabilizza scoprire che si sia circondato di persone simili a lui. Ciò che piuttosto ti perplime è il tono in cui pronuncia il fatto, tornando da voi e lanciando un'occhiata languida al tuo corpo seduto.
"Preferisce le donne." Chiarisce Colin con naturalezza. Ora ti è chiaro perché t'abbia squadrata. Reprimi un sorrisetto sulle labbra, ma sei certa lei lo noti: se te lo chiedesse non negheresti di provare quella bizzarra e femminile sensazione di fierezza, quasi volessi provarci con lei per godere del solo potere di riuscirci.

"Per questo aiuterò te e tua madre. E perché Dwight mi sta sul cazzo." Aggiunge lei, sedendosi davanti a voi e versando nelle tazzine il caffè preparato. Acquoso... così americano da farti venire mal di stomaco solo a guardarlo.

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