ventotto

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Corre Henry il mariolo lungo il vicolo buio. Un bidone dell'immondizia attira l'attenzione dei due bestioni, cadendo rovinosamente al suolo e identificando la posizione del magrolino fuggitivo agli occhi degli inseguitori. "Sta lì!" Afferma Zac a Danny, dandogli una gomitata e indicando il vicolo.
Henry, aggrappato al muretto in fondo alla stradina, intenzionato a scavalcarlo, gira la testa per guardare nella loro direzione e trema... trema come una foglia.
I due schiacciano le pesanti suole a terra, ben distanti tra loro per via della stazza imponente e, raggiunta la vittima, afferrano la cintura del moscerino allontanandolo dalla sua unica via di fuga.

"Ehi, mariolo! Ci devi i polli!"
"I soldi, non i polli, cretino!"
"E che ho detto io? I polli! Ci devi i polli!"

È una scena che ha del surreale. A Henry, che sarà pur smilzo e truffaldino ma dotato di un'abile lingua, sembra di esser finito nel peggiore degli incubi. Un po' se l'era cercata, no?! È rinomato in città per la sua cleptomania; un demone, quello, di cui ha provato a disfarsene in ogni modo. Eppur non riesce. Si domanda tra sé e sé come ne uscirà ora, circondato dal muro alle spalle, in un vicolo cieco, e dai due criminali davanti. Henry si raggomitola nell'angolino, terrorizzato all'idea di esser trasformato in uno stuzzicadenti. E mentre loro litigano su come si pronunci l'oggetto da lui rubato, il mariolo – così soprannominato per ovvi motivi – nasconde la faccia nel collo del maglione. Entrambe le braccia fanno da scudo a quella tartaruga.

"Si dice soldi." Sente Henry. Ma la voce... quella voce. Non appartiene a nessuno dei due bifolchi, no, è fin troppo quieta, serena, pulita, elegante. Che debba guardare? Non esiste, Henry non uscirà da quel luogo sicuro fino a che non avvertirà silenzio e immobilità attorno a sé. "E questo mandarino chi cazzo è? Tu lo conosci, Danny bello?"
"Mandarino?" Ripete l'altro, confuso.
"Mandarino, sì! Daddy! Insomma, quel figuro!"
Danny ha bisogno di rifletterci, non capisce che diamine stia dicendo l'amico. Sarà l'uomo all'entrata del vicolo a tradurre per lui, comprendendone il significato. "Damerino, Dandy, figurino. Qui qualcuno non sa parlare."

Zac, il più scemo della coppia, sembra persino prendersela. Chissà quanto l'avranno preso in giro, si vede ch'è sensibile all'argomento e al "damerino" quasi si spezza il cuore a pensare a un piccolo Zac preda dello scherno dei compagni di classe. Danny invece sembra appena più sveglio.

"Io non frequento damerini, Zac."

Lo afferma Danny stesso, serio e minaccioso nei confronti dello straniero. Il damerino muove dunque qualche passo, togliendosi da sotto la luce del lampione e insinuandosi nel buio del vicolo. Ora, paradossalmente, l'ombra che il cappello gli aveva creato sul viso si sposta lasciando intravvedere qualche lineamento: qualche ruga scava la pelle, ciuffi di capelli castani spuntano da sotto il borsalino e un sorriso sghembo toglie almeno dieci anni all'affascinante cinquantenne. Ma sono gli occhi verdi a farla da padroni. Sono due torce nella spenta città di polvere. Uno così può esser solo un Kray o un forestiero.

"Senti forestiero, quel moscerino ci deve dei soldi." Tenta Danny ad approcciare in modo deciso ma diplomatico per non far scoppiare una rissa. D'altronde, che gli frega di chi viene percosso tra le strade di Dustville? Mica è uno sbirro e, anche se fosse, non sarebbero affari suoi in ogni caso.

"Ho sentito." Afferma placido lui. "Ma non potete toccarlo."

I due si crucciano, attendono in silenzio di realizzare se ciò che hanno sentito sia vero o se sia solo una barzelletta e quando Danny scoppia in una fragorosa risata, Zac lo segue a ruota non capendone nemmeno la ragione. "E chi l'ha detto? Tu, damerino?"

"No, io no." Nega l'uomo con un cenno di dissenso del capo, inarcando le sopracciglia e serrando le palpebre per un lungo e teatrale sussurro. "Lo dice lei."

È allora che indica alle loro spalle; i due si voltano come da lui consigliato e dinanzi agli occhi, appollaiata in cima al muretto, gli si presenta un'apparizione. Non hanno mai visto donna più bella di quella... d'altronde, come potrebbero dei bifolchi?
I colori su di lei sono sgargianti, la cascata bionda di capelli è niente in confronto al blu glaciale dei suoi occhi. E la custodia della katana che si tende dietro la sua longilinea schiena è del bianco più intenso che Dustville abbia mai conosciuto, brilla di luce propria. Persino le vesti, per quanto siano state chiaramente scelte per non dare nell'occhio, vivono di un nero così lucido da renderla oltremodo straordinaria. Eppure, quello non è un posto per donne e, sebbene Danny abbia già capito di non poter dibattere, Zac non mette a freno la lingua.

"Questa è scappata da West Town!"

Oh, la donna non approva quel tono di voce. Perché mai vivere a West Town dovrebbe risultare offensivo? Alla bionda sembra anzi motivo di vanto: la gerarchia presente in quella zona della città è lodevole e il modo in cui aveva visto le donne spalleggiarsi le une con le altre le ricordava quasi casa sua.
La bionda china la testa di lato, come un tenero cagnolino intento a comprendere ciò che dice lo stupido umano. E dunque Zac trova pane per i suoi cinque denti. "Non parla inglese, guarda Danny bello!"

Si fa beffe di lei, come se potesse parlare di padronanza linguistica. Ma basta poco a zittirlo; la vista dei due kunai bianchi fermi come artigli tra le dita della donna, porta entrambi a deglutire all'istante. Sembrano quasi riconoscere quelle armi. Ci sarebbe da chiedersi se sia per la Yakuza o per la fama che ultimamente Nana Yoshima ha acquisito. Le lame sono scivolate fuori dal cinturino, appena sotto la gonna e ad altezza coscia, con una velocità fulminea che i loro lenti occhi non hanno nemmeno visto. A loro, poco attenti e abituati, è sembrato più un gioco di magia. Solo il damerino poco più avanti è stato in grado di tracciare il movimento ed è sempre e solo a lui che spetta il privilegio di assistere a quello seguente. Gli omoni, ancora sbalorditi dal primo numero, avvertono solo un rivolo di sangue scivolare lungo il naso. Dopodiché, il buio pesto.

Henry decide d'uscire dal collo del maglione solo quando sente i due armadi crollare a terra, ma ci mette un po' a trovare il coraggio d'aprire gli occhi. I suoi eroi gli danno tempo, lui finalmente si guarda davanti e un conato di vomito lo rapisce.

Zac e Danny giacciono sul pavimento lurido con facce da pesci lessi e un kunai ciascuno conficcato sulla fronte. Henry si chiede quanto debba esser stato forte quel lancio per oltrepassare la scatola cranica. Non vuole nemmeno risposta.

Poco più in là, in piedi, vede il cinquantenne in attesa di una sua risposta. Gli è stato detto qualcosa? Il mariolo non lo sa, ormai sente solo acqua premere contro le sue orecchie, un ambiente ovattato che non riconosce.

"Niente per niente, ragazzino!" Afferma con voce squillante una donna che scende dal ciglio del muretto. È lì ch'è stata tutto il tempo? Come un gatto? "Ci sei debitore. Ma sei fortunato! So già come dovrai sdebitarti."

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