"Hai tutta Dustville contro. Se ti trovassero, farebbero qualunque cosa pur di portarti da Roger Kray... viva o morta. E senza di me, non hai dove nasconderti."
Solo ora ne comprendi il significato, spoglia dinanzi agli occhi affamati dei passanti. Avresti ucciso chiunque pur di tener cara la pelle, sì, ma tentar di sterminare mezza città sembra eccessivo e amorale persino a te. Hai così cominciato a camminare a testa bassa, a passo svelto, percorrendo i vicoli con talmente tanta rapidità da non far in tempo a sentirne nemmeno gli odori o i rumori. Seppur in allerta, la paura prende il sopravvento. E non si tratta di certo della paura di morire, ma della paura di non trascinare Roger Kray all'inferno assieme a te.
Hai abbandonato Colin nel motel e, anche se avessi voluto avvisare della presenza di un ferito nella stanza 101, non avresti potuto poiché il baffuto signore alla reception sembra essersi volatilizzato. Penseresti sia andato in bagno o nello stanzino dove Dwight e lui avevano parlato a inizio serata, ma un brivido ghiacciato da spalle a nuca suggerisce un epilogo ben diverso. Chi glielo dice ora a moglie e figlia? Ecco, questo che avverti ora è senso di colpa. Avevi deciso di discostarti da tale condanna, ti eri forzata a spegnere ogni genere di emozione che ti facesse sentire male, ma l'immagine di una bambina in lacrime piega anche te.
Rallenti, barcolli come ha barcollato il corpo del nemico sopra al tuo, eppur non crolli a differenza sua. Ti fiondi nel primo locale che incontri sulla strada. Non ti va di lusso, è un supermercato dotato persino di videocamere di sorveglianza. Sai già chi le gestisce, a chi giungeranno quelle registrazioni. Ma una donna come te, con una succosa taglia sulla testa e le mani occupate da katana e kunai, non passa inosservata in ogni caso, non serve rivedere le immagini per intuire chi tu sia."Guarda mamma! Te l'avevo detto che è viva!" È così raro incontrare dei bambini nel buio di Dustville che sobbalzi dinanzi alla sua squillante voce. Quando però ti arriva il significato di quelle parole, sulla tua fronte si formano delle piccole rughe. Parla di te o ti ha scambiata per tua madre? Il dubbio sorge spontaneo, è inevitabile, ti paralizza. Se un marmocchio così basso riconosce la volpe bianca, quante voci girano ancora su di lei?
Sebbene la madre lo costringa a nascondersi dietro le proprie gambe, tu ti avvicini senza alcun timore in cerca di un confronto. La testa china di lato, la katana lungo il braccio destro e i kunai nella mano sinistra, la schiena dritta e le palpebre socchiuse a formare due fessure sottili: stai studiando quel bambino come farebbe un robot alla scoperta della propria coscienza, è come se all'improvviso avessi la realizzazione più importante della tua vita.
"Che hai detto?" Domandi al bambino che, contro il volere della madre, sembra tendersi verso di te.
"Hai cambiato la spada!" Risponde lui indicandola, con le guanciotte alte per far spazio a un radioso sorriso.
"Si chiama katana, moccioso." Il modo in cui lo correggi fa rizzare la schiena alla donna. Indietreggia, costringendo il bambino a fare lo stesso e portando i tuoi piedi a muovere un passo in avanti. Al di là del rimprovero appena fatto, sei ancora impietrita. Ma perché? Non penserai che l'abbia vista davvero? È troppo piccolo per averlo fatto. Eppure, non ha paura. Sembra quasi conoscerti, aver fatto amicizia. No, hai decisamente preso un granchio. Stai desiderando sia così, come se avessi tempo di fantasticare."È lì!" Afferma la commessa al banco, sovrastando i tuoi pensieri e puntandoti un dito contro. Un'orda di sbirri ti circonda. Ora sì che si fa interessante. Sono tanti, ne conti almeno una dozzina e continuano ad entrare, neanche fossi l'incredibile Hulk. Ti aspetti un carrarmato da un momento all'altro, ma quel che adorna il tuo viso è lo specchio del ghigno visto pochi minuti fa.
"Usa la kanata!" Suggerisce il ragazzino, sbagliando la pronuncia. Sembra lo faccia apposta ad irritarti, così con un ringhio infastidito lo correggi di nuovo.
"Katana!" E una volta fatta chiarezza, riportando gli angoli della bocca rivolti verso l'alto, sfili la nera lama dal suo fodero. "Puoi scommetterci che la uso."
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Il Filo Bianco
Ação𝘈 𝘋𝘶𝘴𝘵𝘷𝘪𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘢. È questa la violenta certezza che muove i fili della città. Chi la abita si è da tempo arreso al dominio di Roger Kray e alla corruzione che striscia tra pistole e distintivi. Dustvill...