È una danza lenta. Un cerchio di uomini in divisa si posiziona attorno a te, dietro e davanti agli scaffali. E tu, poco lontana dalla cassa del supermercato ti rendi sempre più conto di come stiano le cose: dovresti atterrarli tutti per fuggire, ma per riuscirci dovresti schivare proiettili come hai visto fare in Matrix. Quanto desideri vestire i panni di Neo in quel momento, inarcare la schiena e muoverti a destra e a manca osservando le pallottole fluttuarti di fianco. Eppure, per quanto difficile, da quella situazione devi uscire, costi quel che costi.
Con un ginocchio tieni l'equilibrio accovacciata sul pavimento, posizioni la stoffa nera stesa a terra esibendo i kunai ai presenti. Ne agganci quattro alle dita, infilandole negli anelli del manico, improvvisandoti una piccola versione bionda di Wolverine e infine ti rialzi con la katana ben salda in una mano. Armi da fuoco o no, non ti saresti fatta catturare senza aver tentato.Pronta al peggio agiti la lama tagliando l'aria circostante, i poliziotti non arretrano. Ti puntano ancora le pistole, ogni mirino della stanza è su di te, così come lo sono i grandi occhioni del bambino alle tue spalle, ormai nascosto tra due divise e la madre sotto shock. Confida in te, è convinto che tu ce la possa fare, crede nelle tue abilità da combattimento più di quanto faccia tu stessa. Puoi avvertirne il tifo, l'unico presente nel raggio di venti metri.
Con l'impugnatura ben salda nel palmo, ora in procinto di scattare in avanti, un gesto collettivo e perfettamente sincronizzato ti fa sobbalzare. Le pistole vengono riposte nelle fodere, la sicura inserita, le schiene dei presenti sollevate in una posa di neutralità. "Che cazzo succede?" ti domandi con espressione interrogativa sul volto. Esprimi la tua perplessità e lanci un'occhiata alle armi che scalpitano tra i tuoi palmi, desiderose di spargere un po' di sangue. Non le riponi, convinta di doverle usare a breve in ogni caso. Non credi ti stiano lasciando andare, né che siano dalla tua parte: i poliziotti sono lì per un motivo e ormai è chiaro che qualcuno li abbia chiamati già da tempo, da prima che scappassi a piedi nudi dall'hotel e non solo in seguito alla tua entrata nel supermercato."Comincia a mancarmi Bobby." Affermi tra te e te, a labbra quasi serrate. Ma nemmeno il nome della bestia numero uno dei Kray riesce a muovere in loro un'emozione. Somigliano a zombie- no, a cyborg! Ecco cosa ti ricordano. Sei finita in quel videogioco su Detroit che avevi visto spopolare nell'unico game shop di Dustville. Dev'essere così, non trovi altra spiegazione. "Sapete almeno parlare? Anche dei versi mi vanno bene." Ma i poliziotti non proferiscono parola neanche dinanzi alla tua puerile provocazione. Be', quanto meno ti guardano, esprimono una vaga coscienza.
Prima che tu possa basare su quelle brutte facce una conversazione - o meglio, un monologo - è una voce femminile a sovrastare l'ambiente. Il supermercato si congela, il bambino con la madre spariscono tra gli scaffali e aggirano quel caos uscendo più velocemente possibile. Tu ancora non vedi la proprietaria di quella voce, ma deduci sia da lei che la gente sta scappando."Non avercela con loro. Seguono gli ordini." Ha detto, accompagnata dai tacchi sul lucido pavimento. Ed eccola lì, che spunta da dietro la spalla di un poliziotto facendo la sua entrata. Con lei non chiedi tempo per ricordare chi sia, è decisamente più famosa dei suoi figli, Martha Kray. Nell'ambiente circostante si alza un vento elettrico. Capisci immediatamente da chi abbia preso Colin Kray, da chi avesse ereditato il potere, la fierezza, la letalità. Ti senti esposta a una preda in grado di lasciarti agonizzare, di giocare con la tua carcassa. Dunque forse non è stato adottato da quell'imbecille di Roger.
"L'ordine era viva o morta, in realtà." Tieni a precisare tu, masochisticamente. Te ne penti un istante dopo, ma riesci tantomeno a nasconderlo. E dunque il quesito rimane: non vogliono ucciderti? Qual è il loro obiettivo?
Ti risponde Martha poco dopo, arrestando la sua entrata nel cerchio di uomini, costringendo uno di loro a tirarsi indietro. "Quello era l'ordine di mio marito." Afferma contro ogni aspettativa, con un sorriso e sguardo ben affilati. "Io ho altri piani."
Un nemico di sesso maschile, nel tuo immaginario, è più facile da combattere e da gestire. Roger è la tua nemesi, sì, o almeno il simbolo di essa. Ma con lui sei sopravvissuta a causa della sua pietosa e impaziente avidità. La moglie, silenziosa e distaccata dalla voce del marito, fa contorcere il tuo intestino come t'è accaduto nella stanza d'hotel e alla reception. S'aggroviglia in un nodo doloroso, mentre il dubbio si palesa sul tuo volto: che sappia di tua madre? Se Colin somiglia davvero a lei è un'eventualità da non sottovalutare.
"Se pensi che verrò con te..."
"Cosa? Cosa mi succede?" Ti interrompe la Kray, facendosi chiaramente scherno della tua ignoranza. "Non pecco di superbia, so che non verresti con me se possedessi facoltà di scelta. Per questa ragione mi sono assicurata che avessi ben altri stimoli per seguirmi."
Così detto, uno degli sbirri in seconda fila si avvicina a te con un dispositivo elettronico in mano. Lo schermo acceso mostra diverse stanze in movimento: una sala affollata di gente e un casinò sull'angolo destro, noti poi un diner vuoto e altri luoghi che a mano a mano prendono forma nei tuoi ricordi. Sembra chiaro che quelle che hai di fronte siano le immagini delle videocamere di sorveglianza di un nightclub."Il Paradise* è uno dei posti più belli che io abbia mai visto. Non è solo un nightclub, è una casa in cui Vasilisa ci faceva sentire parte della sua grande famiglia. Ha curato ogni dettaglio assieme a Francesco, The Grim Reaper. Dormivamo lì: era una sorta di hotel di lusso e io, naturalmente, avevo la suite più bella. Lo vedrai con i tuoi occhi, tua madre verrà a prenderti e torneremo tutti a casa. Me lo ha promesso."
Eden credeva davvero a quelle parole. Non avrebbe potuto sapere che avrebbe trovato la morte tra le braccia del suo amato. E ora, nel vedere quelle immagini sotto il tuo naso, riconoscendo i luoghi da lei descritti anni fa ti senti morire dentro.
"Senza tua madre, il suo attento braccio destro, o anche solo senza il fidato Winston, lo storico capo della sicurezza di quella roccaforte, penetrare la tanto amata casa della volpe bianca ti assicuro sia diventato un gioco da ragazzi." La minaccia giunge alle tue orecchie con prevedibile ferocia. "Ma non avrò motivo di far saltare in aria l'intero edificio, se collaborerai."
Non ti è chiaro come l'esplosione accadrebbe, se con dei kamikaze o se delle cariche esplosive fossero state già nascoste all'interno del locale, ma dall'isolata Dustville non ti è concesso il controllo del perimetro. Hai le mani legate e l'unico concreto aiuto che puoi dare è quello di seguire le istruzioni di una donna malata. Donna che tiene a sottolineare, ancora una volta con orgoglio, quanto le sue intenzioni si distacchino da quelle di Roger. "Non ti porterò da quel cavernicolo di mio marito, non temere." Afferma con l'ennesimo sorrisetto. "Ti porterò in un posto più elegante, in cui potrai ricongiungerti con la tua cara mammina."*Paradise: nightclub situato a New York, sede della Molniya, il sottogruppo dell'organizzazione criminale che Vasilisa Yoshima aveva sotto il suo comando fino a vent'anni prima la vicenda.
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Il Filo Bianco
Action𝘈 𝘋𝘶𝘴𝘵𝘷𝘪𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘢. È questa la violenta certezza che muove i fili della città. Chi la abita si è da tempo arreso al dominio di Roger Kray e alla corruzione che striscia tra pistole e distintivi. Dustvill...