Non è facile perdere di vista Dwight. Col passare dei giorni si è rivelato degno di esser chiamato "mammina", sebbene tu lo faccia con un ovvio tono ironico nei suoi confronti. Lo fai ovunque ti capiti, purché gli rechi fastidio e questo dimostra solo quanto sia vero ciò che ti diceva Eden ogni qualvolta ne aveva l'occasione.
"Se hai preso i geni dal genitore giusto, sarai un bellissimo guaio proprio come tua madre."
Una spina nel fianco, la chiamava pure. A giudicare da quanto Roger Kray si danni l'anima a farti fuori, puoi affermare con orgoglio di esser cresciuta bene e no, non gli avresti dato pace fino a che non avessi ottenuto la tua vendetta. Dwight è della tua stessa opinione, così com'è dell'opinione di Eden: sei un gran guaio. Lo aveva ammesso, se ti aveva presa con sé era perché aveva bisogno di tutto quel caos che ti porti dietro, altrimenti le fondamenta della città di polvere non si sarebbero mosse di un millimetro. E ora, nonostante la stima e la necessità che lo direzionano nei tuoi confronti, la mammina ti ha abbandonata alla reception.
Sei decisamente un gran guaio considerando il motivo."Non posso, Dwight. Se vi beccano, io finisco in pasto ai maiali. Quelli non lasciano neanche le ossa. Chi cazzo lo dice a mia figlia e a mia moglie?" Quella era stata la protesta sussurrata con enfasi in faccia al tuo socio. Hai osservato la scena come una bambina davanti a due adulti che discutono del danno che hai appena combinato. Il danno non è un vaso rotto o un articolo d'abbigliamento macchiato, ma tu, la tua sola esistenza. Allora perché non te ne dispiaci? Perché non ti rattrista? Come fai ad essere ancora nel tuo mondo fatato e ignorare quella discussione?
"Parliamone. Ok?" E con quell'idea, Dwight e il signore baffuto alla reception si allontanano, si nascondono all'interno dell'anticamera, dietro il bancone, mentre mammina ti fa cenno di coprirti e non dare nell'occhio. Come se non sapessi badare a te stessa.
Si preoccupa più di te di ciò che potresti sentire, di quanto potresti rimanerne offesa, poiché in un mondo privo di colori come quello di Dustville, in quell'universo parallelo, in quell'angolo dimenticato da Dio, nessuno comprende a fondo quanto sia speciale essere una spina nel fianco.Appoggi i gomiti al piano in legno grigio scuro, mentre la punta della scarpa destra si incolla al pavimento, dando modo al tallone di dondolare a ritmo delle lancette che fluttua sul tuo capo. Il sonaglio appeso alla porta d'ingresso suona di lì a poco. Il chiasso del traffico si interrompe quando ella si chiude alle spalle dell'ospite, riportando un cupo e piatto silenzio nella saletta. Sono le suole gommate delle scarpe a risuonare tra le pareti, accompagnate dal fumo di sigaretta che invade prepotentemente le tue narici. Non ti azzardi a guardare negli occhi il nuovo arrivato, ma la tentazione è una morsa alla gola a dir poco soffocante. Hai già avuto quella sensazione, quel desiderio di avvicinarti al fuoco tanto da scottarti, ma al tempo stesso il terrore di guardarlo negli occhi e dovertene pentire. Non è Roger alle tue spalle, questo è certo: quel mollusco riesce a malapena a provocarti ilarità per quanto patetico sia. No, dietro di te c'è un'energia di gran lunga più devastante.
Si avvicina, entri nella bolla tossica del mostro cattivo in agguato, ne senti il respiro. È una buona notizia; se ha bisogno di ossigeno è mortale, è reale. L'intruso distoglie lo sguardo dalla tua carcassa paralizzata e tu deglutisci in attesa che raggiunga il bancone. Ci si appoggia con entrambi i gomiti, imitando la tua posa e portando i suoi lunghi artigli alle labbra per sistemare meglio la sottile stecca di nicotina che vi danza nel mezzo.Il silenzio è diventato sottile, fragile, potrebbe tagliarsi all'improvviso e spaccarti i timpani.
Con la coda dell'occhio osservi il mostro al tuo fianco. L'hai già visto, ne sei certa. Una presenza che si aggira per le strade più buie di Dustville, più di quanto faccia Dwight. Una presenza che non ti rassicura affatto e che finalmente proferisce parola."Si sa quando tornerà?" La sua voce vibra sul legno fino alle tue mani, risale le braccia facendoti rizzare i peli, per tuonare infine nelle orecchie. Non è così terribile, non ha nulla di crudele in apparenza, suona come la voce di un ragazzino malinconico. Non sai perché, ma puoi scommettere che ne abbia passate tante, che sia reduce di una gran guerra. Eppure, il suo tono ti arriva profondo, caldo, soffice... come quello di un serpente. Non vi è ruggito, non vi è pericolo, solo l'offerta di una mela.
"Presto." Risponde la tua voce rotta, increspata, flebile come quella di un agnellino al macello, consapevole di non aver vie di fuga. Ma a lui non interessa realmente ciò che hai da dire, né quando potrebbe tornare il baffuto signore che sta discutendo con Dwight. Lui sembra esser lì solo per farti sapere che esiste e che sa quando sei sola, priva delle difese di Dwight. Non che lui faccia la differenza, ma a giudicare dall'effetto che ha avuto quell'estraneo sul tuo organismo non si prevedrebbe una situazione vantaggiosa per te.
"Da quando ha messo su famiglia sembra aver perso la voglia di lavorare." Prosegue lui.
E tu cedi. Ti volti. Le tue iridi azzurre colorano il bianco volto del moro osservandone i lineamenti, marcandoli a fuoco nella tua mente. Gli occhi scuri di lui puntano le chiavi delle camere davanti a sé, nemmeno ti considera, ma non ce n'è bisogno, stai sudando freddo solo ad osservare il pomo d'Adamo salire e scendere lungo la gola, come se potesse inghiottirti in un sol boccone.
L'intera sala si congela dinanzi a quella che a mano a mano prende le sembianze di una velata minaccia, persino le lancette smettono di far eco. Il silenzio vi scivola addosso di nuovo. L'unico ad avere il potere di muoversi, neanche a dirlo, è lui.
Le tue pupille fissano inermi la fossetta che si scava sulla sua guancia e l'angolo delle labbra che si solleva lentamente. Che sappia qualcosa che tu non sai? Che si sia accorto di come lo guardi? O che, addirittura, sappia leggere i tuoi pensieri? Qualunque cosa sia, il ragazzo si toglie la sigaretta dalla bocca e volta il capo. I due buchi neri nelle sue orbite oculari risucchiano il rosso delle tue labbra lasciandovi uno spoglio rosa tenue, per poi incontrare il tuo sguardo. È come sporgersi da una crepa che affaccia all'inferno. Non sei mai stata più curiosa, attratta e terrorizzata nella tua breve e intensa vita."Le consiglio la stanza 101. Ha una vista spettacolare." Afferma con aria amichevole, prima di aggirare il bancone e armarsi della chiave 120. L'etichetta metallizzata brilla nella sua mano prima di esser nascosta nella tasca dei pantaloni. La sigaretta torna a riposare tra le labbra del ragazzo e tu, come un pesce all'amo, continui a seguire i suoi movimenti. Il corpo si tende verso di lui, appeso a un filo. Fa quasi male quando salendo le scale fa ripiombare l'hotel nel presente.
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Il Filo Bianco
Action𝘈 𝘋𝘶𝘴𝘵𝘷𝘪𝘭𝘭𝘦 𝘭𝘢 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘪𝘻𝘪𝘢 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘢. È questa la violenta certezza che muove i fili della città. Chi la abita si è da tempo arreso al dominio di Roger Kray e alla corruzione che striscia tra pistole e distintivi. Dustvill...