Capitolo 47.

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Alex's Pov

-"Abbiamo un problema." Dissi mentre Chris mi guardava con gli occhi spalancati. Comprendevo quello sguardo, non credo mi avesse mai vista più preoccupata di così. Mi fece cenno di continuare a parlare.

-"Quel furgone. Non riuscivo più a darmi pace, sentivo che quella sigla mi ricordava qualcosa. Poi, fortunatamente, ho visto che la targa era leggibile se analizzata più nel dettaglio."

-"Bene, sapevo che tutti quei libri gialli che leggi ti avrebbero portato lontano." Mi disse sorridendo.

-"In realtà un programma da cinquecento dollari sul computer mi ha portato lontano, ho solo inserito l'immagine sfocata e l'ha analizzata." Dissi portandomi una mano alla fronte.

-"Ah, beh...fa lo stesso."

-"Una volta ricavata la targa ho potuto cercarla e risalire al proprietario."

-"Ottimo, andiamo a cercare quel bastardo." Disse voltandosi.

-"Un attimo, non ho finito." Lo fermai. "Quel furgone apparteneva ad un impiegato della OMNIA, un'ex azienda farmaceutica che ha chiuso battenti anni e anni fa. Ho cercato quindi il tizio, ma è morto nel luglio dello scorso anno."

-"Quindi mi stai dicendo che..."

-"Esattamente. Quel furgone era guidato da uno sconosciuto che è venuto appositamente per prendere quella ragazza che ti fotografava. Ovviamente lei non era un paparazzo e non faceva parte di nessuna compagnia fotografica, ma cercava o osservava qualcosa, o...qualcuno."

-"Ma chi era, cosa cercava da me o nel mio locale?" Mi chiese in preda al panico, tirandosi indietro i capelli, la sua tensione era evidente, il tessuto della sua felpa si alza ed abbassava velocemente, segno che stava respirando a fatica; la sua fronte luccicava e le sue nocche erano bianche, tanto stringeva la giacca con la quale era venuto nella mano sinistra.

-"Questo è ciò che dobbiamo capire amico mio. Conosco qualcuno che potrebbe aiutarci in ciò, questa mattina farò qualche chiamata raccontando per filo e per segno cosa mi hai detto tu, compreso di foto. Mentre aspettiamo risposte però, vorrei che continuassi a vivere la tua vita nella maniera più tranquilla possibile, ma tenendo gli occhi bene aperti nel caso dovesse ripresentarsi una situazione del genere." Avevo accantonato il tono autoritario che avevo di solito in quell'azienda per tentare di sostituirlo con uno più calmo e pacato, sperando che quella calma fosse trasmessa anche al mio amico.

-"Va bene...chiamami quando hai notizie. Ora vado, ho lasciato il pub a quei quasi adolescenti ed ho paura sia esploso. Grazie per il caffè che non mi hai offerto." Disse facendomi l'occhiolino indossando la sua giacca color cammello e dirigendosi verso la porta del mio ufficio. C'era da riconoscere che io quelle premure non le avevo mai, non ero abituata in quel posto ad occuparmi degli altri. Prima che potesse uscire lo fermai.

"Oh e mi raccomando, non parlarne con nessuno di questa storia, tantomeno a Sara o Tania." Mi raccomandai. Lui annuì e fece il gesto di cucirsi la bocca.

-"Cosa non dovrei sapere esattamente?" Disse una voce mentre Chris apriva la porta. Merda.

-"Signorina Smith, nulla che la riguardi. Non si preoccupi." Dissi io, sapendo quanto quel nome le desse fastidio e al contempo la eccitava. Dopo aver salutato Chris con un amorevole bacio sulla guancia, Sara entrò nella stanza e chiuse la porta alle sue spalle.

-"Dobbiamo parlare." Disse, seria.

-"Oh oh."

-"Non puoi entrare nel mio telefono così, Alex." Disse incrociando le braccia e sedendosi su una delle sedie di fronte a me.

How You Remind MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora