Capitolo 2.

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Sara's Pov

Otto anni da quando rividi quegli smeraldi. Otto anni da quando mi disse che se ne stava andando da me, otto passati a dimenticare qualcuno che è entrato nella tua vita, l'ha stravolta e se n'è andata. Come potevo guardarla dopo otto anni passati a riprendermi da un'assenza così?

L'assenza di qualcuno che non sai neppure quanto sia essenziale per te, che in certi momenti condanneresti per averti mandato a puttane il cervello ed altre volte supplicheresti di far tornare solo per avere un minuto di quel calore che ti manca. Non semplice calore corporeo, ma quel calore specifico. Quello causato da un solo corpo, da una sola voce, da un solo profumo.

Otto anni mandati a puttane da un solo sguardo, un solo battito di ciglia, un solo cenno del capo.

Tra di noi piombò il silenzio. Boccheggiai, cercando di riprendere fiato dopo che un solo sguardo valse come un destro in pieno volto. Ma ad avere il coraggio di parlare, come al solito, fu lei. Dopo due lievi colpi di tosse.

-"Bene, buongiorno signorina...?" Chiese lei. Dio, la sua voce non era cambiata di una virgola. Forse era solo più graffiante, più roca del solito. Rabbrividii prima di rispondere.

-"Smith. Sara Smith." Dissi io cercando di risultare il più impassibile possibile.

-"Perfetto signorina Smith, dato i suo evidente ritardo io non potrò essere presente al colloquio per via di un altro appuntamento. Ha già conosciuto però una delle mie migliori impiegate." Disse rivolgendosi alla donna che mi aveva accolta lì dentro, la quale si voltò verso Alex alzando un sopracciglio.

-"Tania, mostra alla stagista i suoi compiti e il suo posto. Niente tour dell'azienda. Per passeggiare avrà tempo solo una volta licenziata." Disse impassibile. Mi fece rabbrividire. Il suo tono, le sue parole, il sguardo era freddo, quasi crudele. Chi era quella donna?

Dopo un leggero consenso da parte della mia collega si congedò. Tania si voltò verso la sua scrivania, poggiandovi sopra le mani e sospirando. Mi avvicinai poggiandole una mano sulla spalla.

-"Senti...mi dispiace se sei nei guai per colpa mia, se vuoi salta tutto e vado via." Dissi sentendomi dannatamente in colpa per tutta quella faccenda.

-"Assolutamente no. Il tuo curriculum è uno dei migliori che ci siano giunti. Per quanto riguarda il mio capo, abituatici, non dovresti vederla molto spesso. Se lo fai non darle retta, è una stronza che pensa troppo al lavoro e poco al sess...va beh comunque, devo farti vedere il tuo ufficio no?" Disse tutto d'un fiato. Sorrisi, mi piacevano le persone come lei, ricche di vitalità e frenetiche. Compensavano tutto quello che io non ero.

Il mio ufficio si trovava al decimo piano, di fianco la macchinetta del caffè e di fianco all'ufficio di una amabile signora di sessantacinque anni circa. Il mio ufficio si affacciava sulla zona verde dell'azienda, dove vi erano alcuni alberi e panchine. Amavo la vista, Tania mi aveva detto che mi sarei dovuta occupare di leggere le storie dei nuovi scrittori, evidenziando così gli artisti emergenti più dotati. Adoravo quel lavoro, la letteratura era sempre stata la mia materia preferita e amavo leggere. Praticamente il mio lavoro consisteva semplicemente di leggere incessantemente nuovi libri e classificarli. Non potevo chiedere di meglio.

Non appena mi sedetti alla scrivania però la mia mente venne pervasa dalla presentazione col mio capo. Come era arrivata fin qui? Aveva sempre posseduto quest'azienda e non me lo aveva mai detto? Che si fosse dimenticata di me? Che era sempre stata così ricca e non mi avesse detto nulla? Ogni domanda non portava a niente di buono. Non capivo neppure se fosse davvero lei. Il modo in cui parlava, in cui impartiva ordini, in cui era vestita. Non la riconoscevo. Era così dannatamente bella, il suo completo bianco, la camicia nera sbottonata che spiccava e lasciava in risalto il seno. Cristo, non ci stavo capendo più nulla.

Nella pausa pranzo non capii cosa potessi fare, mi sentivo a disagio in un ambiente così grande e stracolmo di persone. Non sapevo con chi parlare, a chi rivolgermi. Vidi poi sbucare Tania dalla porta del mio ufficio.

-"È permesso o la signorina è troppo impegnata col lavoro?" Chiese in tono ironico. Risi negando con la testa e invitandola ad entrare. Mi aveva portato un caffè, ringraziai il cielo che me l'aveva mandata.

-"Allora? Come procede il primo giorno?" Mi chiese sorseggiando la bevanda bollente.

-"Tutto bene, adoro quest'ufficio. Solo che mi sento una piccola formica in questo impero." Dissi guardandomi intorno. La sentii ridere.

-"Tesoro, è normale che sia così. Tutti all'inizio dobbiamo abituarci a tutto questo." Disse lei girando sulla poltrona di fronte la mia scrivania. Risi per poi porle una domanda che mi stava torturando la mente.

-"E dimmi...il nostro capo come ha fatto a creare tutto questo?" Chiedi cercando di fare la vaga.

-"Mi piace la tua curiosità principessa, ma non estorcerai nulla da me. Caccia gli artigli e parlale." Disse lei poco prima di alzarsi.

-"E se te lo stai chiedendo no, non sarà per nulla facile." Disse prima di sparire oltre la porta.

Sospirai, alzando la testa, appoggiandola sulla poltrona. Erano sole tre ore che lavoravo e già mi sentivo distrutta. Non sarebbe stato facile.

Alle diciotto e trenta il mio turno era finito e presi un taxi per dirigermi verso casa. Le scarpe mi stavano uccidendo e la testa mi scoppiava. Arrivai sul pianerottolo di casa con le dita che pregavano di uscire da quelle infernali scarpe e la schiena che pregava per un massaggio.

Al mio rientro Amy stava cucinando.

-"Ecco la mia lavoratrice preferita. Allora? Com'è andato il primo giorno di lavoro?" Chiese passandomi un calice di vino.

-"Mediocremente. Indovina chi è il mio capo?" Chiesi massaggiandomi le tempie.

-"Emh, credo di saperlo..." Disse lei guardandosi intorno.

-"COSA? Tu sapevi che fosse lei e non mi hai detto nulla?" Chiesi infuriata.

-"Calmati, no. Me lo ha detto oggi Max." Già, dimenticavo che era il suo ragazzo ad avermi messo in quei casini. Sospirai.

-"Mi dispiace veramente tanto tesoro...ma dicono che lei non si vede mai in azienda ed è il lavoro che hai sempre voluto." Disse lei cercando di consolarmi.

-"Già...oggi l'ho vista." Dissi.

-"E com'è andata?" Chiese lei curiosa.

-"È totalmente diversa, un'altra persona, bacchetta tutti ed è fredda. Sembrava quasi non avermi riconosciuto." Dissi ripensando alle parole di quel pomeriggio.

-"Magari si comporta così proprio perché si ricorda di te." Disse prendendomi la mano con l'anello che stavo torturando.

-"Già...comunque io non ho molta fame. Credo che andrò in camera mia." Dissi. Sapevo che erano appena le sette e mezza, ma non riuscivo a mangiare, la mia mente era dominata da due occhi verdi.

Mi feci la doccia e mi sdraiai nel letto stremata da quell'intenso primo giorno. Quando il telefono vibrò. Era un messaggio da parte di Tania. Ci eravamo scambiate i numeri quella stessa mattina.

Tatiana: "Buonasera, spero che ancora tu non sia andata a letto. Comunque, domattina devi dirigerti immediatamente nell'ufficio del capo alle ore otto e trenta. Ha chiesto esplicitamente di te."

Merda.

How You Remind MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora