Capitolo 6.

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Sara's Pov

Quella sera Amy non tornò a casa, mi disse che doveva risolvere una questione importante con Max, così decisi di non immischiarmi, pensando che quando fosse tornata mi avrebbe raccontato tutto.

Quella sera la passai così tra i miei pensieri. Era una mia impressione o Alex si riferiva a noi?
A quel che c'era stato, a quel "tutto" di cui parlava. Di cui le dispiaceva. Persino il modo in cui lo disse mi fece pensare che ci fosse dell'altro. Gli occhi con cui mi guardava di solito erano più chiari, quel verde chiarissimo che sembrava quasi cristallino.

Avevo bisogno di risposte, di sapere se le mie supposizioni fossero vere o meno, se fosse tutto nella mia testa.

La notte la passai tra i pensieri, tra i tormenti che non si decidevano ad andare fuori dalla mia mente. Mi addormentai alle due circa, distrutta da quella giornata.

"Principessa di cosa hai paura? Lo abbiamo fatto tante volte, vieni qui dai."

Le sue mani sfregavano l'interno del mio ginocchio...

Mi svegliai sudata, ancora incubi.

Quando la mattina mi recai in azienda era inutile dire che il mio aspetto non fosse dei migliori, eppure cercavo di coprire i segni della stanchezza con il trucco, sorridendo.

-"Buongiorno Mary." Dissi alla donna quando passai di fronte il suo ufficio.

-"Buongiorno cara, come stai oggi? Spero ieri tu non abbia fatto troppo tardi." Disse osservando il mio volto. Abbassai la testa imbarazzata.

-"Assolutamente, tranquilla Mary." Le dissi, prima di entrare nel mio ufficio. Odiavo mentire, ma non volevo si preoccupasse inutilmente.

La mattina passò velocemente, Tania venne da me nella pausa pranzo portandomi il solito caffè, unico salvatore insieme a lei che mi consentivano di arrivare a fine giornata. Mentre eravamo nella stanza ristoro sentimmo delle urla nel corridoio che interruppero i nostri discorsi, incentrati principalmente su ciò che avesse fatto Tania la sera precedente.

-"Ti ho detto che doveva essere portato a termine entro mezzogiorno." La sentimmo dire con voce stentorea. Io e Tania ci guardammo, consapevoli di chi fosse quella voce fredda e distaccata.

Ci affacciammo alla porta non appena capimmo, e vidimo di fronte a noi Alex in un completo nero stretto con una camicia bianca sotto sbottonata fino alla scollatura che lasciava intravedere il suo prosperoso seno. Di fronte a lei la preda, uno stagista occhialuto è leggermente stempiato che sembrava tremare ad ogni sua parola.

-"Mi dispiace veramente per il ritardo, le posso giurare che sarà pronto entro stasera." Si giustificò il ragazzo.

-"Non me ne faccio nulla con le sue scuse, le avevo esplicitamente detto che mi servivano quei titoli in tarda mattinata, non stasera." Ribadì lei impassibile, tornando con tono più formale. Mi dispiaceva per quel ragazzo, nessuno meritava di essere trattato così, per un così piccolo errore poi.

-"Non so dirle quanto sono dispiaciuto, io..." Lo interruppe.

-"Non dirmelo allora, fila nel tuo ufficio, affiderò questo specifico incarico a qualcun altro." Disse indicando quel che credevo fosse il presunto ufficio del ragazzo. Mi vergognai per lui, volevo andare lì e prenderla a schiaffi. Chi si credeva di essere per mettere in imbarazzo uno che probabilmente aveva anche la sua età, mandandolo in ufficio come fosse un adolescente che aveva commesso un errore.

How You Remind MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora