Capitolo 48.

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Sara's Pov

Quando mi svegliai Alex era già andata via. Mi aspettavo un dolce risveglio, trovandola nella mia cucina magari, in intimo, mentre preparava la colazione. O, meglio ancora, se mi avesse svegliata nuda, portandomi il caffè nel caldo letto nel quale la notte prima avevamo castamente dormito, o magari appena uscita dalla doccia mentre si strofinava i capelli umidi. Ogni scenario mi suggeriva cibo, sesso o lei mezza nuda. Mi alzai svogliatamente dal giaciglio adorato, mentre i pensieri mi coloravano le guance di rosa.

Pensai alle parole dette la sera prima. Detestavo quando Alex aveva quegli scatti di gelosia infondati. Era come se, dopo tutto quel tempo, ancora avesse dubbi su di me, ancora pensasse che potessi sfuggirle via dalle mani. Da una parte questa visione mi inteneriva enormemente, dall'altra però non riuscivo a non sentirmi considerata come un oggetto di possessione. Quella mattina ero libera dal lavoro del quale la sera prima mi ero appesantita, per ricavarmi un pò di tempo con la mia migliore amica.

Entrai in un piccolo bar per studenti al centro della città, era ricolmo di oggetti da collezione, bottiglie di Coca Cola e di birra vintage, centinaia di tappi di qualunque età e genere costellavano la parete del bar il quale pullulava di giovani universitari intenti in ogni sorta di attività che mi hanno riportato agli anni del college. La cosa che più mi piaceva di quel posto però, oltre la tranquillità e l'estetica, era che ogni tavolo e ogni sedia erano diverse gli uni dagli altri, il che lo rendeva assai caratteristico. Arrivai come al solito con un leggero ritardo e, mentre mi perdevo con lo sguardo tra quella moltitudine di oggetti e volti, vidi in lontananza la mano di Amy che si agitava freneticamente per richiamare la mia attenzione.

Il tavolo che aveva scelto ed in legno, pitturato di un verde acqua ormai sbiadito dal tempo e dalle increspature del legno. La sedia sulla quale si era seduta era una di quelle da registra, con gambe in legno e tessuto ocra, il quale mi ricordava, per restare in tema, la borsa di tela che utilizzavo quotidianamente all'università. La sedia che invece era destinata a me era più simile ad una poltrona, avendo lo schienale largo e dei braccioli ricoperta interamente da pelle usurata, un tempo bordeaux.

-"C'è l'hai fatta, ho già bevuto due caffè da quando mi sono seduta." Disse senza neppure salutare. Alzai gli occhi al cielo, poggiando la borsa sul tavolo.

-"Ci siamo date appuntamento per le 10, sono le 10:12, sua maestà poteva tranquillamente aspettare per la sua dose di caffeina giornaliera, o iniettarsela nell'endovena prima di uscire di casa come ha fatto la sottoscritta."

-"Ecco cos'era questo tuo aspetto raggiante, siringhe ricolme di caffeina. Devo appuntarlo." Disse prendendo nota su un taccuino invisibile. Risi alzando la mano per richiamare l'attenzione del ragazzo che stava pulendo qualche tavolo più in là.

-"Aspetto raggiante? Mi sento distrutta invece, questa gonna mi stringe cosi tanto le gambe che credo mi stia andando a fuoco qualcosa lì sotto." Dissi abbassando lievemente la voce, purtroppo non fu abbastanza, dato che il cameriere che avevo chiamato poco prima mi sentì forte e chiaro dato che era ormai di fronte al nostro tavolo. Amy scoppiò a ridere in una fragorosa risata che mi fece arrossire come una dodicenne che parla con la sua prima cotta.

-"Emh, c-cosa posso portarvi signorine?" Disse lui evidentemente imbarazzato.

-"Dell'ossigeno per me e una pala per far sotterrare la mia amica." Disse lei con le lacrime agli occhi. Il ragazzo rise fintamente, tentando di celare l'imbarazzo, cosa che invece non feci io, lanciando un'occhiata fulminante alla mia amica.

-"Un semplice tè verde andrà più che bene, graz-"

-"E un caffè per me, come i due precedenti. Grazie."

How You Remind MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora