Il suo sguardo era fisso nel vuoto, sembrava quasi perso, assorto e turbato dai suoi pensieri che parevano divorarlo dall'espressione mortificata che aveva in volto. Quello che prima lo rallegrava tanto, ora sembrava non interessargli più tanto da non toccare minimamente il panino che gli avevo preparato.
«Che hai?» gli chiesi mentre pulivo il punto del bancone su cui poco prima un signore sulla mezza età aveva mangiato velocemente un tramezzino.
«Niente.» mi rispose senza distogliere lo sguardo dal vuoto.
D'istinto abbandonai subito lo straccio all'interno del lavello e mi misi esattamente davanti a lui per cercare di avere un dialogo, ma appena incontrai i suoi occhi il mio cuore si fermò per qualche istante: esprimevano un forte senso di sofferenza ed erano sul punto di scoppiare a piangere disperatamente.
«Che cos'hai?» insistetti.
«Margot...»
«Niall, ti prego, non dirmi che non hai nulla perché ti conosco abbastanza da sapere che c'è qualcosa che non va.»
«Sei un'impicciona.» sbuffò abbassando lo sguardo.
«Non è un'impicciona, si preoccupa solo per te e fa bene perché sembri parecchio turbato piccolino.» si intromise Barbara, la mia titolare, sedendosi sullo sgabello che stava accanto a quello di Niall.
«Ho un po' di angoscia addosso, ma non dobbiamo farne un dramma!» ammise.
«Ma è il tuo compleanno! Dovresti essere contento, festeggiare con i tuoi amici e divertirti invece di stare in questa caffetteria a fissare il vuoto!» lo rimproverò Barbara.
«Non sono in vena di festeggiare oggi...»
Barbara era la bellissima, sorridente e dolce sorella di mio padre, mia zia, e allo stesso tempo la mia titolare che da quando ero nata era stata sempre una figura fondamentale nella mia vita.
Quando i miei genitori non erano riusciti ad esserci, sia prima sia soprattutto dopo la separazione, c'era stata lei per me e non mi aveva mai fatto mancare nulla proprio come una mamma. Perché sì, lei per me era come una madre, una seconda madre che mi aveva reso più forte in uno dei momenti più vulnerabili della mia vita.
Piano piano era diventata importante anche per Niall dato che io e lui stavamo sempre insieme, ed ora lei era in tutto e per tutto la nostra oasi nel deserto, il nostro salvagente in un mare in tempesta e bastava solo una sua singola parola per farci stare meglio, per rincuorarci e ritrovare la serenità.
Era generosa, altruista, indulgente, tranquilla, affettuosa, affidabile, premurosa ma allo stesso tempo vivace, caparbia, decisa, con una grandissima voglia di fare. Lei era rara ed io le volevo un bene immenso che nemmeno ero in grado di descrivere.
Mi bastava uno dei suoi meravigliosi sorrisi, lo sguardo dolce e una tenera carezza da parte sua per stare meglio.
Io, insieme a Niall, colmavo il vuoto per la mancanza dei figli nella sua vita e lei colmava la continua ed incessante assenza da parte dei miei genitori che con il divorzio man mano erano diventati del tutto assenti nella mia vita. Ci completavamo, lei era la mia metà ed io ero la sua e non potevo chiedere nulla di meglio.
«Piccolino, mi fa stare tanto male vederti così lo sai?» continuò lei accarezzando dolcemente i capelli biondi di Niall che stava a testa bassa.
«Mi dispiace procurarti dolore Barb.» disse Niall.
«No piccolino, dispiace a me che tu stia così giù.» rispose lei per poi rivolgere lo sguardo verso la porta da cui entrò il fornitore del caffè che era un uomo pelato, grasso, sempre arrabbiato, sulla sessantina di nome Bernard.
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𝐂𝐎𝐋𝐃 𝐀𝐒 𝐈𝐂𝐄
Fanfiction- Zayn Malik and Dove Cameron - "𝐁𝐫𝐨𝐰𝐧𝐢𝐞, 𝐭𝐮 𝐬𝐞𝐢 𝐟𝐫𝐞𝐝𝐝𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐥 𝐠𝐡𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨 𝐬𝐮 𝐜𝐮𝐢 𝐩𝐚𝐭𝐭𝐢𝐧𝐢" ⚠️ la fanfiction parla di tematiche molto delicate e sono presenti scene di sesso esplicito