𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐚𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨𝐯𝐞

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«Sei agitata?» mi chiese Zayn non appena spense il motore della sua Jaguar. Mi sentivo inspiegabilmente su di giri, avevo un peso grosso sul petto e l'aria mi mancava terribilmente, ma non avevo di certo intenzione di confessarglielo anche se mi si leggeva tranquillamente in faccia.

Quella sera avrei rivisto tutti, avrei rivisto i miei amici, le persone che più amavo al mondo e normalmente ne sarei stata contenta, avrei fatto salti alti due metri per la gioia eppure, al contrario di tutte le altre volte, non ne ero felice, anzi avevo il forte desiderio di scappare velocemente a casa mia per evitare di entrare nel nuovo appartamento di Harry che condivideva con Louis da ormai due settimane e in cui avevamo appuntamento.

Il riccio, con la scusa di voler mostrare il loro nuovo nido d'amore, voleva anche parlare dello spettacolo che stava per organizzare in onore di Noah perciò, anche se avessi davvero voluto, non potevo mancare.

Pensare di rivedere tutti insieme era così soffocante che mi faceva dimenticare il perché dovessi esserci a tutti i costi. La mia paura stava proprio nel vederli tutti insieme in un'unica stanza: ero certa che quella situazione avrebbe fatto pesare di più l'assenza di Noah e non sapevo quanto riuscissi a sopportare quella tremenda sensazione di vuoto perché, anche se chiunque cercava di convincermi del contrario, io mi sarei sentita per sempre responsabile della sua morte.

Per quanto mi sforzassi non riuscivo a superare la sua assenza: pensavo costantemente a migliaia di scenari in cui magari quella sera non uscivamo, magari ci fermavamo a dormire in una piazzola di sosta, oppure ero io quella a guidare e poi a morire. Pensavo e ripensavo a dove fosse la giustizia in una tragedia del genere e più me lo chiedevo più mi sentivo in colpa nei suoi confronti, per la persona che era e che non avrebbe mai più potuto essere, ai Natali che non avrebbe mai più potuto vivere, alle passeggiate, alle esibizioni sul ghiaccio, alle chiacchierate, alla quotidianità con la sua famiglia, all'amore che purtroppo non aveva ancora trovato.

Erano settimane che cercavo di sforzarmi ad essere una versione migliore di me, a vivere un po' anche per lui, ad ascoltare i consigli di Zayn, ma stare bene era impossibile.

«Va tutto bene» dissi a Zayn cercando di sembrare convincente, ma l'unica cosa che ottenni da parte sua fu un sorriso intenerito, dopodiché mi prese con dolcezza il viso tra le mani per potermi dare un dolce e tenero bacio sulle labbra, uno di quelli che mi donava la pace assoluta.

«Ti amo Margot» sussurrò a poca distanza.

«Anche io, grazie per quello che fai per me occhi belli» dissi con un leggero sorriso, dopodiché uscimmo dall'auto e, mano nella mano, andammo davanti alla porta della piccola palazzina e suonammo il campanello Stylinson (Styles + Tomlinson).

«Come sono carini...Stylinson» disse Zayn sorridendo vedendo il loro nome sulla targhetta del citofono.

D'istinto sorrisi anche io intenerita come non mai. «Se solo lo avessi saputo prima sarebbero qui da molto più tempo...» affermai con un velo di amarezza per quanto ero stata stupidamente cieca.

«Basta colpevolizzarti per tutto Brownie, se le cose sono andate così voleva dire che dovevano andare in questo modo» disse serio Zayn stringendomi la mano, dopodiché dal campanello provenne una voce metallica che ci chiese chi fossimo.

«Il signore e la signora Malik» affermò subito il mio occhi belli facendomi sorridere, dopodiché il portone si aprì ed io e Zayn, senza lasciarci mai le mani, entrammo nel palazzo e salimmo all'ultimo piano, quello dell'appartamento di Louis ed Harry.

Ad aprirci la porta però non fu nessuno dei due padroni di casa ma Gigi che, non appena ci vide, ci sorrise maliziosamente e ci guardò in cagnesco.

«Il signore e la signora Malik? Addirittura?» chiese con una voce stupita che mi lasciò completamente di sasso. «Certo che correte veloce!» aggiunse.

𝐂𝐎𝐋𝐃 𝐀𝐒 𝐈𝐂𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora