epilogo

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Difficile a credersi, il giorno della morte di Ava Paige fu uno dei più tristi della mia vita. Nessuno si era mai fidato di lei, forse nemmeno io, in quel lasso di tempo che aveva passato con noi al porto sicuro. Ma il giorno in cui se ne andò tutti sembravano giù di corda. Mi resi conto che durante la mia permanenza alla CATTIVO, lei era stata come una madre per me e l'impressione era stata la stessa dopo. Mi aveva cresciuta lei, nel modo più sbagliato possibile, ma prima del labirinto era l'unico adulto gentile con me.

Era morta di cause naturali dopo una malattia di un anno, che non era l'eruzione e la sua commemorazione era stata strana. Quel giorno era il quindicesimo anniversario del porto sicuro, io avevo trentatré anni e Hope, che era ancora la più giovane di tutti, ne aveva venti.

Era insolito come il tempo fosse passato velocemente.

Presi quella data come punto di riferimento per qualche motivo, forse perché lei era stata un punto di riferimento. Mi sentivo così i colpa nel provare dolore per la morte di una persona che mi aveva fatto tanto male. Eppure, il suo nome finì sulla roccia degli angeli (così era stata chiamata).

Presto sarebbe nato il primo discendente del nostro gruppo. Brenda era davvero intrattabile a causa della gravidanza ed era meglio non avvicinarsi quando la si vedeva fare una smorfia di dolore. Io? Niente. Non potevo dirmi dispiaciuta in realtà. Avevo sempre avuto Hope, che per me era come una figlia, e sapevo che Thomas la pensava allo stesso modo. Però mancava quel qualcosa. Speravo che un giorno sarebbe arrivato.

Il giorno in cui Minho scoprì che sarebbe diventato padre, lo fece anche Jorge. Mancò un pelo che non lo ammazzasse, ma alla fine era riuscito a convivere con l'idea che la sua piccola Brenda non fosse poi così tanto piccola.

Sonya ed Harriet stavano ancora insieme, nel loro equilibrio perfetto.

Newt era sano, forse più di tutti noi messi insieme.

Gally sempre solitario, ma gli anni lo avevano addolcito ed era emersa con il tempo, la parte della sua personalità che tutti avremmo sempre voluto conoscere.

Aris non era cambiato nemmeno di una virgola e tutti credevano che stesse prendendo un qualche siero di eterna giovinezza, visto che alla mia età, il suo viso non mostrava il minimo cambiamento.

Frypan era ancora un cuoco, non credo ci fosse molto da dire. Forse era davvero rimasto il più genuino e puro di tutti, grazie al carattere allegro e dolce che era fortunato ad avere dalla nascita.

E Hope.
Hope era bellissima. Non credevo che avrei mai visto una creatura così splendida nell'arco della mia vita. Con i suoi occhi di ghiaccio, le cicatrici e i lunghi ricci rossi. Era diventata davvero alta, come Thomas più o meno ed era una cacciatrice fantastica. Nessuno se lo aspettava, visto il suo occhio cieco.

Non aveva mai voluto coprirlo. Diceva che era solo con quello che vedeva il mondo nella sua vera natura, mentre l'altro le diceva solo bugie.

Hope mi insegnò che la speranza non era astratta, ma era il buio. La vedevo nella notte, nelle tempeste e quando andavo sott'acqua durante le mie lunghe nuotate.

Ma la vedevo anche in lei.

Il gioco di parole è indecente, ma Hope era davvero la mia speranza.

Nostra.

Mia e di Thomas che, guardando altrove e arrossendo senza volerlo, avrei chiamato l'amore della mia vita.

Tutti loro erano l'amore della mia vita.

𝓣𝓱𝓮 𝓜𝓪𝔃𝓮 𝓡𝓾𝓷𝓷𝓮𝓻//𝓗𝓸𝓹𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora