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Due giorni. Due giorni che non vedevo Thomas, nonostante abitassimo nello stesso edificio. Newt mi aveva raccontato che non si era più mosso dalla loro stanza, così mentre io mi facevo il culo tutti i giorni per procurarci da mangiare e difenderci dagli spaccati, lui se la spassava con i suoi amici.

In realtà non credevo veramente che se la stessero spassando là dentro. Solo che nessuno di loro usciva più oltre i turni che gli assegnavamo, e alla fine non era nemmeno così strano, visto che era la stessa cosa che facevo io dal almeno tre mesi.

Quella sera io e Brenda decidemmo di andare a mangiare con gli altri. In realtà da quando lei mi aveva confessato di sapere più cose del previsto sul mio conto, la situazione si era fatta a dir poco imbarazzante ogni volta che stavamo da sole.

Ci sedemmo a quel tavolo rumoroso, dove tutti ridevano come pazzi, si lanciavano cibo e battevano pugni sul legno. Io diversamente, tenevo la testa tra le mani e guardavo fisso il mio piatto di carote bollite, nell'attesa che qualcuno venisse a scambiarle con delle patate.

Era strano pensare a come fra i radurai, io fossi l'unica a ricordare il passato. Ormai possedevo la maggior parte dei ricordi che aveva accumulato dopo il mio arrivo alla CATTIVO, ma niente che riguardasse il prima.

"Cleo, va tutto bene?" Deglutii e sorrisi, per quanto fosse possibile. "Sì tranquilla." Brenda sembrò sporgersi di più verso di me, ignorando il casino intorno a noi. "Ogni volta che mi dici di stare tranquilla, è proprio quello che non devo fare."

Non mi ero nemmeno accorta di aver cominciando a stringermi un polso fra le dita, come ero solita fare come quando ero nervosa. Sentire le cicatrici sotto i polpastrelli, mi ricordava di essere viva. Che se non fossi sopravvissuta forse qualcuno sarebbe morto. Sicuramente Newt sarebbe morto.

Ironia della sorte, furono i tanto attesi radurai del gruppo A ad entrare dalla porta. Thomas per ultimo, con lo sguardo basso e due enormi segni viola sotto gli occhi. Si sedette di fronte a me, ma forse nemmeno se ne accorse. 

Quando alzò lo sguardo, incontrai i suoi occhi arrossati e vuoti. Da come la sua testa si abbassava lentamente, sembrava stesse per svenire. Newt, Minho e Frypan continuavano a lanciargli occhiate preoccupate.

Non riuscii più a trattenermi e mi alzai dalla sedia, feci il giro del tavolo e raggiunsi il ragazzo quasi correndo. Appoggiai le entrambe le mani sulle sue spalle e mi abbassai alla sua altezza.

"Mezzanotte, nella mia stanza. Non ti chiedo altro." Dissi sottovoce come le labbra a pochi millimetri dal suo orecchio.

Uscii dalla stanza con un peso enorme sul petto, come se sapessi che quella notte avrebbe potuto cambiare ogni cosa.

"Ehi" Qualcuno mi picchettò sulla spalla con un dito e fui costretta ad aprire gli occhi. "Cosa ci fai qui?" Chiesi a Thomas, che mi guardava immerso nel buio del dormitorio delle ragazze. Era in piedi sui primi gradini della scala del letto a castello e teneva la braccia incrociate sul materasso. "Ho fatto un incubo." Feci un mezzo sorriso pensando a quanto potesse sembrare così piccolo e indifeso in quel momento.

Quella sera aspettai. Aspettai oltre la mezzanotte, eppure nonostante l'orario prestabilito fosse passato da almeno mezz'ora, non volevo darmi per vinta.
Non riuscivo in qualche modo ad accettare che Thomas non mi volesse, che mi avesse lasciata. Ma la cosa che mi faceva più arrabbiare per una volta, era non avere nessuna colpa, nessuna motivazione per essere abbandonata.

Mi circondò la vita con le braccia, sentivo benissimo il suo respiro irregolare sul collo e i suoi battiti veloci contro la schiena. "Cosa hai sognato?"

𝓣𝓱𝓮 𝓜𝓪𝔃𝓮 𝓡𝓾𝓷𝓷𝓮𝓻//𝓗𝓸𝓹𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora