Avevo passato due giorni nella più totale agonia, come se quel timer segnasse la possibile esplosione della stanza. Il che non era comunque un'opzione da scartare. Sarebbe stata una delle tante sventure da aggiungere alla lista.
Mancavano pochi minuti prima del fatidico momento. In altre circostanze probabilmente, mi sarei preparata un enorme valigia, ma anche solo il pensiero di portare con me oggetti proveniente da quel posto, mi faceva vomitare. Non volevo più ricordare.
L'unica cosa che mi ero concessa era una lunga doccia. Avevo provato a dormire, ma non ci ero riuscita. Continuavo a svegliarmi con il cuore che batteva a mille solo al pensiero di poter respirare di nuovo l'aria dell'esterno.
Mi immaginavo immensi prati verdi e un lieve venticello che muoveva i fili d'erba. Poi volevo vedere il mare. Non sapevo che cosa ci trovassi di così speciale in un'enorme massa d'acqua, ma era sempre stata una delle cose che desideravo più vedere una volta libera.Osservai il timer tornare al numero zero. Non suonò, perché avrebbe potuto attirare l'attenzione di qualche ospite indesiderato. Cominciai a fare avanti e indietro per il cubo, senza mai staccare lo sguardo dalla telecamera, che però aveva ancora la luce rossa accesa.
Dopo quasi dieci minuti di pura ansia, la luce si spense e per poco non urlai credendo che fosse tutto frutto della mia immaginazione. Qualcuno aprì la porta priva di serratura e mi trovai davanti due persone vestite da guardie. Le guardai cercando di cogliere un qualche segnale, ma non mi servì perché la figura più alta, mi mostrò la divisa che aveva in mano.
"Metti 'sta cosa hermana"
Rendermi conto di riuscire a distinguere le parole in spagnolo fu abbastanza traumatico, ma decisi di obbedire a quello che doveva essere Jorge. "Infilati nelle maniche qualche vestito di ricambio"La divisa era di un blu scuro ed era fin troppo pesante per il mio corpo esile. Faceva parte del pacchetto, una maschera protettiva per il viso e tutto questo contribuì a rendermi ancora più sospettosa su cosa mi aspettava là fuori.
Solo quando fui pronta, mi accorsi degli enormi fucili che tenevano stretti fra le mani. "Aspettate, perché non avete un lanciagranate anche per me? E io come faccio a sapere che quello si chiama lanciagranate? Oh mio Dio-"
Brenda alzò una mano per interrompermi e mi fece segno di calmarmi, prima di attirare l'attenzione di altre persone."Ok, sono pronta"
Sospirai e li seguii finalmente fuori da quella stupida porta. Il corridoio era deserto e rigorosamente bianco, come quello di un ospedale. Era tutto così familiare che riuscivo a vedere la me di qualche anno prima, che camminava mano nella mano con Thomas sotto la forte luce dei neon."Non fiatare e fai quello che facciamo noi" sussurrò Brenda stringendo ancora più forte l'arma fra le dita.
Il cuore mi batteva all'impazzata e pensai potesse uscirmi dal petto da un momento all'altro. Osservai la scena attraverso le loro sagome che camminavano avanti, per paura di sembrare troppo curiosa guardandomi intorno.Portavano entrambi degli zaini, che sembravano strapieni e Jorge stava giocando con la spallina rovinata.
Una donna dai capelli rossi, gli occhi verdi, e un lungo camice che le arrivava alle ginocchia, ci passò di fianco, ma non sembrò notare niente di strano.Così successe per altri due medici abbastanza anziani che conversavano allegramente con in mano due tazze di caffè fumante. Era strano pensare che dietro a tutto quel casino ci fossero delle vere e proprie persone, con un'identità, delle emozioni e magari anche una famiglia.
Svoltammo a destra alla prima curva ed apparve un altro corridoio che, però sembrava molto più stretto del primo e nonostante questo, aveva davvero tante porte su ogni lato.
Mi sembrava di essere tornata in un posto che non vedevo dalla mia infanzia, anche se in realtà erano passati pochi mesi.
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𝓣𝓱𝓮 𝓜𝓪𝔃𝓮 𝓡𝓾𝓷𝓷𝓮𝓻//𝓗𝓸𝓹𝓮
Fanfiction[Thomas] Non serve a nulla piangere. Sembri solo una bambina indifesa e tu non lo sei, giusto?