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Le cose si erano aggiustate, sembrava che fosse tornato tutto come prima, ma doveva sempre succedere quella piccola cosa che sconvolgeva i ritmi di tutti. Avevo appena finito di preparare lo zaino. C'erano dentro dell'acqua, cibo, un sacco a pelo e soltanto un cambio di vestiti per emergenza. Tutte le armi erano al loro posto: il coltello nella manica, quello a serramanico nello stivale e la pistola nella cintura. La mia spalla non mi permetteva di portare il lanciagranate e mi sarei dovuta a abituare ad usare la sinistra per un po' di tempo, ma quello era l'ultimo dei miei problemi.

Saremmo partiti entro qualche minuto lasciando quell'edificio mezzo distrutto, che però era stata la mia casa per quasi quattro mesi. La mia prima casa, per la precisione. Era stato il mio primo periodo di libertà, in cui non ero mai stata barricata dentro delle mura. Non potevo credere che la CATTIVO mi stesse segregando da anni interi.

Ora ricordavo tutto degli anni precedenti al labirinto passati insieme agli altri radurai, e nemmeno lì ci era permesso prendere una minima boccata d'aria. Era tutto ciò che mi sarebbe servito per stare meglio. Riuscire a vedere il cielo. La zona bruciata, anche se orribile, dopo tutta la vita rinchiusa, poteva sembrare paradisiaca. O almeno per i primi secondi.

Qualcuno bussò alla porta ed io risposi con un distratto "avanti".  Chiusi la zip dello zaino da viaggio e andai direttamente alla porta trovandomi davanti Jacob e William. "Ehi." Li salutai con la mano ed un sorriso non molto sincero.

"Pensavo che avresti voluto salutarci prima di andare, ma non vedevamo nessuno alla nostra porta, così eccoci qui." Con tutto quello che era successo con Thomas e Newt  ero davvero riuscita a dimenticarmi di loro?

Mi sentivo così strana, così sola. C'era qualcosa sotto. Una volta Thomas mi avrebbe difesa, o almeno supportata, sarebbe stato dalla mia parte. Avevo ragione io, ne ero convinta. Nessuno dei due mi aveva rivolto delle scuse. Forse ero troppo orgogliosa. Magari non me le meritavo.

"Ma se non è un buon momento-"

"No, non andate. Scusate sono un po' distratta, sono successe tante cose negli ultimi tempi." Entrambi annuirono ed entrarono nella stanza con le mani in tasca e uno sguardo curioso. "Come va con la spalla?" Domandò Will, che alla fine si era preoccupato di medicarmi e darmi la fatidica diagnosi. "Andrebbe meglio se riuscissi a muoverla."

Guardai la stanza in cui avevo passato i mesi più tranquilli e liberi della mia vita. Era lì che avevo iniziato veramente a vivere. Dopo il labirinto c'era stato il cubo, ma lì ero stata felice. Vedevo ancora me e Brenda ridere sul suo letto con in mano del cibo in scatola scaduto e Jorge che mi insegnava come usare il lanciagranate.

"Ci rivedremo, vero ragazzi? Voi continuerete a vivere, promettetemelo."
Entrambi rimasero di sasso. Non avevo mai dimostrato molto affetto nei confronti degli altri, non sapevo quanto fosse importante amare il prossimo prima della fine di tutto. Se fossero morti nella zona bruciata? Dovevo dire loro che ero loro amica, che erano importanti.

Tutti e due annuirono e sorrisero. "Grazie di tutto, sono felice di averti incontrata." Disse Will e Jacob mi circondò le spalle con un braccio. "E poi senza di te non staremmo insieme."

"Pensavo che ti avessero preso." Jacob abbracciò forte Will e affondò il viso nell'incavo del suo collo. Stava piangendo e l'altro gli accarezzava la schiena. Eravamo appena stati attaccati da un gruppo di spaccati e ne eravamo usciti vivi per miracolo.
Si separarono e il biondo gli prese il viso fra le mani facendo incontrare i loro sguardi.

Mia poggiai al muro ancora con il fiatone e alzai gli occhi al cielo. "Caspio, a questo punto baciatevi no?" Dissi scherzando.

𝓣𝓱𝓮 𝓜𝓪𝔃𝓮 𝓡𝓾𝓷𝓷𝓮𝓻//𝓗𝓸𝓹𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora