<<Sii gentile e abbi coraggio>> mi sussurra all'orecchio mentre mi culla tra le coperte calde.<<L'ho già sentita questa frase, mamma>> cerco conforto tra le sue braccia mentre le lacrime che avevo versato poco prima per il pupazzo disperso si stanno asciugando.
<<Si amore, la dice sua madre a Cenerentola>> mi risponde dolcemente accarezzandomi i capelli.
<<E perché lo dici a me?>> il sonno sta per portarmi via e a stento riesco a sentire la sua risposta.
<<Perché tu sei la mia principessa>> mi bacia la fronte e subito dopo cado in un lungo sonno.
Le scale come il resto sono in legno e anche al piano di sopra i tappeti ricoprono gran parte del pavimento.
Senza dire una parola Christen indica a me, Jessica e Juliette una stanza, mentre a Jack, Carl e Luke un'altra.
Quando entriamo il forte odore di vaniglia mi coglie alla sprovvista facendomi tossire.
La camera è grande e spaziosa ci sono tre letti, probabilmente uno a testa, e sopra ad ognuno un abito.
Con qualche indugio ognuna di noi si avvicina ad uno dei letti e prende in mano il vestito.
<<Indossateli per questa sera, sono un omaggio del signor. Miller>> ci sorride e poi esce in silenzio dalla stanza.
<<Wow, devono costare una fortuna>> Juliette ammira il suo vestito verde smeraldo adornato di perline.
<<È bellissimo>> il mio vestito è un tripudio di colori freddi, fatto interamente di perline dal blu al nero, arriva poco più su della ginocchia e ha la schiena completamente scoperta.
Quello di Jessica invece è rosso fuoco e si intona perfettamente con il colore dei suoi capelli, ha due spalline fini e scende stretto lungo i fianchi.
<<Cosa vuole questo tizio da voi? Da te e Jack intendo>> Juliette non mi sta simpatica, non da quando si è fatta quello che piace alla mia migliore amica.
<<Non lo so, se lo sapessi non sarei qui>> dietro all'anta dell' armadio mi privo degli abiti che avevo e indosso il vestito.
Non appena si mostra la mia immagine allo specchio mi sembra di star rivivendo il pomeriggio di ieri.
Solo guardando il modo in cui mostra i miei fianchi larghi mi fa mancare il respiro figuriamoci se guardassi le gambe.
Cerco di fare respiri profondi e mantenere la calma riportando indietro le lacrime che minacciano di uscire.
Juliette si sta già sistemando il trucco guardandosi dal piccolo specchio sul muro mentre Jessica è intenta a sistemarsi il vestito.
A loro gli abiti stanno davvero da dio.
I fianchi di Juliette sono stretti e hanno una curva delicata mentre le cosce di Jessica sono fini e non si toccano tra loro.
Come vorrei che stesse così bene anche a me.
Sistemo il mio trucco aggiungendo solo un po' di mascara e pettino i capelli che lascio ricadere sparsi sulla schiena.
In un imbarazzante silenzio ci guardiamo negli occhi e accenniamo un si per poter uscire dalla stanza.
Juliette spalanca la porta e ad aspettarci ci sono Luke, Carl e Jack appoggiati alla ringhiera delle scale.
Il modo in cui ci osservano da capo a piedi mi fa sentire a disagio, sento l'ansia crescere dentro di me come un buco nero e ingigantirsi nel mio stomaco.
Comincio a sudare freddo e allo stesso tempo il mio corpo è percorso da brividi.
Sono così a disagio che se non fosse inadeguato scapperei via solo per chiudermi in una stanza e non uscire più.
Iniziò a tremare mentre sento i loro sguardi bruciare sulla mia pelle e non riesco più a mantenere il controllo.
<<Andiamo, smettetela>> Jack che sembra l'unico ad avere notato il mio disagio li incita a scendere le scale.
<<Andate arrivo>> dico alle ragazze prima di chiudermi di nuovo in camera.
Non posso e non voglio scendere.
Ogni giorno sempre di più questa cosa diventa pesante e mi opprime, mi tortura giorno e notte e non mi lascia mai stare.
E mentre il mascara cola insieme alle lacrime la porta si apre lentamente.
Mi ricompongo velocemente cercando di non mostrare i segni della mia tristezza.
<<Non scendi?>> la sua voce bassa mi fa venire i brividi.
<<No, non ora>> Jack se ne sta fermo sulla soglia della porta, poi entra e si avvicina al letto.
<<Ti da fastidio che gli altri ti guardino?>> ma che domande sono?
<<Un pò>> il tono della mia voce è talmente basso che non sono nemmeno sicura di aver parlato.
<<Perché quando lo faccio io no?>>
Non lo so. È quello il problema, non so perché con lui non mi succede tutto ciò che mi succede con gli altri.
<<È diverso..>> lo vedo con la coda dell'occhio avvicinarsi sempre di più a me.
<<Diverso, mh?>> mi sposta con l'indice una cioccia di capelli che mi ricade sugli occhi e me la mette dietro all'orecchio.
<<E cosa è diverso?>> sento che ogni volta che si avvicina di più il mio respiro si fa sempre più corto.
Finché, quando è ad un soffio dalla mia bocca, l'unica cosa a farmi respirare è la sua aria.
Sento le sue mani fredde salire lentamente su per la mia coscia e poi spostarsi sui fianchi.
Spingendomi dolcemente mi fa stendere sul letto e il gli lascio fare perché anche se ci provassi non riuscirei a fermarlo.
<<Non dovresti piangere>> infila la testa nel mio collo mentre con un dito mi accarezza la guancia cancellando i segni delle lacrime.
Annusa il mio profumo e dal modo in cui lo fa sembra che non possa farne a meno, come se il mio profumo fosse la sua dose di droga giornaliera.
Poi un rumore di tacchi si fa strada nel corridoio.
Spingo via Jack e corro allo specchio a sistemarmi il trucco.
Sulla porta solo qualche secondo dopo compare il signor. Miller e subito gli si dipinge un sorriso sghembo in volto.
<<Mi dispiace signori ma per oggi temo che dovrete accontentarvi del divertimento al piano di sotto>> si sposta da un lato della stanza per indicarci di uscire.
Le mie gote si fanno di nuovo di un rosso accesso e la vergogna mi ricopre completamente.
Esco a testa bassa mentre sento Jack trattenere una risata nel momento in cui nota la mia faccia.
<<Se solo tua madre vedesse>> si lascia andare in una grassa risata e poi ci fa strada giù per le scale.
Mia madre?

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Amore e odio
ChickLitSophie ha avuto un'infanzia memorabile nella grande città di Manchester finché alla tenera età di cinque anni non ha perso sua madre in un incidente stradale. Suo padre ha sempre lavorato molto e rimanendo per lo più sola, dalla solare bambina che...