<<Come mi avete trovato?>> sbuffa, risistemando ciò che abbiamo fatto cadere correndo per la sala.<<Non è importante, perché stava scappando, cosa ha da nascondere?>> sarà l'ottava volta che formulo questa domanda diversamente e ogni volta devia il discorso.
<<Tua madre aveva detto che saresti venuta prima o poi>> si rigira la palla tra le mani come se fosse una cosa preziosa.
<<Allora probabilmente lei già sa il motivo per cui siamo qui>> prendo una sedia e mi posiziono difronte a lui.
<<Non posso aiutarvi>> continua senza prestarci troppa attenzione.
<<Si che puoi>> mi siedo e parlando lentamente lo guardo dritto negli occhi.
Devo averlo intimorito perché deglutisce pesantemente ed inizia a parlare.
<<Cosa volete sapere?>> domanda titubante, armeggiando con un pezzo di intaglio in legno.
<<Perché hai fabbricato quella per mia madre, innanzitutto>> ripeto con lo stesso tono di prima.
<<Come spero sappiate tua madre e il suo compare, Richard, erano spie inglesi, sono venuti qua per un caso che era in sospeso da molto, e come potrete immaginare lo è ancora. Una sera, sul tardi, era venuta da me chiedendomi di creare un'oggetto che sotto copertura avesse la possibilità di condurre una persona in un posto ben preciso. All'inizio non capivo onestamente, ero confuso, mi ha spiegato che pochi giorni dopo sarebbe andata in un posto e che se non fosse riuscita ad uscirne voleva che qualcun'altro in futuro ci provasse, qualcuno che sarebbe riuscito a decifrare il suo messaggio>> conclude con un profondo respiro.
Mia madre voleva che qualcuno finisse il suo lavoro, perché lei non ha potuto terminarlo.
Ora è tutto chiaro.
<<Se ci fosse una minima possibilità che lei sia ancora in vita in realtà, ed io la volessi trovare, come potrei fare?>> azzardo a chiedere.
Strabuzza gli occhi e la sua espressione diventa subito dubbiosa e sorpresa.
<<È difficile da dire dal momento che le possibilità sono molto basse, ma penso che prima di tutto bisognerebbe risolvere il caso per cui lavorava>>.
Rimango a fissare il vuoto diverso tempo, pensierosa, finché Jessica non mi agita la mano davanti al viso.
<<Su che caso lavorava?>> domanda Carl.
<<Ragazzi miei, ho passato con lei poche sere e mi ha raccontato quel che so tra una costruzione e l'altra mentre preparavo ciò che mi aveva chiesto, non so così tanti particolari della sua vita>> si sta evidentemente stufando di parlare con noi.
<<Perché prima stava scappando da noi?>> sto assimilando troppe informazioni in una volta, ma sono troppo curiosa per tirarmi indietro ora.
<<Tua madre non voleva che io parlassi, e mi aveva avvertito che prima o poi saresti arrivata, anche se tra i tuoi amici non trovo il ragazzino scorbutico>> ride mentre tutti noi rimaniamo in silenzio.
<<Non è scorbutico, è silenzioso>> lo difendo, anche se non posso dargli torto del tutto.
<<Bene, è il caso che andiate, non posso perdere ancora tempo prezioso, insomma tutto ciò è successo anni fa, è passato>> si alza dalla sedia e si dirige verso l'uscita.
Come può liquidare così la morte di mia madre.
Silenziosamente facciamo la stessa cosa è pochi minuti dopo siamo fuori dall'edificio.

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Amore e odio
ChickLitSophie ha avuto un'infanzia memorabile nella grande città di Manchester finché alla tenera età di cinque anni non ha perso sua madre in un incidente stradale. Suo padre ha sempre lavorato molto e rimanendo per lo più sola, dalla solare bambina che...