Conflitto

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<<Sulla base di quello che sappiamo, queste parole non sono affatto rassicuranti>> picchietta le nocche sul davanzale della cucina.

Ho deciso di mostrare il foglio trovato nel cassetto a George nella speranza che potesse darci una pista.

"Lily Bennet e Richard Harrison - missione completata con successo"

Ogni volta che penso ad un possibile significato di queste parole mi viene una fitta lancinante allo stomaco.

Sta mattina erano circa le cinque e mezza quando mi sono svegliata, con il collo indolenzito, ancora stesa per terra nella stanza.

Il ricordo di questa notte ancora mi manda completamente in fiamme e allo stesso tempo mi crea una rabbia inimmaginabile.

Come se non bastasse lui è l'unico ad essere già sveglio insieme a me e al signor Miller.

Sono solo le sette del mattino non oso immaginare quanto tempo ancora dovrò stare, sola, in sua compagnia.

<<Mi preparo un the aspettatemi qua>> il signor Miller si allontana dopo aver dato un ultimo sguardo preoccupato al foglio.

Faccio per alzarmi e allontanarmi da lui, ma mi ferma prendendomi per il polso ancora prima che possa alzarmi dallo sgabello.

<<Sophie per favore, parliamo>> sentire di nuovo le sue mani addosso a me e pensare dove si trovavano ieri sera mi manda in fibrillazione.

<<Non ho voglia di parlare con te>> guardo con disapprovazione il mio polso che tiene rinchiuso tra le sue dita e subito lo lascia.

<<Hai intenzione di ignorarmi per sempre>> abbassa la voce nella speranza che il signor Miller non senta nulla.

<<Si se necessario>> continuo a tenere gli occhi fissi al muro o al tavolo senza mai incrociare il suo sguardo.

<<Stai aspettando che ti dica che mi dispiace per ributtarti tra le mie braccia?>> parla con una tale sfacciataggine sapendo di darmi sui nervi.

Finalmente lo guardo e lo fulmino con uno degli sguardi peggiori che io abbia mai destinato ad una persona.

<<Razza di ingrato non voglio nessuna tua scusa, voglio che mi lasci in pace e non provi a toccarmi mai più>> sbatto violentemente la mano sul tavolo per poi allontanarmi a grandi falcate diretta al salotto.

*

<<Mi occupo io di andare a recuperare le cose, posso farcela da sola>>.
Mi infilo delle snickers non mie che mi stanno decisamente grandi ed esco di casa.

Una macchina nera molto spaziosa mi aspetta poco fuori dal cancello.

Entro in macchina e mi lascio subito andare su uno dei sedili in pelle. La testa mi gira e il cuore mi batte forte e ancora non riesco a capire da cosa nasca tutta questa mia agitazione.

Poi la portiera dalla mia parte opposta si apre e si richiude.

Mi giro di scatto quasi prendendo paura e senza mia grande sorpresa mi ritrovo accanto Jack.

<<Meraviglioso, vedo che hai seguito alla lettera ciò che ti ho detto>> appoggio la testa sul mio braccio guardando fuori dal finestrino.

<<Non sono tipo che si fa dare ordini>> non so se ho più voglia di prenderlo a calci o tirargli un cazzotto sul naso.

<<Quello non era un ordine è un diritto che mi spetta il voler avere i miei spazi>> sentenzio esasperata.

<<Perdonatemi, posso partire?>> domanda cortesemente il ragazzo all guida della macchina.

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