Epilogo

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24 dicembre, vigilia di Natale

È tutto pronto per partire: abbiamo decine di valigie appresso, ma in qualche modo faremo.

Sta sera partiremo per Londra: passeremo il Natale nella villa del signor Miller, tutti insieme.

In questi mesi non c'è stato giorno dove, tra alti e bassi, non siamo stati uniti. Abbiamo fatto nuove esperienze, creato nuovi ricordi, sempre insieme.

Io, Jack, Jessica, Carl, Juliette e Luke non siamo mai stati più uniti; e anche se a volte Luke dice ancora di essere finito con noi per sfortuna, anche se Juliette si lamenta ancora di quanto siamo noiosi, anche se Jack spesso non ci sopporta, anche se Carl ha la mania del controllo e noi lo facciamo uscire pazzo e Jessica ancora non si abitua ai modi di fare di Juliette, non c'è stato momento in cui l'uno ha abbandonato l'altro e in cui non ci siamo voluti bene.

Per quanto riguarda me e Jack, tra noi va a gonfie vele. Litighiamo qualche volta, però la verità è che io non so stare senza di lui e lui senza di me perciò in qualche modo ci ritroviamo sempre.

La mia vita ha tutto l'equilibrio di cui ho sempre avuto bisogno e che credevo non sarei mai riuscita a raggiungere.

<<Juliette, tesoro, non so se riusciremo a portare via due valigie solo per te>> l'ennesimo tentativo di Grace di persuadere Juliette a lasciare a casa dieci chili di trucchi.

<<Mi servono tutti, per una settimana è anche poco>> si lamenta lei, che non ha alcuna intenzione di cambiare idea.

Grace sospira e, arresa, porta fuori anche l'altra delle due valigie.

Saremo in parecchi a dover stare la dal momento che vengono anche mio padre, Grace e Richard.

<<Ci sarà da divertirsi>> mio padre scende dal piano di sopra, sfregiandosi le mani entusiasta.

<<Da morire>> Jack alza gli occhi al cielo appoggiandosi alla ringhiera delle scale.

È ancora poco convinto dal momento che mio padre, per ora, ci ha vietato di dormire nella stessa stanza. Ovviamente non consapevole che lo facciamo quasi tutte le sere.

Ormai spesso me lo ritrovo in stanza, è diventato abile ad arrampicarsi lungo il muro di casa mia.
Così abile che una volta cadendo si è rotto un dito e ha passato tutto novembre con il gesso.

Mi avvicino a lui, chiaramente innervosito, e gli do una pacca sul braccio.

<<Smettila di guardare mio padre come se volessi pestarlo>> scherzo, vedendolo teso.

<<Non ti assicuro che non lo farò, sono molto tentato>> fa scorrere il braccio intorno al mio busto fino ad agganciarmi il fianco e avvicinarmi a se.

<<Non dire scemenze>> lo colpisco ancora, ma non faccio in tempo a stampargli un bacio sulla
bocca che mio padre tossisce dietro di noi.

<<Ragazzi evitate di fare queste cose davanti a me, mi vengono i brividi>> ci ripete per l'ennesima volta in tre mesi, prendendo poi due valigie e portandole fuori.

<<Voglio vedere se una volta ti becca in ginocchio di fronte a me con il mio cazzo in bocca cosa dice>> mi lascia andare il fianco.

<<Jack, Dio mio...potrebbe sentirti>> gli ricordo imbarazzata, guardandomi intorno per vedere se qualcuno ci ha sentiti.

Fa una risatina prima di salire al piano di sopra disinvolto, come fosse casa sua.

<<Sophie che ne pensi di questo lucida labbra che mi è costato ben 32,57 dollari?>> Juliette sbuca dalla cucina, con due labbra decisamente più grosse del solito.

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